31/01/09

b) Il Pensiero Pedagogico

b) Il Pensiero Pedagogico.

Si può riassumere in poche parole: aiutare l'uomo a realizzare la presenza divina, insita nel proprio cuore, che si esprime come Amore.

"L'amore nelle parole è Verità,
nelle azioni è Rettitudine e Non violenza,
nella mente è Pace".


Dio, per Sai Baba, può essere visto, perchè risiede in noi, a patto che la coscienza sia purificata:

"Nella vostra tazza avete messo dello zucchero, ma non avete mescolato bene, pertanto la bevanda è insipida. Se mescolate bene l'essenza divina che satura gli elementi della creazione, il mondo diventerà un magnifico giardino incantato. L'intelligenza è il cucchiaio e la disciplina è il processo di mescolamento. Per essere piacevole, la vostra esistenza deve essere satura di divina dolcezza".


In altre parole, Dio è sempre presente, ma per essere sentito
occorre pulire i canali della nostra percezione. "Quando l'idea di IO e MIO si dilegua, resta il pensiero di TU e TUO: allora l'uomo trova solo LUI ovunque e ottiene la visione dell'unità".

"L'amore spezza le catene dell'illusione e salva l'uomo dal tormento della nascita e della morte. L'amore unisce gli uomini in una dolce e delicata sinfonia".

Quindi, l'amore, per Sai Baba, è una vera e propria forza, un'energia che irradia dal cuore e si espande in tutte le cose. Solo sviluppandolo si può essere felici e vivere in armonia. Come svilupparlo, dunque?

Per comprenderlo, è necessario esaminare più da vicino le basi psicologiche dell'insegnamento dei valori umani.

La psicologia indiana suole suddividere l'essere umano in 5 parti ben distinte, chiamate i 5 involucri (Kosha), che sono più o meno i corrispettivi dei 5 skandha buddisti. Secondo quest'ottica, l'uomo non è solo un corpo, la sua struttura è molto più complessa.

Il fisico fa parte dell'involucro più esterno, quello appunto del corpo materiale; vi sono, però, tre involucri più interni, costituenti il corpo sottile, essi sono

1) l'involucro della vitalità,

2) quello del mentale e dell'intelletto superiore;

3) infine, vi è l'involucro della beatitudine, quello più profondo, costituente il corpo causale, sede dell'atman.

Vengono anche semplicemente chiamati per comodità: corpo, cuore, mente, intelletto e spirito.

Lo scopo principale dell'educazione è, per Sai, lo sviluppo del potere dell'atman, attraverso la purificazione dei Kosha, e attraverso la conoscenza e l'utilizzo del loro corretto uso.

Occorre, però, soffermarsi ancora sul mentale: esso è a sua volta scomponibile in:

Inconscio, Conscio, Subconscio ed Ego.

L'Inconscio risulta essere l'insieme di:

1) istinti animali;

2) accumulazioni karmiche, che portano a compiere determinate azioni e quindi ad avere determinate conseguenze;

3) tendenze particolari forniteci dalle vite passate, le cosiddette qualità innate. "Esso, normalmente, non è alla portata della mente conscia" dice Sai "si rivela negli stati di sogno e meditazione, e in certi casi di malattia. Disdegna la logica e permette contraddizioni come amore e odio", ecc.

La mente subconscia, invece, è la sede dell'intelletto inferiore, che "porta a giustificare e razionalizzare le abitudini malsane" per dirla con le parole di Sai Baba; "così, ad esempio, se litigo con un amico senza una vera ragione mi sento colpevole ed allora mi dico che, in fondo, non mi sono comportato male, anzi, il mio comportamento era giusto, e ciò lo faccio per eliminare il mio senso di colpa. Se questo mi toglie la paura, non mi conferisce, però, la giusta prospettiva", per un sana condotta morale.

L'Ego infine, lo abbiamo già detto, è il risultato dell'attaccamento, dell'ignoranza, da parte dell'intelletto superiore, che, invece di volgere la sua attenzione all'atman, di cui è emanazione, si rivolge al mondo, alle cose terrene, materiali: da ciò deriva la sofferenza.

Le azioni sono dunque espressione della mente che lavora a tre livelli: è importante, quindi, che questi siano in armonia. E' altrettanto importante, però, che ci sia armonia in tutta la struttura dell'uomo, non solo nel mentale.

E' proprio per aiutare a guarire le disarmonie della società che Sai Baba ha favorito il sorgere di scuole e università, dove, come è già stato detto, si insegna integrando i 5 Valori Umani.

