31/01/09
SOMMARIO
SOMMARIO
INTRODUZIONE
pag. 4
CAPITOLO 1 - LA VITA
BIOGRAFIA
pag. 6
LA SUA ORGANIZZAZIONE
pag. 10
CAPITOLO 2 - IL PENSIERO
Il PENSIERO IN ORIENTE
pag. 13
* Sciamanismopag. 14
* Taoismopag. 15
* Sufismopag. 18
* Culti Minoripag. 20
IL PENSIERO INDIANO
pag. 21
* Induismo pag. 22
* Tantrismopag. 35
* Sikhismo pag. 40
* Buddismopag. 41
* Giainismopag. 47
IL PUNTO DI VISTA DI SAI
pag. 50
* Pensiero Filosofico pag. 51
* Pensiero Pedagogicopag. 57
CAPITOLO 3 - Sai Baba e l'Occidente
TRA ORIENTE E OCCIDENTE
pag. 72
TAVOLE COMPARATE
pag. 79
CONCLUSIONE
pag. 82
BIBLIOGRAFIA
pag. 83
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
A volte nella vita accadono cose che ci costringono a porci delle domande,
spesso, queste domande, non hanno facile risposta ..
spesso, queste domande, non hanno facile risposta ..
soprattutto, quando non sembrano avere più senso le risposte finora trovate..
allora, il quadro generale della propria esistenza appare sconvolto, e non si sa più da che parti voltarsi per cercare la verità...
allora, il quadro generale della propria esistenza appare sconvolto, e non si sa più da che parti voltarsi per cercare la verità...
Così accadde a me all'età di 15 anni.
Chi ero io? Perché ero venuta al mondo? Che senso aveva tutta quella sofferenza che aveva investito fino ad allora la mia vita?
Fu per caso che incontrai, allora, una signora anziana, che mi parlò del suo viaggio in India, e dell'incontro che ebbe con questo santone. La filosofia di vita di questo strano personaggio mi ha profondamente colpita e aiutata a superare un periodo difficile.
Così ho deciso di approfondire l'argomento in un lavoro scolastico.
Sai Baba non è, come si potrebbe pensare di primo acchito, il solito "arancione". Il suo pensiero, infatti, non diverso da quello di molti santi e profeti, che hanno predicato l'amore universale, abbraccia e comprende tutti gli altri esistenti sul pianeta. Il suo scopo, ha dichiarato più volte, non è quello di crearne di nuovi, ma di riunificare quelli già esistenti!
Ho suddiviso il lavoro in tre capitoli, cercando di spiegare, in ognuno di essi, un'aspetto della sua vita. Nella prima parte, del secondo capitolo, cercherò di fare un elenco delle principali correnti di pensiero sviluppatesi in Asia, al fine di darne un quadro generale. Nella seconda mi soffermerò di più su quelle indiane, perchè più vicine alla sua dottrina. Spero così di esporre, nella terza, il suo pensiero in modo chiaro, senza ripetizioni, di modo da mettere in rilievo quegli aspetti comuni a tutti gli altri.
Il primo capitolo riguarda, invece, la sua biografia e la sua organizzazione; mentre, nel terzo, ho voluto fare un parallelo tra il suo pensiero e quello occidentale.
CAPITOLO 1 - La Vita
CAPITOLO 1
La Vita
"Il mio ruolo è quello di rigenerare
spiritualmente l'umanità,
mediante la verità e l'amore"
BIOGRAFIA DI SAI BABA
BIOGRAFIA DI SAI BABA
Occorre premettere che le fonti biografiche da cui ho potuto attingere sono basate su due opere, entrambe elaborate da persone attive nel settore educativo.
In una, le notizie fornite sono chiaramente improntate all'agiografia convenzionale, che è comune a tutte le latitudini, per cui la vita viene letta a partire dagli esiti miracolistici, in modo tale che forse diventano eccezionali anche i fatti più banali. Nell'altra, invece, l'autore si dimostra più obiettivo e meno coinvolto, cercando di separare il vero dal mito. Infatti, anche se ancora in vita, questo personaggio è già entrato a far parte della leggenda... Ho preferito prendere spunto da entrambe le opere, per non eludere notizie, al suo riguardo, che sarebbero potute risultare utili, o quanto meno interessanti.
