c) Il Sufismo.
E' l'aspetto esoterico dell'Islamismo. Il termine deriva da suf, che significa pelo di cammello e lana grezza, dal fatto che i seguaci di questo movimento spirituale indossavano un saio ricavato dai peli di cammello e una caratteristica mantella di lana bianca.
Il Sufismo sorse all'incirca nell' VIII sec. d.C., data in cui cominciarono ad apparire i primi gruppi di asceti. Infatti, questa religione è formata da una serie di esperienze personali, tendenti a favorire un riavvicinamento dell'essere alla realtà estrema. Suo scopo è quello di annientarsi in essa.
L'esperienza dell'unione con Dio, propria dei sufi, ne faceva degli irregolari da emarginare, perché essi arrivavano a identificarsi con Dio stesso. Ecco perché, all'inizio, vivevano una vita eremitica e solo più tardi sorsero anche delle confraternite.
Il Sufismo subì influssi diversi: dal neoplatonismo dei greci, alle sette manichee, gnostiche (1) e zoroastriane. I diversi metodi esistenti derivano dall'esperienza di un grande maestro storico, iniziatore di una confraternita.
Tuttavia, sebbene i metodi iniziatici siano molti, la finalità è comune: condurre dall'individuale all'universale, dal mondo finito all'infinitudine. L'intento è quello di portare l'uomo allo stato di santità, di modo che arrivi ad avere la "visione del cuore". Lungo tutto il suo itinerario spirituale il discepolo cerca di acquisire le virtù che devono operare in lui la trasformazione e, per far questo, segue rigorosamente gli insegnamenti di un maestro.
I quattro punti su cui questi si basano sono:
-Invocazione;
-Meditazione;
-Difesa del cuore;
-Preservazione del legame col maestro.
L'invocazione è la costante preghiera del cuore volta a Dio per non dimenticarlo e ha l'effetto di fortificare l'animo. La meditazione ne è un necessario complemento: predispone a ricevere la certezza di Dio e trasforma le immagini mentali che sfuggono alla presa della coscienza, ma sono percepite dall'occhio del cuore. Poi vi è la difesa del cuore, importantissima perché consente di mantenere sempre vivo lo stato di illuminazione cui si è giunti mediante le due tecniche precedenti. Infine, il legame col maestro, che rimane anche dopo la morte e che comporta il discepolo obbedisca a tutti gli ordini, anche a quelli più insensati o apparentemente impossibili.
Funzione essenziale della via è quella di insegnare all'uomo a staccarsi dal suo io, causa principale di illusione e sofferenza. Quando arriva a cancellarlo, il cuore si colma di certezze e può adempiere alla missione ricevuta da Dio: diventare un suo intermediario nella creazione, una porta aperta per gli altri verso la Verità.
I sufi chiamano questa missione il mandato, o deposito (amana), lo considerano il fine supremo a cui tendere e dicono sia nell'interiorità più profonda che si arriva a conoscersi veramente, sapendo di non essere nient'altro che Allah.
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(1) Religiosità gnostica: era come il sottosuolo spirituale dell'Iran, in stretto contatto con le grandi tradizioni induiste e buddhiste, specie quelle della scuola yoga.
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