I giovani studenti che si laureano al Satya Sai College, vengono invitati da ogni parte del mondo per l'esercizio delle loro professioni qualificate, ma, soprattutto, per l'integrità della loro vita: uscire diplomati da un college di Sai Baba rappresenta una prestigiosa garanzia in moltissime parti del mondo. Esaminiamo, dunque, in cosa consiste qusto suo programma, analizzando uno alla volta ciascun Valore umano, per poi passare al metodo.


AMORE

Esso rappresenta il valore più importante, perchè è il fondamento di tutti gli altri. Sai Baba dice:

"Dio è Amore e l'uomo è una scintilla del Divino Amore, ma il cuore che orienta quell'amore verso le cose materiali, perde la capacità di riconoscere la sua divinità"; "Legandosi al mondo esteriore, la mente si deteriora, si corrompe l'originaria purezza di quell'amore e per conseguenza all'uomo riesce impossibile scorgere nel proprio cuore il riflesso di Dio. Quando egli invece orienta il suo amore verso il divino, raggiunge una pura esistenza di quella divinità che gli è inerente".

Non bisogna quindi confondere l'amore egoistico con l'amore divino: quest'ultimo sgorga spontaneo dal cuore e non chiede nulla in cambio, non è finalizzato a raggiungere un obbiettivo particolare, è semplicemente.

L'amore egoistico, invece, si aspetta qualcosa in cambio, perchè tende alla felicità effimera provocata dai desideri. Esso non sussiste, però, se l'animo è libero da attaccamenti. La felicità vera, pura e incondizionata, è racchiusa nel cuore dell'uomo (in cui vi è Dio, l'atman).

Quindi, solo quando l'amore, che da Esso deriva, a Lui torna, può dare gioia duratura, una gioia che si trasmette anche agli altri. Questo rivela la sua natura di energia che, irradiando, trasforma, non solo persone, ma anche animali, piante e perfino oggetti. Pensiamo, ad esempio, al lupo feroce addomesticato da San Francesco...

Questo accade perchè tutti i cuori sono uniti dal divino, sono uno in Lui e con Lui. Per dirla con le parole di Sai Baba: "Dio è la corrente elettrica e voi siete le lampadine. Le lampadine sono molte e di diversa forma, ma la corrente è una sola, unica per tutte".


"L'Amore è in realtà una delle grandi forze universali e infinite;
esiste di per sè, indipendentemente dagli affetti attraverso cui
si manifesta, e il suo movimento è sempre libero. Ma pur
essendo questa forza universale, non per questo è incosciente;
anzi è una forza sovranamente cosciente, ed è
coscientemente che cerca la sua manifestazione e la sua
realizzazione anche sulla terra. Il suo movimento è presente
nelle piante, nelle stesse pietre (la forza di coesione che tiene
insieme le particelle), ed è facile riconoscere la sua presenza
negli animali. Tutte le alterazioni di questa grande potenza
divina vengono dall'oscurità e dall'ignoranza. Anche coloro
che cercano il Divino seguendo la via della conoscenza
arrivano a un punto al di là del quale, se vogliono procedere
oltre, sono costretti ad entrare anche nell'amore, e a sentire le
due cose come una sola:la conoscenza è la luce dell'unione
divina e l'amore l'animo stesso di questa conoscenza".

Sri Shatya Sai Baba

i 5 Valori Umani

VERITA' / PACE / RETTITUDINE

Ora cominciamo a entrare nella parte più complicata, ma oltremodo interessante, del discorso sui valori.

"La vostra intelligenza non può sondare il mistero di Dio.
Commettete l'errore di credere
che il Principio Supremo sia alla portata della vostra intelligenza
a cui date un'importanza che non ha. "

"Non potete sollevare un masso restandoci seduti sopra. Non potete quindi sbarazzarvi dell'ignoranza e dell'illusione, quando siete ancora immersi in essa";

"La Verità come valore umano, non ha niente a che vedere con la verità intelletuale":

soltanto attraverso una profonda introspezione possiamo scoprirla. I filosofi occidentali si sono allontanati da questa verità perchè hanno dimenticato di guardare dentro se stessi". Da queste parole di Sai deduciamo che la Verità è nel profondo dell'uomo, quindi nell'essenza divina stessa, ma come si esprime?

"C'è Verità quando i sentimenti interiori vengono fuori,
espressi all'esterno. "



La Verità espressa va poi però messa in pratica, per mezzo del corpo.

Questa è Rettitudine. Il corpo, poi, grazie all'agire corretto, conferirà Pace alla mente"; "Purificare questi tre aspetti fa parte della responsabilità primaria dell'uomo. Essi sono le responsabilità più importanti a cui un essere umano deve badare".