Sai Baba nasce il 23 Novembre del 1926, in un villaggio chiamato Puttaparti, situato nella zona centrale dell'India, esattamente nell'Andhra Pradesh. Si racconta che misteriosi e strani avvenimenti si susseguirono prima, durante e dopo la sua nascita, a riprova del fatto che, dicono i saggi del posto e i suoi devoti, egli non è un'incarnazione comune, ma un Avathar, cioè un'incarnazione divina. Fin dalla più tenera età si distinse per la sua condotta, e per questo era diventato il beniamino dell'intero villaggio.
Per esempio, aberrava mangiare la carne e si dispiaceva molto quando qualcuno, in casa, decideva di uccidere una creatura per tale scopo. Non deludeva mai le preghiere dei mendicanti che gli chiedevano del cibo, nemmeno quando la madre lo avvertiva che, se avesse continuato, ne sarebbe rimasto senza lui. Ed egli preferiva rimanere senza...
Non raccontava mai bugie, non rispondeva alla violenza fattagli dai bambini o dagli adulti, ecc. Di carattere riservato, mostrava particolari inclinazioni religiose: grazie alla sua attitudine al comando, per esempio, raccoglieva attorno a sé i monelli della strada per cantare i Bhajan, i canti sacri, formandone un gruppo richiestissimo.
Veniva chiamato per questo il "bambino guru". Si dice di lui che era un genio nato, oltre a uno studente modello: sapeva comporre e danzare in modo sublime. Per questo la sua fama si diffuse in tutto il circondario e lo precedette a Uravakonda dove fu mandato, dal padre, a frequentare la scuola superiore, nella speranza che diventasse un funzionario del governo. Infatti, con tale carica, ben remunerata, avrebbe potuto far fronte alle ristrettezze economiche della famiglia. Qui a Uravakonda (che significa "collina del serpente") la sua vita ebbe un brusco e drastico cambiamento.
Il 7 Marzo del 1940, l'allora 14enne Satyanarayana (nome di battesimo) si sentì male, dopo una manifestazione di dolore che i parenti attribuirono al morso di uno scorpione nero, animale molto numeroso in quella zona. Da ciò la relativa preoccupazione, perchè tale veleno porta inevitabilmente alla morte. Lo scorpione però non fu trovato e Sai Baba non morì, almeno non nella comune accezione del termine... Dopo l'episodio cominciò a comportarsi in modo anomalo, la sua personalità non era più la stessa, si stava trasformando.
Si fecero molte congetture (quali la possessione demoniaca, la pazzia) e lo si portò da medici e stregoni d'ogni tipo, per cercare di guarire quello che i familiari vedevano come un grave squilibrio e che invece, a detta dei saggi, era solo l'inizio del manifestarsi della sua vera realtà. Il piccolo Sai si sottopose a torture d'ogni genere, affrontandole con eroico coraggio e incredibile spirito di sopportazione, prima di arrivare ad affermare, il 23 Maggio 1940 ai suoi familiari e il 23 Ottobre davanti a tutta la scuola, che lui era Sai Baba, cioè la reincarnazione di Sai Baba di Shirdi (un fachiro indiano, morto 8 anni prima della sua nascita, venerato da molti per la sua saggezza), venuto al mondo per compiere una divina missione e non poteva più rimanere in famiglia e terminare gli studi, poichè i suoi devoti lo attendevano.
Dette molti segni, molte prove significative, prima di andarsene. Quali, ad esempio, la materializzazione di vibhuti (cenere sacra), caratteristica del santo di Shirdi, o ancora la guarigione di un malato di tubercolosi, ecc.
Da allora fu chiamato Sri Sathya Sai Baba e cominciò a ricevere i suoi devoti, che si fecero via via sempre più numerosi (oggi se ne contano a migliaia), per i quali predicava e faceva molti miracoli, allo scopo non tanto di allevviare le loro sofferenze, quanto di portarli ad una visione più spirituale della loro vita.
Anche ora, egli afferma di essere venuto al mondo per riportare il genere umano sul "retto sentiero" e far comprendere il legame che ne sta alla base: quello divino.
