Rino Gaetano

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Rino Gaetano e i suoi "messaggi in bottiglia"

Indice


Qualche appunto a margine del vergognoso film della RAI su Rino Gaetano

di: Paolo Franceschetti e Stefania Nicoletti


Appunto 1

Come abbiamo descritto molte volte nel nostro blog, il nostro è un sistema che uccide e strangola tutti coloro che ne sono al di fuori e non vogliono essere coinvolti nei giochi illeciti del potere massonico.

Il sistema, però, non penalizza solo chi ne è fuori, ma anche chi ne è dentro e ne riceve i vantaggi. Perché il problema è che una volta entrati nel sistema, tutto ciò che ti viene dato ti viene chiesto in restituzione sotto altre forme. Se fai carriera grazie al sistema, ad un certo punto arriverà qualcuno che ti chiederà il conto; ti chiederanno di fare uno sgarbo ad un vecchio amico che vogliono rovinare; ti chiederanno di falsificare un documento o farlo sparire, ti chiederanno di accollarti una responsabilità penale per salvare altri, di essere condannato ad un anno con la condizionale e di spendere la tua faccia su tutti i giornali per fare da capro espiatorio.

Ribellarsi al sistema è quasi impossibile per la perfezione che esso ha. Tanti, troppi, sono caduti nella trappola. Le promesse che ti fanno sono allettanti: potere, denaro, conoscenza dei meccanismi reali del potere. Ma il conto è salato, perché non si è più liberi di fare ciò che si vuole, e si è in costante stato di ricatto. Ritengo, ad esempio, che molti esponenti della sinistra attuale, a suo tempo, abbiano fatto il cosiddetto “patto col diavolo”, pensando semplicemente di accettare un compromesso in più per fare carriera; e si sono poi trovati invischiati in un gioco di potere più grande di loro, perdendo ogni capacità decisionale reale; ed ecco il motivo per cui la sinistra di questi ultimi anni ha fatto delle cose senza alcuna logica, come se volesse realmente perdere le elezioni e consegnare – come hanno fatto di recente – il paese definitivamente alla destra.


Appunto 2

In realtà alcuni provano a ribellarsi. Ribellarsi in modo esplicito, in un attacco frontale, non è possibile altrimenti si muore (la lista dei morti è lunghissima; Falcone e Borsellino, Occorsio, Pecorelli, Tobagi, Mauro De Mauro, Cosco, Pasolini, Cecilia Gatto Trocchi, Ilaria Alpi, Graziella De Palo, e tutti coloro che hanno provato a testimoniare coraggiosamente in processi importanti, morti suicidi o in incidenti stradali). Molti però provano a ribellarsi non apertamente, lanciando una serie di "messaggi in bottiglia". Come delle tracce, per chi le vorrà cogliere un giorno.

Ricordo un'archiviazione vergognosa che aveva a che fare con un soggetto che si era suicidato con "una coltellata sulla schiena". Il magistrato archiviò dicendo delle cose che lì per lì mi parvero incomprensibili; mischiava citazioni di Dante a frasi demenziali del tipo "la prova che si sia trattato di un suicidio è nel fatto che sul coltello piantato nella schiena furono trovate le impronte digitali della vittima". Dopo anni di rabbia in cui non capivo l'assurdità di quel provvedimento, ho capito che la citazione di Dante era un chiaro riferimento alla legge del contrappasso, utilizzata dalla Rosa Rossa per i suoi omicidi. Mentre con la frase in cui parlava delle impronte digitali voleva dire esattamente il contrario.... Tra l'altro fu uno dei provvedimenti il cui studio e la cui lettura approfondita mi hanno permesso di arrivare alla regola del contrappasso da noi descritta negli articoli sull'omicidio massonico.

A mio parere si trovano molti messaggi in bottiglia anche in molti libri, articoli di giornale, e opere attuali, ma evitiamo di indicarli per non mettere in pericolo le persone coinvolte.

