Si tratta di un culto molto particolare.
La sua origine è data dal fatto che, a un certo punto, le popolazioni autoctone dell'India sentirono l'esigenza di andare contro la religione ufficiale del Brahmanesimo, contro la casta dominante degli Ariani. Nacque così il Tantrismo, o sarebbe più esatto dire risorse?
Le sue origini, in effetti, non sono ancora del tutto chiare. La dottrina appare ufficialmente verso il 4°sec. d.C., con la pubblicazione dei Tantra, i testi sacri in cui è racchiuso il sapere di questa disciplina esoterica. Molto probabilmente, però, questi testi riassumono una tradizione e un insegnamento tramandato, per via orale, da secoli.
Le ricerche archeologiche effettuate nella valle dell'Indo inducono a pensare si tratti di un culto molto antico, soffocato poi dagli indo ariani. La casta dominante dei brahmini ostentava, infatti, un sovrano disprezzo per questa pratica, che denunciava come un'eresia.
Il Tantrismo sembra essere, insomma, un culto antichissimo, più o meno soffocato durante l'apogeo culturale del Vedismo, ma che seppe approfittare di un suo momento di indebolimento per risorgere nuovamente.
Interessante è notare come ci siano stupefacenti convergenze tra questa dottrina, le sette gnostiche, ermetiche e l'alchimia greco egiziana. Per esempio, comune alla Gnosi (5) e al Tantrismo, è il concetto di caduta dell'energia nella materia.
Al centro della celebrazione del culto tantrico vi è una grande Dea, discendente incontestabile delle più antiche credenze dell'umanità. Nota come la Grande Madre, dea protettrice della fertilità e fecondità, le popolazioni agrarie arcaiche le attribuivano una venerazione quasi assoluta.
La singolarità del Tantrismo fu di onorarla, a volte con sacrifici umani, nelle sue manifestazioni più terrificanti, distruttrici, sanguinose. Alcuni avanzano l'ipotesi che questa rappresentazione servisse a spingere i fedeli a trasgredire i divieti e i riti ufficiali. Infatti, questa pratica propone di raggiungere la realizzazione spirituale attraverso un cammino "a rovescio", che andava contro tutti i divieti e i preconcetti del culto ufficiale del Vedismo. Malgrado il successo che ebbe negli strati popolari, rimarrà un insegnamento segreto, per molto tempo fuorilegge. Forse perché soppiantato da altre correnti di pensiero, come per esempio il Bhakti yoga.
Le vie che conducono alla liberazione insegnate dai Tantra sono due:
- la via della mano destra e
- quella della mano sinistra.
Entrambe si propongono di operare una sorta di ricongiungimento dell'energia (prakriti) col principio primo della realtà (purusha), ma mentre la prima segue un'ascesi di tipo yogico, la seconda utilizza l'energia derivante da un rapporto sessuale per farlo.
La realtà secondo il Tantrismo, ma anche secondo l'Induismo, è costituita da due principi: la coscienza (purusha) e l'energia (prakriti). Questa, a seconda che sia più o meno sottile, si differenzia a sua volta in tre aspetti: Tamas, Rajas e Sattva, detti le tre guna.
A seconda che prevalga uno, piuttosto che l'altro, la realtà muta:
"La competizione delle guna costituisce la realtà invisibile, produttrice dei fenomeni visibili".
Sattva è l'energia che tende a riunire, ad andare verso l'alto, ad accentrare. E' una forza centripeta.
Rajas, invece, è l'energia che rimescola, rotea, stimola.
Infine, Tamas è la massa che tende ad appesantire, a far discendere. E' una forza centrifuga.
Applicati agli stati di coscienza:
- sattva tende a favorire la meditazione,
- rajas il movimento, l'attività e
- tamas, infine, il torpore, la pigrizia, l'illusorietà.
Lo yoga tantrico mette a profitto la potenza rajasica, in modo da servire l'elemento sattvico, mentre il tamas si diluisce e si disgrega a poco a poco. Così il purusha, riassorbendo in sé tutta l'energia, è liberato.