Prima ancora che agli altri, in sostanza, l'uomo deve badare a se stesso, "altrimenti", afferma sempre Sai Baba, "egli non sarà più neanche in grado di occuparsi degli altri". Sai Baba fa ricorso alla metafora del germoglio per spiegare questo punto:

"Il germoglio per crescere va protetto. Va costruito attorno ad esso un recinto per evitare che gli armenti lo calpestino. Poi, quando sarà cresciuto e divenuto albero, quegli stessi armenti riposeranno sotto la sua ombra.


Gli armenti sono la folla degli stolti", coloro i quali non hanno fede, che non credono alla Verità, "mentre il germoglio è l'amore: l'albero che diventa è la Verità, il recinto è la disciplina purificatoria". Verità, Pace e Rettitudine, sono dunque altri aspetti dell'amore, che scaturisce dall'involucro più profondo e arriva a toccare i vari kosha: questo si intende per purificazione. "Se non troviamo il modo di esprimerci", cioè di esprimere l'amore che è in noi, "rimaniamo muti e imprigionati. Senza amore il corpo causale è come se non ci fosse! C'è, ma è come se non ci fosse". Sai Baba descrive con queste parole la condizione propria di chi non riesce a esprimere se stesso, dell'anima che rimane bloccata nella sua espressione, ma da quali blocchi? Da quelli dell'Ego, cioè degli attacamenti materiali.

Finchè l'amore non sarà libero da questi ultimi, non si stabilizza cioè sull'essenza divina che irradia dal cuore dell'uomo, non conviene occuparsi troppo degli altri, almeno nella misura in cui non si dimentica di occuparsi di se stessi, altrimenti si rischia di non essere più in grado di occuparsi di nessuno dei due.

NON VIOLENZA
La Non violenza, per Sathya Sai, risulta dall'insieme di Sathya, Dharma, Prema, e Shanti; rispettivamente: Verità, Rettitudine, Amore e Pace. E' l'armonia che si genera quando l'amore divino si esprime, senza difficoltà, dal cuore dell'uomo all'esterno, verso tutto il creato.

LO SCOPO DELL' EDUCAZIONE

LO SCOPO DELL' EDUCAZIONE

L'educazione spirituale Sai (Bal Vikas) è la base fondamentale del grande movimento per il ripristino della rettitudine del mondo (dharma).

L'ideale di questa educazione è arrivare alla pace mondiale, formando una generazione di individui dediti al servizio della società.

Per questo sono sorti degli istituti Sai: essi hanno lo scopo di formare una generazione di giovani che conducano una vita esemplare, dotati di una pura e limpida consapevolezza, maturati perfettamente nel corpo, nella mente e nello spirito, capaci di diffondere, così, i Valori Umani: "Questi istituti sono stati creati per promuovere un senso di fiducia in se stessi e uno spirito di servizio alla società e all'umanità in generale".

"Non si può però raggiungere la pace mondiale se prima non raggiungiamo la pace della mente", in quanto le nazioni sono l'insieme di più individui e l'agire, di quest'ultimo, è contollato dalla mente. Ne consegue che una mente armonica, in sintonia col corpo e con lo spirito, è il primo passo verso la pace mondiale.

Sai Baba intende, perciò, aggiustare i difetti del vecchio sistema scolastico, che si preoccupa di accrescere lo sviluppo della capacità di acquisire nozioni, ma fa poco o nulla per formare degli individui fiduciosi in se stessi, capaci di camminare con le proprie gambe e con alti principi morali. Così, assieme alla conoscenza cresce anche l'ignoranza, l'ignoranza spirituale, cioè la mancanza di valori:

"L'educazione viene confusa con la semplice acquisizione di una cultura verbale, mentre dovrebbe portare l'uomo a riconoscere la parentela fra lui e gli altri. Dovrebbe dare la capacità di vivere per perseguire un ideale, non semplicemente per il cibo (9). A cosa potrebbe mai servire una diga se le acque vi rimanessero sempre trattenute dentro? Devono essere portate, per mezzo di canali, ai campi per irrigare le messi. Allo stesso modo, la conoscenza libresca, immagazzinata nella testa, deve essere interiorizzata e utilizzata come servizio".

Senza coltivare parallelamente e simultaneamente la morale, l'istruzione risulta essere un peso e un pericolo: "gli studenti non formati con ideali morali entrano gradualmente nelle professioni e nelle posizioni di potere, anche molto elevate. Il risultato è che il mondo è arrivato sull'orlo del disastro".