Rino Gaetano era una di queste persone che si erano ribellate al sistema in modo vistoso. Non poteva denunciare il sistema direttamente, perchè non gli avrebbe dato voce nessuno, allora lasciò una serie di tracce nelle sue canzoni, che sarebbero state raccolte dalle generazioni successive. Rino Gaetano ci parla della Rosa Rossa, dei crimini commessi dai potenti, dei meccanismi segreti di questa associazione e dei loro metodi. Vediamone qualcuna.


Le canzoni.

C’è un album di Rino, in particolare, che pare dedicato proprio alla Rosa Rossa. Nello stesso album, infatti troviamo ben tre canzoni:


  • Rosita,
  • Cogli la mia Rosa d’amore, e
  • Al compleanno della zia Rosina.


Una trilogia a nostro parere non casuale.


Rosita

In Rosita ci dice che la Rosa Rossa, quanto te la presentano, sembra bellissima... onori, gloria, soldi, potere... poi però un giorno scopri la verità. E allora la tua vita cambia completamente perchè sei in trappola.


Ieri ho incontrato Rosita, perciò questa vita valore non ha, Come era bella rosita di bianco vestita più bella che mai.


Al compleanno della zia Rosina

Nella canzone “Al compleanno della zia Rosina” ci spiega che nel linguaggio criptato della Rosa Rossa, Santa Rita è in realtà la Rosa Rossa; e ci spiega che un giorno capiranno che sta svelando questi messaggi, e quindi lo uccideranno.


La vita la vita, e Rita s'è sposata, al compleanno della zia Rosina. Vedo già la mia salma portata a spalle da gente che bestemmia e che ce l'ha con me.


Questa frase apparentemente incomprensibile vuole dire probabilmente che gli appartenenti alla massoneria rosacrociana della Rosa Rossa al suo funerale porteranno a spalla la sua bara (ai funerali delle vittime i mandanti sono sempre presenti tra i partecipanti); ma bestemmieranno, perchè in realtà una caratteristica della massoneria della Rosa Rossa è di stravolgere i simboli e i riti Cristiani per interpretarli al contrario.


Cogli la mia rosa d’amore

Infine, in “Cogli la mia rosa d’amore” lancia un messaggio molto chiaro


cogli la mia rosa d’amore,

regala il suo profumo alla gente;

cogli la mia rosa di niente.


Non credo sia un caso anche il titolo del disco: "mio fratello è figlio unico", perché sapeva che questo scherzetto gli sarebbe costato la vita.


Nun Te Reggae più

Nella canzone “Nun Te Reggae più” parla della spiaggia di Capocotta[1]. E, ad un concerto, disse:


"C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio. Io non li temo. Non ci riusciranno. Sento che in futuro le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. E che grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Apriranno gli occhi e si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta".


Vediamo cosa succedeva nella spiaggia di Capocotta, prendendo le notizie da Wikipedia.


La spiaggia di Capocotta

OMICIDIO DI WILMA MONTESI (1953, vigilia di Pasqua). La vicenda coinvolse il musicista Piero Piccioni, figlio del vicepresidente del consiglio della DC, e altri noti esponenti della nobiltà, politici e personaggi famosi... Inizialmente fu presa in considerazione l'ipotesi di un banale incidente, ipotesi che fu considerata attendibile dalla polizia, e il caso venne chiuso. I giornali, L'Espresso su tutti, invece si mostravano scettici.


Il Roma, quotidiano monarchico napoletano, il 4 maggio cominciò ad avanzare l'ipotesi di un complotto per coprire i veri assassini, che sarebbero stati alcuni potenti personaggi della politica; l'ipotesi presentata nell'articolo Perché la polizia tace sulla morte di Wilma Montesi? a firma Riccardo Giannini, ebbe largo seguito.