I miracoli, attribuiti a Sai, sono presenti anche nella sua infanzia, ma si fanno più numerosi e "ufficiali" dopo l'episodio di Uravakonda.
Attualmente egli vive a Prasanthi Nilayam, che significa dimora di pace infinita, il suo quartier generale, diciamo, situato non molto distante da Puttaparti. Qui continua a ricevere numerosissime persone, provenienti da tutto il mondo, spinte dai suoi miracoli o, più semplicemente, dallla curiosità, o dalla testimonianza di quelli che dichiarano aver ricevuto da lui numerosi aiuti e prodigi, non solo materiali, ma soprattutto spirituali.
Sai Baba asserisce di avere come intento primario il ripristino del dharma, cioè della strada che conduce l'uomo a Dio. La sua opera è tutta improntata a questo.
Si proclama essere realizzato e, in quanto tale, capace di guidare verso la Verità coloro che ancora non vi sono arrivati (in sostanza tutto il genere umano, salvo, forse, qualche eremita o santo isolati).
Permette ai suoi devoti di venerarlo come un Dio, ma dichiara di non pretendere un simile trattamento. "Ognuno deve scegliere il proprio modo e la forma a lui più congeniale per adorare Dio", sono le sue parole.
Inoltre, dichiara essere, questa, solo la seconda delle sue incarnazioni come essere divino e che, nella terza ed ultima, verrà chiamato Preman Sai.
sono le sue parole.
"Nel 2000 i due terzi del mondo mi riconosceranno come il condottiero spirituale".
Occorre premettere che le fonti biografiche da cui ho potuto attingere sono basate su due opere, entrambe elaborate da persone attive nel settore educativo.
In una, le notizie fornite sono chiaramente improntate all'agiografia convenzionale, che è comune a tutte le latitudini, per cui la vita viene letta a partire dagli esiti miracolistici, in modo tale che forse diventano eccezionali anche i fatti più banali. Nell'altra, invece, l'autore si dimostra più obiettivo e meno coinvolto, cercando di separare il vero dal mito. Infatti, anche se ancora in vita, questo personaggio è già entrato a far parte della leggenda... Ho preferito prendere spunto da entrambe le opere, per non eludere notizie, al suo riguardo, che sarebbero potute risultare utili, o quanto meno interessanti.
Sai Baba nasce il 23 Novembre del 1926, in un villaggio chiamato Puttaparti, situato nella zona centrale dell'India, esattamente nell'Andhra Pradesh. Si racconta che misteriosi e strani avvenimenti si susseguirono prima, durante e dopo la sua nascita, a riprova del fatto che, dicono i saggi del posto e i suoi devoti, egli non è un'incarnazione comune, ma un Avathar, cioè un'incarnazione divina. Fin dalla più tenera età si distinse per la sua condotta, e per questo era diventato il beniamino dell'intero villaggio.
Per esempio, aberrava mangiare la carne e si dispiaceva molto quando qualcuno, in casa, decideva di uccidere una creatura per tale scopo. Non deludeva mai le preghiere dei mendicanti che gli chiedevano del cibo, nemmeno quando la madre lo avvertiva che, se avesse continuato, ne sarebbe rimasto senza lui. Ed egli preferiva rimanere senza...
Non raccontava mai bugie, non rispondeva alla violenza fattagli dai bambini o dagli adulti, ecc. Di carattere riservato, mostrava particolari inclinazioni religiose: grazie alla sua attitudine al comando, per esempio, raccoglieva attorno a sé i monelli della strada per cantare i Bhajan, i canti sacri, formandone un gruppo richiestissimo.
Veniva chiamato per questo il "bambino guru". Si dice di lui che era un genio nato, oltre a uno studente modello: sapeva comporre e danzare in modo sublime. Per questo la sua fama si diffuse in tutto il circondario e lo precedette a Uravakonda dove fu mandato, dal padre, a frequentare la scuola superiore, nella speranza che diventasse un funzionario del governo. Infatti, con tale carica, ben remunerata, avrebbe potuto far fronte alle ristrettezze economiche della famiglia. Qui a Uravakonda (che significa "collina del serpente") la sua vita ebbe un brusco e drastico cambiamento.