Dunque "la vera educazione è coltivare i valori umani" dice Sai Baba "dovrebbe servire alla vita, non solo a guadagnarsi da vivere.

Imparare a guadagnarsi da vivere è solo metà del lavoro. L'altra metà è rendere la vita significativa. I mezzi per vivere e lo scopo della vita sono le due ali dell'uomo. L'educazione deve preoccuparsi di entrambe"; "Deve formare l'uomo in modo da renderlo eroico nell'azione e non schiavo dei sensi. Una vita condotta senza padroneggiare i sensi non merita questo nome. L'uomo è stato dotato di numerose capacità. Se non le usa per controllare i sensi, gli anni della sua vita sono anni sprecati".

L'educazione, insomma, non deve educare solo la mente, ma anche lo spirito. Non deve tendere alla soddisfazione di piaceri e desideri, ma affinare le buone qualità. Dovrebbe avere come scopo quello di coltivare il cuore: "Solo chi tenta di capire e mettere in pratica nella giusta maniera i valori umani può definirsi educato. Il valore di un uomo si può definire", infatti, "in base allo sforzo di migliorare se stesso". (10)

Come coltivare questi valori? Sai Baba risponde così:

"Considerate il cuore come un vasto campo. Usate la mente come un aratro. Trattate le qualità (guna) come buoi. Usate l'intelligenza come frusta. Qual'è la messe che vi dovrebbe crescere? Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non violenza. Coltivate il campo del vostro cuore con questi aiuti. La devozione (Bhakti) è la pioggia, la meditazione (Dhyana) è il concime. La beatitudine (Ananda) è la messe. I valori umani sono come strumenti di pulizia per le cattive qualità dell'uomo (vizi)".

L'educazione, per Sai Baba, deve dunque avere come risultato la purificazione delle percezioni:

"Senza la padronanza degli strumenti interiori dell'emotività nessun uomo può definirsi istruito. Oggi non c'è alcun tentativo di risvegliare il divino nell'uomo, nessuna consapevolezza della possibilità di elevarsi a livello psichico. Le leggi e i regolamenti" della disciplina spirituale "ci danno la possibilità di divenire consapevoli di regioni al di là della portata della nostra mente e perfino al di là di ciò che è raggiungibile dai poteri di cui è dotato il corpo umano. Alla fine si realizza e sperimenta la realtà della Verità, cioè si diventa l'Uno che è immanente in tutto, che esiste nell'intero cosmo.

Quando ci si stabilisce in questa consapevolezza, si viene pervasi dalla gioia suprema e nulla più al mondo può turbarci.


Questa è Vidya, la conquista, lo scopo, della vera educazione".

Pertanto, per Sai Baba la vera educazione consiste nel dirigere la mente e l'intelletto verso la conquista di una pura felicità, cioè non condizionata:

"L'uomo è essenzialmente una sorgente eterna di gioia" sono sempre le sue parole.

Come arrivare a percepirla dunque?

"Il livello di vita di ognuno dipende dal modo in cui si educa la mente. L'educazione deve portarla a purificarla dall'Ego, in modo che sia possibile accogliere la verità che giace al di là di essa. Una mente ferma è segno distintivo di una persona veramente educata. La mente, inoltre, deve controllare i sensi".

"Il fine dell'educazione è il carattere, quello della conoscenza è l'amore".

Quello che Sai Baba intende per carattere è un comportamento capace di controllarsi e generare armonia. "La scienza" dice sempre Sai "ha dato all'uomo la capacità di esercitare un immenso controllo sul mondo esterno, ma ancora egli non possiede alcun controllo su se stesso!

Una volta fu Wiston Churchill a osservare:

-L'uomo ha dominato tutto, tranne se stesso-".

Infine, il programma dell'educazione spirituale Sai ha lo scopo di educare non solo i giovani, ma anche gli insegnanti. Anche loro, infatti, sono allievi: mentre esercitano il loro ruolo, imparano la lezione dell'amore.

"La conoscenza ottenuta attraverso un processo educativo adeguato è quella luce mediante la quale l'anima individuale conosce se stessa, la sua realtà" (atmica) "e i poteri mediante i quali, partendo dall'azione, siamo capaci di affermare i risultati interiori del nostro pensiero e dei nostri atti".

I tre poteri divini che possiede l'uomo sono:

Volontà, Amore, Conoscenza;


mentre i tratti animali riguardano i sensi non controllati, e l'identificazione dell'io col corpo fisico.


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(9) San Francesco diceva:"Quando l'animo dell'uomo è privo delle delizie celesti, rimangono
solo le gioie della carne".
(10) Anche Confucio diceva una cosa simile: "Ogni uomo può migliorarsi, cercando di
controllare le proprie passioni ed essendo sincero con se stesso".