A capo di questa campagna stampa, vi erano prestigiose testate nazionali, quali il Corriere della Sera e il Paese Sera, e piccole testate scandalistiche, quali Attualità, ma la notizia si diffuse su quasi tutte le testate locali e nazionali.


Il 24 maggio del 1953 un articolo di Marco Cesarini Sforza, pubblicato sul giornale comunista Vie Nuove, creò molto scalpore: uno dei personaggi apparsi nelle indagini e presumibilmente legati alla politica, sinora definito "il biondino", venne identificato con Piero Piccioni.

Piccioni era un noto musicista jazz (col nome d'arte Piero Morgan), fidanzato di Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, il Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e massimo esponente della Democrazia Cristiana.

Il nome di "biondino" era stato attribuito al giovane da Paese Sera, in un articolo del 5 maggio, in cui si raccontava di come il giovane avesse portato in questura gli indumenti mancanti alla ragazza assassinata. L'identificazione con Piero Piccioni era un fatto noto a tutti i giornalisti, ma nessuno ne aveva mai svelata l'identità al grande pubblico. Su Il merlo giallo, testata neofascista, era addirittura apparsa già ai primi di maggio una vignetta satirica in cui un reggicalze veniva portato in questura da un piccione, un chiaro riferimento al politico e al delitto.


La notizia suscitò clamore perché venne pubblicata poco prima delle elezioni politiche del 1953.

Piero Piccioni querelò per diffamazione il giornalista e il direttore del giornale, Fidia Gambetti. Cesarini Sforza venne sottoposto ad un duro interrogatorio. Lo stesso PCI, movimento di riferimento del giornale e unico beneficiario dello scandalo, disconobbe il giornalista, che venne accusato di "sensazionalismo" e minacciato di licenziamento. (QUINDI ANCHE LO STESSO PCI SEMBRA VOLER COPRIRE E INSABBIARE TUTTO... CHISSA' COME MAI?)

Nemmeno sotto interrogatorio Cesarini Sforza citò mai direttamente il nome della fonte da cui ufficialmente veniva la notizia, limitandosi ad affermare che provenisse da "ambienti dei fedeli di De Gasperi".


Anche il padre del giornalista, un influente docente di filosofia all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", suggerì al figlio di ritrattare, consiglio vivamente sostenuto anche dal celeberrimo "principe del foro" Francesco Carnelutti, che aveva preso le parti dell'accusa per conto di Piccioni.


L'avvocato di Sforza, Giuseppe Sotgiu (già presidente dell'Amministrazione provinciale di Roma ed esponente del PCI) si accordò col collega e il 31 maggio, Cesarini Sforza fu costretto a ritrattare le sue affermazioni. Come ammenda, versò 50 mila lire in beneficenza alla Casa di amicizia fraterna per i liberati dal carcere, ed in cambio Piccioni fece cadere l'accusa.


Il 6 ottobre 1953, sul periodico scandalistico Attualità, il giornalista e direttore della testata Silvano Muto pubblicò un articolo, La verità sul caso Montesi. Muto aveva condotto un'indagine giornalistica nel "bel mondo" romano, basandosi sul racconto di una attricetta ventitreenne che sbarcava il lunario facendo la dattilografa, tal Adriana Concetta Bisaccia. La ragazza aveva raccontato al giornalista di aver partecipato con Wilma ad un'orgia, che si sarebbe tenuta a Capocotta, presso Castelporziano e non distante dal luogo del ritrovamento. In quell'occasione avevano avuto modo di incontrare alcuni personaggi famosi, principalmente nomi noti della nobiltà della capitale e figli di politici della giovane Repubblica Italiana.


Continuano ad essere ritrovati corpi di donne su quella spiaggia.

Forse è questo che voleva dire Rino. Non si riferiva solo al caso Montesi, ma a decine di altri casi che evidentemente continuano a verificarsi a Capocotta... O forse voleva dire che è una situazione "emblematica" di tutto quello che succede in Italia.