Il 7 Marzo del 1940, l'allora 14enne Satyanarayana (nome di battesimo) si sentì male, dopo una manifestazione di dolore che i parenti attribuirono al morso di uno scorpione nero, animale molto numeroso in quella zona. Da ciò la relativa preoccupazione, perchè tale veleno porta inevitabilmente alla morte. Lo scorpione però non fu trovato e Sai Baba non morì, almeno non nella comune accezione del termine... Dopo l'episodio cominciò a comportarsi in modo anomalo, la sua personalità non era più la stessa, si stava trasformando.
Si fecero molte congetture (quali la possessione demoniaca, la pazzia) e lo si portò da medici e stregoni d'ogni tipo, per cercare di guarire quello che i familiari vedevano come un grave squilibrio e che invece, a detta dei saggi, era solo l'inizio del manifestarsi della sua vera realtà. Il piccolo Sai si sottopose a torture d'ogni genere, affrontandole con eroico coraggio e incredibile spirito di sopportazione, prima di arrivare ad affermare, il 23 Maggio 1940 ai suoi familiari e il 23 Ottobre davanti a tutta la scuola, che lui era Sai Baba, cioè la reincarnazione di Sai Baba di Shirdi (un fachiro indiano, morto 8 anni prima della sua nascita, venerato da molti per la sua saggezza), venuto al mondo per compiere una divina missione e non poteva più rimanere in famiglia e terminare gli studi, poichè i suoi devoti lo attendevano.
Dette molti segni, molte prove significative, prima di andarsene. Quali, ad esempio, la materializzazione di vibhuti (cenere sacra), caratteristica del santo di Shirdi, o ancora la guarigione di un malato di tubercolosi, ecc.
Da allora fu chiamato Sri Sathya Sai Baba e cominciò a ricevere i suoi devoti, che si fecero via via sempre più numerosi (oggi se ne contano a migliaia), per i quali predicava e faceva molti miracoli, allo scopo non tanto di allevviare le loro sofferenze, quanto di portarli ad una visione più spirituale della loro vita.
Anche ora, egli afferma di essere venuto al mondo per riportare il genere umano sul "retto sentiero" e far comprendere il legame che ne sta alla base: quello divino.
I miracoli, attribuiti a Sai, sono presenti anche nella sua infanzia, ma si fanno più numerosi e "ufficiali" dopo l'episodio di Uravakonda.
Attualmente egli vive a Prasanthi Nilayam, che significa dimora di pace infinita, il suo quartier generale, diciamo, situato non molto distante da Puttaparti. Qui continua a ricevere numerosissime persone, provenienti da tutto il mondo, spinte dai suoi miracoli o, più semplicemente, dallla curiosità, o dalla testimonianza di quelli che dichiarano aver ricevuto da lui numerosi aiuti e prodigi, non solo materiali, ma soprattutto spirituali.
Sai Baba asserisce di avere come intento primario il ripristino del dharma, cioè della strada che conduce l'uomo a Dio. La sua opera è tutta improntata a questo.
Si proclama essere realizzato e, in quanto tale, capace di guidare verso la Verità coloro che ancora non vi sono arrivati (in sostanza tutto il genere umano, salvo, forse, qualche eremita o santo isolati).
Permette ai suoi devoti di venerarlo come un Dio, ma dichiara di non pretendere un simile trattamento. "Ognuno deve scegliere il proprio modo e la forma a lui più congeniale per adorare Dio", sono le sue parole.
Inoltre, dichiara essere, questa, solo la seconda delle sue incarnazioni come essere divino e che, nella terza ed ultima, verrà chiamato Preman Sai.
"Il mondo è arrivato sull'orlo del disastro, tanto da aver bisogno di tre discese del Signore",
sono le sue parole.
Ha già predetto l'età in cui lascerà questo corpo e il modo: "All'età di 95 anni lascerò questa terra inoltrandomi nel fiume. Per quella data sarò riconosciuto come il Signore del mondo". Precedentemente, infatti, aveva asserito:
"Nel 2000 i due terzi del mondo mi riconosceranno come il condottiero spirituale".
LA SUA ORGANIZZAZIONE
LA SUA ORGANIZZAZIONE
Sai Baba ha creato un'organizzazione mediante la quale, attualmente, circa 10.000 villaggi indiani vengono assistiti in campo economico, sociale, culturale e spirituale.