I tantristi identificano il purusha con il Dio Shiva e la prakriti con l'energia divina, la Shakti (noi diremmo lo Spirito Santo). In tal modo, hanno fatto scendere questi due concetti astratti letteralmente nel corpo umano: Shiva-purusha è la coscienza individuale, mentre Shakti-prakriti l'energia di cui è costituito il corpo.
Gli adepti della via della mano destra utilizzano particolari tecniche (mantra, yantra, mudra, asana, lingam) per cercar di risvegliare in loro Kundalini (ovverosia la Shakti allo stato puro, sattvico), l'energia assopita come un "serpente avvolto tre volte e mezzo su se stesso" sulla base della colonna vertebrale.
Quelli della mano sinistra, invece, cercano di farlo attraverso rituali di tipo sessuo yogico, in cui la Shakti risulta essere la donna. E qui entra in gioco la dea Kali...
Come accennato prima, al centro del rituale tantrico sta una dea (discendente del culto arcaico della Grande Madre) detta la "nera". Questa dea è Kali, una delle tante mogli di Shiva. Si parla, infatti, di "nozze Shiva-Shakti" quando si raggiunge l'illuminazione.
Queste "nozze" avverrebbero allorché Kundalini, quest'immensa energia, arrivasse a toccare, dopo tutti i centri energetici (chakra) situati sulla colonna vertebrale, quello più importante situato sulla sommità del capo, dove purusha, la coscienza, si riunirebbe (sarebbe più esatto dire riassorbirebbe) alla prakriti, l'energia. Allora, dicono i testi, il mondo illusorio, fenomenico, cesserebbe di esistere e l'uomo si risveglierebbe nella vera realtà.
Per compiere quest'impresa, pericolosissima per certi aspetti (perché un controllo imperfetto dell'energia Kundalini porterebbe alla pazzia, alla paralisi, se non addirittura alla morte), i seguaci della via della mano sinistra passano da una visione "personale" a una "impersonale", dell'energia prakriti. Per far questo eseguono dei rituali che li trasportano dalla visione di Kali (personale) a quella di Shakti (impersonale). La donna rappresenta la Shakti perché risveglia Kundalini.
Si potrebbe dire che i seguaci della via della mano sinistra hanno bisogno di una sua concretizzazione esterna, mentre quelli della mano destra no.
Perché, però, la rappresentano, inizialmente, in un modo così terrificante, qual è Kali?
Sarebbe un errore soffermarsi solo sui suoi aspetti macabri. Questa rappresentazione, oltre a essere carica di significati esoterici, ha lo scopo di allontanare ignoranti e codardi. Proprio perché i pericoli di questa pratica sono immensi, occorre che ci si avvicinino solo coloro in possesso della saggezza e della forza necessari a coronare con successo tale impresa.
La differenza sostanziale che il Tantrismo ha con le altre forme religiose indiane, a parte la pericolosità, sta nel fattore "tempo". Esso promette una realizzazione immediata, non rimandata dopo anni e anni di dure discipline.
Inoltre, interpreta diversamente il "desiderio". Il Tantrismo sfrutta la potenza generata da quest'ultimo per elevare lo spirito, non la elimina.
"Si dice che lo yogin non può godere (del mondo) e che colui che ne gode non può conoscer lo yoga, ma nella vita dei Kaula (gli adepti della via della mano sinistra), vi è nello stesso tempo bhoga (godimento delle esperienze del mondo) e yoga."
Il Tantrismo promette la perfezione interiore a coloro che saranno in grado, grazie al loro coraggio, di andare fino in fondo ai loro desideri.
--------
(5) Gnosticismo: tendenza religiosa di tipo sincretistico che ebbe grande diffusione agli inizi dell'era cristiana, le cui complesse diramazioni sono tutt'ora discusse e non sufficientemente chiarite. L'uomo, secondo questa dottrina, ha in sè una scintilla luminosa imprigionata nella materia, che può essere liberata dalla gnosi (greco: suprema conoscenza).
Nessun commento:
Posta un commento