Potremmo continuare perchè ci sono altre canzoni molto più significative e piene di messaggi, come Gianna. Ma terminiamo qui perchè per capire queste canzoni occorre avere una conoscenza specifica di determinati fatti e situazioni.


Nuntereggaepiù censurata..

Forse però non molti sanno che la canzone Nuntereggaepiù, che nomina molti personaggi della politica, dello spettacolo, dello sport, della televisione... è stata censurata.


Inizialmente infatti l'elenco conteneva altri nomi



Questi nomi vennero cancellati dal testo della canzone.

Evidentemente, perché ancora più scomodi di quelli che furono lasciati.


Morte prematura...

Un personaggio come Rino non poteva vivere a lungo, e perse infatti la vita il 2 giugno del 1981 in un incidente d'auto. Poco tempo prima, come abbiamo già raccontato altrove, aveva avuto un incidente analogo, ma si era salvato. Aveva ricomprato un'auto identica ed ebbe un incidente dello stesso tipo; morì non tanto per l'incidente in sè, quanto per il ritardo con cui fu curato perchè negli ospedali della zona nessuno volle accoglierlo. Ben 5 ospedali si rifiutarono di curarlo, così come lui aveva scritto in una sua canzone, La ballata di Renzo; è stata applicata cioè, la "regola del contrappasso" dantesca di cui ci siamo già occupati in altri articoli.


La ballata di Renzo è un brano inedito, di cui peraltro si scoprì l'esistenza solo qualche anno fa. Dunque, all'epoca, solo gli "addetti ai lavori" (i produttori e le persone che lavoravano insieme al cantante) erano a conoscenza di quel brano. E solo chi conosceva la canzone poteva fare in modo che si realizzasse nella pratica, e in modo così dettagliato.


Quando qualche anno fa uscì la notizia della scoperta del brano inedito, i media si affrettarono subito a definirla una "profezia". I giornali scrissero che ne La ballata di Renzo "Rino aveva previsto e messo in musica, dieci anni prima, la propria morte". Ma sarebbe invece più oppurtuno affermare il contrario: la morte del cantautore è avvenuta esattamente come nella sua canzone, non perché quel brano fosse una profezia, ma perché qualcuno l'ha usata per applicare la regola del contrappasso.


Il Film

Di recente la RAI ha prodotto un film su Rino Gaetano.
Vediamo cosa dice la presentazione ufficiale del film sul sito Rai.


"Ci sono film su personaggi della musica che riescono a descrivere compiutamente lo spirito di un'epoca. È questo l'obiettivo della fiction Rino Gaetano. Ma il cielo è sempre più blu, una produzione Rai Fiction realizzata da Claudia Mori per la Ciao Ragazzi. L'interesse per Rino Gaetano e per la sua musica si è riacceso negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani, al punto di farne una figura di culto oltre la sua epoca. La fiction, che racconta in due puntate la sua biografia e la genesi delle canzoni più popolari, è uno spaccato della sua generazione, e trasmette un messaggio che può valicare i confini nazionali italiani, perché ancora oggi modernissimo".


In realtà guardando il film si capisce che è stato scritto al solo scopo di infangare l'immagine del cantautore. La sorella di Rino e la ex fidanzata, intervistate, diranno che il film racconta qualcun altro, rispetto al protagonista. Quello non era Rino, non era la storia d'amore tra lui e la fidanzata.

Vediamo perchè.


Messaggio "infagante" alla sua memoria

Anzitutto il film si apre con la scena di lui che sviene per aver bevuto troppo. E si chiude con le immagini di lui, ubriaco, che vaga senza meta alla ricerca di amici che oramai lo hanno abbandonato. Il messaggio è chiaro. Era un ubriacone.