I L RUOLO DELL' INSEGNANTE

I L RUOLO DELL' INSEGNANTE


"Insegnanti! Di tutte le professioni, la vostra è la più nobile, la più difficile, la più importante. Nelle vostre mani è il futuro di tutta la nazione".

Queste le paro le di Baba. Qual'è dunque l'insegnante modello?

Come deve svolgere il suo compito?

"Il dovere dell'insegnante è quello di accrescere la virtù nei cuori degli alunni, oltre a insegnare le materie scolastiche". Ciò è possibile solo con l'esempio, esprimendo, cioè, un amore senza alcuna traccia di interesse personale. Come abbiamo visto esistono due tipi di amore: naturale e divino. Gli insegnanti dovrebbero esprimere quest'ultimo, "da cuore a cuore, da mente a mente, da spirito a spirito": "L'amore porta all'unità. L'educazione dovrebbe permeare gli studenti di certi ideali.

Essi dovrebbero rendersi conto che

esiste una sola casta, quella dell'umanità, una sola religione, quella dell'amore, un unico linguaggio, quello del cuore.

Solo attraverso l'amore si può insegnare l'amore. Esso scorre in noi come un fiume sotterraneo, solo sviluppandolo riusciremo a santificare il sistema educativo e ad abituare gli studenti ad applicare i valori umani come condizione essenziale per condurre una vita degna".

L'educazione deve allargare il cuore ed espandere l'amore, perchè solo questo è capace di trasformare interiormente: "Non è di alcuna utilità accrescere la conoscenza mentre i desideri si moltiplicano. Questo rende l'individuo un eroe a parole, ma una nullità nei fatti". "L'insegnante non dovrebbe mai tentare di imporsi con la paura, poichè questo è pieno di conseguenze dannose per gli scolari.

Dovrebbe piuttosto tentare la via dell'amore". Oltre a ciò, "deve dotarsi di una mente calma e quieta, pronta ad affrontare, senza agitarsi, i colpi dell'ambiente" ecco perchè è importante attenersi alla preghiera e alla meditazione.

"L'insegnante dev'essere pieno di amore, ma anche fermo con i bambini: l'amore deve essere temperato dalla disciplina"; "L'esempio è il miglior metodo di insegnamento", inoltre non è tanto importante la quantità di lavoro, quanto la qualità, il programma effetivo, quanto la creazione di un'atmosfera in cui possano crescere e dar frutto ideali e nobili costumi.

Infine, "gli insegnanti dovrebbero sempre aver in mente il loro sacro ruolo e le loro responsabilità. Se un insegnante mostra difetti, l'intera nazione ne subirà le conseguenze: egli potrebbe rovinare migliaia di bambini".

"Il vostro servizio al paese è uno dei più nobili: la gente ignorante insinua che solo chi è inutile per qualsiasi altro lavoro si dedica a tale professione. Una simile idea è folle! Voi siete gli scultori che cesellano il futuro di un paese".

METODO

METODO

Il suo metodo ha tre obbiettivi:
- trasformazione interiore;
- educare, oltre che istruire;
- favorire la creatività, l'affiorare delle intuizioni.

Esso si avvale di pratiche di rilassamento, come lo stare seduti in silenzio, per i bambini, i quali hanno così modo di scoprire in loro stessi le proprie risorse e capacità; di pratiche come la meditazione, per gli insegnanti, i quali, invece, attraverso di esse ritrovano il contatto con il Divino, che permette loro di mantenere un'atmosfera serena, sia in se stessi, che all'esterno. Questa è indispensabile, perchè, per dirla con le parole di Sai:
"L'approccio più valido" dell'insegnamento dei
Valori "è quello che si svolge rendendo la vita della scuola interamente
morale".

E' fondamentale, in sostanza, che si crei un ambiente calmo, saturo di pace, tranquillatà, rispetto. Solo così si può trasmettere e recepire l'insegnamento.

Con la concentrazione si tende a sviluppare il potere della mente, mentre con la meditazione la mente intuitiva, la creatività. "Con gli esercizi mentali, poi, anche il corpo può divenire forte".

"I bambini devono essere abituati a purificare ed addolcire i loro pensieri, le loro parole e le loro azioni, quando le loro menti sono ancora tenere ed i loro cuori incontaminati. In loro vi è una grande potenzialità, non presumete che essi abbiano una personalità in qualche modo inferiore. Il mondo scenderà ad un livello molto basso di degradazione se non si instilleranno in loro i valori umani".