Ha promosso la costruzione di scuole e ospedali e la formazione di centri, dove vengono rilanciati la preghiera, il canto devozionale e lo studio delle sacre scritture, che si sono diffusi, oramai, un po' in tutto il mondo.
In campo educativo ha fondato un sistema completamente nuovo, dove, accanto ai programmi ministeriali, vengono impartite, agli alunni, lezioni di vita basate su cinque valori, da lui chiamati Valori Umani:
- Verità,
- Rettitudine,
- Pace,
- Amore e
- Non violenza.
Ciò che stupisce maggiormente nell'opera di Sai Baba è che, nonostante sorgano continuamente istituti, ospedali, scuole e case per i poveri, non viene mai richiesto un solo centesimo.
Egli stesso ha proibito tassativamente di fare richiesta di denaro, invitando invece i più ricchi ad elargire i loro beni per l'utilità comune.
Così, la sua organizzazione mondiale non è altro che un insieme di persone volenterose, da lui coordinate e guidate, volte a diffondere il suo messaggio, non solo tramite insegnamenti verbali, ma, soprattutto, con gesti concreti.
L'Associazione è strutturata in modo tale da avere un COORDINATORE CENTRALE INTER-CONTINENTALE, in diretto contatto con Sai Baba, un COORDINATORE per ogni continente (in Europa ve ne sono due), un PRESIDENTE per ogni nazione; inoltre ogni paese ha svariati centri con i relativi presidenti e coordinatori regionali.
Ogni centro si suddivide in tre "ale": ala educativa, ala spirituale e ala di servizio.
A seconda della grandezza del centro vi sono uno o più presidenti e coordinatori delle differenti ale.
Sai Baba non possiede nulla di suo, anche l'Ashram, dove risiede assieme a un gruppo più o meno stabile di devoti, quando non è impegnato in viaggi o spostamenti, appartiene all'Associazione.
Sai Baba ha creato un'organizzazione mediante la quale, attualmente, circa 10.000 villaggi indiani vengono assistiti in campo economico, sociale, culturale e spirituale.
Ha promosso la costruzione di scuole e ospedali e la formazione di centri, dove vengono rilanciati la preghiera, il canto devozionale e lo studio delle sacre scritture, che si sono diffusi, oramai, un po' in tutto il mondo.
In campo educativo ha fondato un sistema completamente nuovo, dove, accanto ai programmi ministeriali, vengono impartite, agli alunni, lezioni di vita basate su cinque valori, da lui chiamati Valori Umani:
- Verità,
- Rettitudine,
- Pace,
- Amore e
- Non violenza.
Ciò che stupisce maggiormente nell'opera di Sai Baba è che, nonostante sorgano continuamente istituti, ospedali, scuole e case per i poveri, non viene mai richiesto un solo centesimo.
Egli stesso ha proibito tassativamente di fare richiesta di denaro, invitando invece i più ricchi ad elargire i loro beni per l'utilità comune.
Così, la sua organizzazione mondiale non è altro che un insieme di persone volenterose, da lui coordinate e guidate, volte a diffondere il suo messaggio, non solo tramite insegnamenti verbali, ma, soprattutto, con gesti concreti.
L'Associazione è strutturata in modo tale da avere un COORDINATORE CENTRALE INTER-CONTINENTALE, in diretto contatto con Sai Baba, un COORDINATORE per ogni continente (in Europa ve ne sono due), un PRESIDENTE per ogni nazione; inoltre ogni paese ha svariati centri con i relativi presidenti e coordinatori regionali.
Ogni centro si suddivide in tre "ale": ala educativa, ala spirituale e ala di servizio.
A seconda della grandezza del centro vi sono uno o più presidenti e coordinatori delle differenti ale.
Sai Baba non possiede nulla di suo, anche l'Ashram, dove risiede assieme a un gruppo più o meno stabile di devoti, quando non è impegnato in viaggi o spostamenti, appartiene all'Associazione.
CAPITOLO 2 - I l pensiero
CAPITOLO 2
I l pensiero
“Esiste una sola casta quella dell'umanità,
una sola religione: quella dell'amore”