Altre scene salienti del film sono queste:

  1. Dopo aver chiesto alla fidanzata di accompagnarlo a Stromboli per scrivere una canzone, dopo alcuni giorni in cui non combinava nulla tranne trattare male gli amici musicisti, e ubriacarsi continuamente, inveisce contro la fidanzata e la tratta male dicendo che non si sente capito
  2. Geniale poi come presentano il suo rapporto con le donne. Si fidanza. Mette le corna alla ragazza (Irene) con un'altra ragazza, stupenda e che lo adora, di nome Chiara. Irene li scopre a letto e lui che fa? Esce dalla stanza, parla con Irene e le dice "non preoccuparti, era solo una scopata". Poi abbandona Chiara senza dirle una parola nè salutarla, dopo giorni di idillio romantico. Dopo qualche anno incontra nuovamente Chiara. Mette nuovamente le corna alla fidanzata e abbandona nuovamente Chiara, ancora una volta senza una spiegazione e senza una parola. Verso la fine del film, abbruttito dall'alcol e senza una meta, tenta di recuperare il rapporto con Chiara e con Irene (tutte e due in contemporanea), ma entrambe lo abbandonano. Per giunta tenta di baciare Chiara proprio un giorno che lei lo trova ubriaco già al mattino presto. Chiaro è il messaggio: Gaetano era un superficiale.
  3. Altrettanto geniale poi come viene delineato il suo rapporto col padre. In una delle scene clou del film lui, all'apice del successo, mostra una casa al padre, ma il padre la rifiuta, perché non vuole la sua elemosina. E lui risponde arrabbiato "ma come, finalmente ora possiamo permetterci una casa come la gente normale e non uno schifoso sottoscala". Il messaggio qui è molto sottile ed è duplice: la gente che vive in un sottoscala non è normale. Un sottoscala fa schifo. Ma dietro a questo messaggio ce n'è un altro, molto più sottile: Gaetano, come tutti, una volta che ha avuto un po' di soldi e si è arricchito, non ha più rispetto per le condizioni della gente più povera che infatti viene definita "non normale". E infatti rinfaccia al padre di essere un poveraccio: "io non volevo diventare come te e ci sono riuscito... non vi voglio più vedere in quel sottoscala schifoso.." e aggiunge: "sei orgoglioso come tutti gli ignoranti". Dopodichè al padre prende anche un infarto. Quando il padre uscirà dall'ospedale, Rino ancora una volta lo tratterà malissimo e gli causerà un altro malore. In altre parole, lo descrivono come un pessimo personaggio, indelicato e ignorante che arriva a far ammalare il povero padre.


Altro aspetto curioso del film è che Rino ha una sorella, che nel film però non compare mai. Non compare mai neanche quando, nella parte finale del film, bussa alla porta di tutti gli amici, ubriaco e disperato, lasciato solo da tutti. Strano che Rino quel giorno non abbia pensato di telefonare anche alla sorella no?


Come è strana un'altra circostanza. Rino morì pochi giorni prima del suo matrimonio. Doveva sposarsi. In questo indegno e vergognoso film, invece, l'ultima scena del film mostra lui disperato e abbandonato da tutti.

Nessun cenno alla figura della sorella. Nessun cenno al matrimonio, ma anzi, viene presentata una vita completamente opposta.


Insomma, per essere un film che voleva valorizzare la figura del cantautore, la trama presenta tali e tanti inesattezze, buchi ed omissioni, che rimane una sola certezza: che il film è stato fatto unicamente per oscurare le ragioni della sua morte e il valore delle sue canzoni. Per infangarne la memoria quindi.


Chi ha prodotto il film, inoltre, ha appositamente evitato di inserire la figura della sorella, forse perchè è l'unica della famiglia rimasta ancora viva, e che avrebbe potuto creare guai giudiziari agli autori del film, se la sua immagine fosse apparsa troppo deformata dalla fiction.


In conclusione, cosa rimane dopo la visione del film? L'idea che fosse un ubriacone, anche egoista, non troppo intelligente, che ha scritto canzoni superficiali e senza senso.