Questi, però non vanno insegnati, ma solo sviluppati, poichè sono già presenti nei curi di tutti gli uomini: "non sono cose da trapiantare dall'esterno. Sono innati in ogni individuo e si devono manifestare dall'interno. Tutto ciò che occorre è l'opera di persone che forniscano lo stimolo e l'incoraggiamento necessari a manifestarli".

"Insegnanti, potreste padroneggiare miliardi di materie di studio, ma se non avrete coltivato l'attitudine al distacco questa padronanza non vi sarà di alcuna utilità. Come gli alberi, che non mangiano i propri frutti, ma li offrono perchè siano mangiati da altri, così, quelli che hanno acquistato la saggezza dovrebbero offrirla agli altri, spinti da motivazioni di servizio", quindi altruistiche (11).

"Dovete imparare a conquistare la grazia di Dio. I mezzi per ottenerla sono:
- la devozione,
- la disciplina e
- la determinazione.

Le sfide della vita devono essere affrontate con fede in Dio.
Quando cercate la gioia fuori di voi, ricordatevi che esiste una gioia più grande" di quella umanamente immaginabile "che giace ed attende nel profondo della vostra coscienza. Quando avete paura, ricordate che potete vincerla negandola: essa è un prodotto della mente e non sussiste di per sè. Non dovreste mai farvi vedere scoraggiati o delusi dai bambini, come chi non avesse nessuno su cui contare. Abbiate fede in Dio! Egli dimora sempre nei vostri cuori".

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(11) Ciò ricorda la maledizione del fico di Gesù.

CAPITOLO 3 - Sai Baba e l'Occidente.




CAPITOLO 3




Sai Baba
e l 'occidente




"L'uomo è malato, ma ricorre a rimedi che non possono guarirlo.

Fate da soli la vostra diagnosi,

scoprite la causa del male, usate appropriati rimedi:

questa è la via del saggio..."



TRA ORIENTE E OCCIDENTE


TRA ORIENTE E OCCIDENTE...

Se il progresso si misura in termini di abbondanza e di miglioramento tecnologico, allora la moderna civiltà occidentale rappresenta una notevole riuscita.

Se, invece, si esprime in termini di felicità, bisogna allora riconoscere che lo stato di depressione e di tensione cronica, in cui riversano le società super industrializzate, costituisce una sonora sconfitta, cui non sappiamo rispondere che con una sempre maggiore e crescente agitazione nevrotica, o con un massiccio uso di tranquillanti.

L'Oriente, ci lascia intravedere una soluzione ben diversa: il raggiungimento di una felicità incontrastata, di una pienezza intima e di una libertà interiori che derivano da una dimensione diversa dell'essere, che si pone al di là degli opposti.
Il raggiungimento di questo fine dipende solo da noi.

Molti pensano: "Come si può raggiungere la pace, la serenità, il centro immutabile di noi stessi, quando abbiamo la mente, il cuore e il corpo sempre travagliati, tormentati, molestati da rumori lancinanti, da vibrazioni convulse, dall'eco dei cataclismi, insomma da tutto ciò che offre continue esche al terrorismo, al sadismo, alla megalomania, alla demenza organizzata, all'apocalisse imminente? Anche volendo è impossibile...".

Difatti, ci limitiamo a tributare una sorta di rispetto, invidia o venerazione, per quei fortunati che possono beneficiare di quegli insegnamenti, che crediamo realizzabili soltanto sulla riva del Gange, o in vetta all'Himalaya, mentre qui dobbiamo essere realistici, pensare ai cambiamenti che corrono: le cambiali da pagare, le tasse che aumentano, lo spettro della disoccupazione, i figli da allevare...; quante paure ci angosciano!

No, non ci interessa proprio sentir parlare di felicità suprema, non dipendente, di coscienza trasformata e, poi, che sarà mai, la Liberazione!?!!
Assolutamente non vediamo via d'uscita..., oppure, non vogliamo vederla? E se la soluzione fosse già qui a portata di mano, anzi di pensiero?
Alla fin fine, anche se non sulle rive del Gange, ma qui, tra mille condizionamenti, la ricerca dell'eternità non costituisce forse il solo e autentico relismo, dal momento che è la morte l'unica nostra certezza?
Forse varrebbe la pena provare, tentarci almeno.


Il Vedanta, contrariamente ad altre discipline, non esige nè esercizi fisici faticosi, nè rituali più o meno complicati, nè periodi di prolungato isolamento, ne speciali schemi esistenziali. La prima grande attività consiste nell'essere vigili, (12) cioè coscienti, sia di ciò che ci circonda, sia di ciò che avviene dentro di noi.