Così non ci si stupisce se muore in un incidente. E se un giorno qualcuno dirà che è stato ucciso, la gente dirà: "ucciso? ma come? Era stato un incidente perchè beveva ed era ubriaco". Come succede per Pantani: "era un drogato, si è suicidato". Che poi le perizie abbiano dimostrato che il suo cuore era intatto non conta, per questo mondo dei mass media asservito ad una criminalità senza scrupoli. E che la sorella e la fidanzata di Rino dicano che quello non era Rino, che conta? L'obiettivo è riuscito. Milioni di italiani lo considerano un ubriacone che scriveva canzoni senza senso.


Il film è stato confezionato ad arte probabilmente per screditare la figura di un artista, proprio in un periodo particolare, ovverosia gli anni in cui, a seguito dei delitti del mostro di Firenze, si comincia a parlare della Rosa Rossa e dei suoi delitti.


D'altronde, una bella coincidenza che il film sia prodotto dalla Ciao Ragazzi, società che porta, guarda caso, l'acronimo dei RosaCroce e di Cristian Rosenkreutz (CR).


Di recente poi è uscito un dvd "Figlio unico", uscito insieme alla raccolta il 02.11.2007. Giorno dei morti e data a somma 13. Un altro bello scherzetto combinato ai danni di Rino. Tanto per mettere di nuovo una firma, se ce ne fosse bisogno. Il dvd contiene molti filmati, tra cui questo con Morandi:




Rino a un certo punto dice: "Io conosco anche il profumo dei ministri". Una frase senza senso per i più. Un non sense, appunto, di quelli tipici di Rino. E invece no. Infatti Morandi si guarda intorno impaurito e cambia subito discorso, spostandosi di nuovo sull'ironia. "Qui non possiamo parlare di ministri, parliamo solo di canzoni. No, ma parliamo della tua ironia".


Ma noi che conosciamo il sistema, riteniamo che il film sia l'ulteriore vittoria di Rino Gaetano. Rino era così grande e così bello, che hanno cercato di distruggerlo anche da morto. Perché indubbiamente le sue canzoni, come del resto aveva predetto anche lui, fanno più paura ora che quando era vivo. Ora infatti le possiamo capire.


E a Venditti che, in questi ultimi tempi, ha affermato che la causa della morte di Rino è stata la cocaina (se ne è ricordato dopo quasi trenta anni) possiamo rispondere una cosa. Strano, Antonello, che ti ricordi dopo tanti anni della cocaina. In realtà la sai bene quale è la verità: lui ha avuto quel coraggio che pochi hanno, di andare contro il sistema fino a farsi uccidere per non rinnegare i suoi ideali.


Quel coraggio che molti di quelli che oggi hanno successo certamente non hanno avuto.


La ballata di Renzo

Quel giorno Renzo uscì,

andò lungo quella strada

quando un’auto veloce lo investì

quell'uomo lo aiutò

e Renzo allora partì

verso un ospedale che lo curasse per guarìr.

Quando Renzo morì io ero al bar

La strada era buia

si andò al San Camillo

e lì non l'accettarono

forse per l'orario

si pregò tutti i Santi

ma s'andò al San Giovanni

e lì non lo vollero per lo sciopero

Quando Renzo morì

io ero al bar era ormai l'alba andarono al policlinico

ma lo si mandò via perchè mancava il vicecapo

c'era in alto il sole

si disse che Renzo era morto

ma neanche al Verano c'era posto

Quando Renzo morì

io ero al bar,

al bar con gli amici bevevo un caffè.


da: poteriocculti


Commenti

MicheleR

Udite udite! Ho scoperto un nuovo particolare riguardo alla vicenda Rino Gaetano. Tutti sappiamo che ci sono stati artisti nella storia di Sanremo che si sono permessi di "giocarci" e che naturalmente hanno vinto, anche se il primo premio ufficiale (ovviamente) non è andato a loro (vedi Pitura Freska e Elio e le storie tese). La vicenda di Rino Gaetano è simile. Diverte, scherza, sblocca la monotonia del festival e si classifica 3° (!!!) con 17 (!!!) [1+7=8!!!] voti della giuria contro i 34 dei Matia Bazar e i 30 della Oxa. Nel giro di due mesi sarà primo in classifica e vi rimarrà per altri quattro.