La vigilanza consiste in uno sguardo completamente neutrale, pacato, aperto, che è lo sguardo del puro testimone, del puro spettatore; grazie ad esso possiamo discernere con chiarezza sia ciò che ci succede intorno, sia le nostre reazioni. Si tratta di vedere la vita, anzichè pensarla soltanto in funzione dei nostri criteri, dei nostri pregiudizi, delle nostre pulsioni, delle nostre aspettative e del nostro Ego. Poichè non vengo più continuamente afferrato dalle cose e dalle mie reazioni di fronte ad esse, io acquisto un centro di gravità. Nello stesso tempo, quale testimone globale dei diversi processi che compongono il mio essere fisico, mentale ed emozionale, mi pongo in uno stato di coscienza unificata della realtà, anzichè essere spezzetato, diviso in un gran numero di pulsioni anarchiche e contraddittorie.

Il problema maggiore consiste dall'estrema difficoltà di mantenere la vigilanza.

In noi, la capacità di vigilare è una facoltà del tutto naturale, che diventa spontaneamente molto acuta in occasione di un avvenimento eccezionale, come, ad esempio, un incidente d'auto, un incontro amoroso importante, ecc. Sono istanti dei quali conserviamo un ricordo indelebile, perchè ci hanno pienamente risvegliati all'istante presente. E' noto che, nel corso di un'azione, non abbiamo il tempo di provare dubbi e apprensioni, e che, concentrati in una pura attenzione cosciente, aderiamo perfettamente e adeguatamente allo svolgersi degli avvenimenti in corso.

Il mentale, infatti, proietta le sue angoscie soltanto prima e dopo, mai durante.

Se ogni istante della nostra vita ci sembrasse, quindi, straordinario, eccezzionale, riusciremmo a mantenere in modo spontaneo e naturale, senza sforzo, una vigilanza costante, una coscienza risvegliata e unificata, che non è più coscienza di sè, ma coscienza del Sè, realizzazione del Brahman e Liberazione.

I maestri dell'India ci rimproverano così: "Ogni istante della vostra vita è un appuntamento mancato con la meraviglia che non ha limiti. E' possibile essere felici, ma non come credete voi. La felicità suprema la portate in voi stessi, nella profondità del vostro essere. Se ne siete perpetuamente esiliati è perchè vi aggrappate di continuo a felicità illusorie. Non dovreste far altro che essere, coscientemente, voi stessi; vi basterebbe prendere coscienza di quello che siete realmente...".

Il lavoro interiore
può essere effettuato in ogni momento e in ogni circostanza. Esso consiste nell'operare su se stessi per arrivare a distruggere quei meccanismi interiori, estremamente sottili ed ingannevoli, che ci mantengono in un'illusione onnipotente e ci impediscono di accedere alla nostra naturale beatitudine.
Questo grande lavoro su se stessi, che consiste nella distruzione del mentale, nella pulizia dell'inconscio e nell'erosione delle domande (13), andrebbe fatto sotto la guida di un maestro, di un guru, che abbia già superato il proprio Ego e sia in uno stato di assenza dello stesso, che caratterizza il liberato vivente.
Siccome è più facile trovare una navicella spaziale, pittosto che un'individuo di questo calibro, ripieghiamo su una figura, a lui molto simile, tipica della nostra società: lo psicoterapeuta. Esiste, in effetti, una certa affinità fra il guru e quest'ultimo, assieme, però a una differenza sostanziale.
IL RUOLO DELLO PSICOTERAPEUTA consiste soltanto nell'aiutare i suoi simili a vivere meglio, o meno peggio, all'interno della loro cella; raramente egli tira in ballo la funzione dell'Ego e la sua alienante realtà, perchè non suppone, neppure lontanamente, che sia possibile liberarsene. Per il guru sentirsi un po' meglio, o un po' peggio, nella propria prigione è qualcosa di insensato. Giustamente si ritiene che lo psicoterapeuta e il guru abbiano una conoscenza approfondita e dettagliata dello spazio mentale, ma mentre il primo utilizza questa conoscenza tentando di renderci sopportabile il labirinto (mentale) nel quale ci siamo smarriti, il secondo ci invita a uscire, a disertare definitivamente questo luogo di tormento.

Un'altra grande differenza è che il guru, al contrario dello psicoterapeuta, ha tagliato una volta per tutte, nel fondo del suo essere, il nodo gordiano delle tensioni, dei conflitti e delle angosce, e non verrà mai più coinvolto e afferrato dalle emozioni (14), dai desideri e dalle paure del discepolo, comunque non più di un padre o di una madre a cui il figlio racconti i suoi incubi notturni. La sua perfetta trasparenza e neutralità gli permettono un ascolto,una pazienza e una disponibilità illimitati e, poichè non si aspetta nulla in cambio, il dono completamente libero e gratuito, che egli fa di sè, può ben essere definito amore. Come già detto, però, non è più molto facile trovare guru, santi ed eroi oggigiorno. Come fare quindi? SAI BABA risponde così (15): "Lasciate che sia Dio a portare il vostro carico. Affidatevi a lui solo. Non lo cercate" però " fuori, perchè Egli risiede in voi, nel vostro essere più profondo. Non enfatizzate le differenze fra le religioni. Comunque voi lo chiamiate, Gesù, Allah, basta solo un vostro piccolo gesto d'Amore, perchè Egli vi sia vicino. Egli è sempre al vostro fianco, anche se voi non lo sentite, e vi segue, stando dietro di voi, anche quando ve ne volete allontanare. Abbiate fiducia in Lui, e in lui solo"; "Quantunque un uccello in alto possa volare, prima o poi deve fermarsi su un ramo per riposare. Così anche l'uomo, per quanto insista nel negare la Sua esistenza, prima o poi deve tornare a riposare in Lui"; "L'unica forza di cui l'uomo necessita è la pazienza".

Sai Baba
si avvicina più, quindi, al Bhakty-yoga (16) che altro, senza però rinnegare l'importanza delle altre due vie: "L'uomo deve avvalersi sia dell'uno che dell'altro", a seconda delle necessità" per progredire sul cammino spirituale". Per quanto riguarda, invece, lo yoga classico, egli sconsiglia certe pratiche, perchè le ritiene pericolose e propone, al loro posto, una via più facile, ma non per questo meno valida, per raggiungere Dio, da lui chiamata la "via maestra". Essa consiste nella "meditazione sulla luce": fissando la fiamma di una candela o, in mancanza, immaginando un punto luminoso al centro della propria fronte, si cerca di realizzare la Divinità, associandola a quest'ultima; facendo entrare, mentalmente, la luce, nel proprio corpo, ci si purifica pian piano dalle impurità in esso presenti, ed, estendendola poi nell'ambiente circostante, si purifica anche quest'ultimo. Visualizzando, infine, la luce nei propri cari, in tutto il mondo ed estendendola anche ai nemici, si realizza in pieno l'Unità di tutti gli esseri e di tutto il creato, cioè che Dio è in tutto e in tutti. Così, il male non può più sopravvivere, nè in noi, nè negli altri (17). Ci si sente completamente rinnovati dopo questo "bagno di luce" e pieni di forza. Sai Baba asserisce che è per merito dell'energia divina, insita del cuore dell'uomo,che finalmente trova sbocco all'esterno (non è cioè soffocata dai condizionamenti del falso io, l'Ego).

Col tempo, questa pratica porta a una radicale trasformazione interiore, che rende la persona sempre più attenta alla voce interiore divina. Molti asseriscono di essere riusciti ad arrivare, in pochi anni, a livelli di sapienza è beatitudine, che taluni yogin, o eremiti isolati, dicono esser riusciti a raggiungere solo dopo molti anni di dure e rigide discipline ascetiche.


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(12) Di vigilanza parlavano anche Gesù:"Siate sempre vigili, perchè non sapete quando arriverà
il regno del padre mio" e Buddha, che, prima di morire, riassunse tutto il suo insegnamento
in questa raccomandazione: "Fate con vigilanza!"

(13) Gli sciamani sostengono, similmente, la necessità di interrompere quel che loro chiamano
il "dialogo interiore", per arrivare a cambiare gli stati coscienziali.

(14) E' ciò che gli psicologi chiamano contro-transfert.
(15) Come già similmente Buddha, in punto di morte, ai suoi monaci: "Siate come delle
lampade per voi stessi. Non cercate rifugio fuori, se non in voi stessi e nella legge
(dharma)".
(16) Non a caso molti credono che un'altra delle sue incarnazioni, oltre a quella di Shirdi, sia
stata quella del poeta e mistico Kabir (lo abbiamo già citato a proposito del Sikhismo),
illustre esponente del movimento bhakta, il quale predicava che l'unico fine dell'uomo
dovesse essere quello di servire Dio con immenso amore e fiducia, e che lottò,inoltre,
tenacemente contro la divisione fra indù e mussulmani.
(17) Il male è anch'esso frutto dell'illusione, in realtà non esiste: esiste solo Lui, ovunque e
dappertutto, e Lui è Amore, percui Tutto è Amore...