Rino, che non voleva partecipare a Sanremo, voleva portare "nuntereggae più", canzone con i nomi del futuro scandalo P2. Canzone che era stata già censurata (per i nomi di Sindona & C.) in fase di registrazione.


Coincidenza, avvertimento ? Il dubbio c'è.


Altro fatto curioso, tratto da una Biografia del 2001:


Racconta Bruno Franceschelli (grande amico di Rino): "l'8 gennaio 1979 eravamo di ritorno verso casa in località Castel Giorgio; eravamo andati a trovare Mimì (altro amico di Rino). C'era la neve, Rino era alla guida della sua Volvo 342 Bianca (la prima) quando all'improvviso sbucò in contromano in una curva un fuoristrada Rover, che ci venì addosso e ci fece sbandare addosso al guardrail (che è ancora ammaccato ad oggi). Il guardrail era a ridosso di uno strapiombo. Tornati a Roma andammo subito ad avvisare i Carabinieri [...]"


Una coincidenza? Nessun testimone, un fuoristrada in contromano, uno strapiombo, data la cui somma è 8...


betelges

se c'è qualche francofono traduca per bene non mi fido dei traduttori automatici:)..soprattutto in questi casi...


Dans le chateau
q'on apercoit sur la montagne
tellement macabre
à tel point que il semble un bagne
le baron joue aux carte et bois sec
la marquise sorcière du village
lady Ann oui je viens
oui je viens bientot
je viens porquoi parce-que
mr smith c'est bien moi
puor toi je chantrai
touts mes beaux refrain


spero solo che la famosa AC della villa non sia lady Ann....


FabioTheNewOrder

Nel castello
che appare sulla montagna
così tanto macabro
a tal punto da sembrare una prigione
il barone gioca a carte e bastona duramente
la marchesa stregona del villaggio
Lady Ann, si, arrivo
si arrivo subito
io vengo perchè (intraducibile: pourquoi si traduce perché nelle frasi interrogative, parce-que é sempre perché ma solo nelle affermative)
Mr. Smith sono di certo io
per te io canterò
tutti i miei bei ritornelli


IbridMind

Avendo partecipato come comparsa alla fiction mi son reso conto di persona di come la produzione e la regia, o meglio l'aiuto regia (il regista è stato presente pochissime volte) era intenta a "dipingere" la storia e non a raccontarla.


Me ne son reso conto dalla mancanza nella storia della presenza della sorella, mi puzzava.. e dall blandezza con cui dipingevano la storia d'amore, con una Laura Chiatti che quando di mattina la vedevi, ti dovevi scansare tanta era la foga cocainomane che motivava i suoi passi e il suo lavoro...

Riguardandomi poi una mattina un video di Rino su youtube mi son ricordato che anche quando era in vita era abitutatissimo a esser trattato, nelle sue apparizioni televisive, dal mitico Corradone nazionale in un mode che... beh giudicate voi stessi:



Dalto

Giorni fa sono andata a rivedere l'albero contro il quale Rino Caetano si è schiantato.

L'albero è sulla Nomentana, direzione Porta Pia, dopo l'incrocio con Viale XXI Aprile, circa il 4° sulla destra. In realtà non c'è più. e' rimasto un tronco ed un ramo che sta crescendo. Lo hanno tagliato con altri alberi sulla Nomentana. E' lui l'albero, perchè lo conosco, per anni i familiari hanno messo vasi e fiori ed anche una targa . Ora non c'è più nulla,ma su quel tronco sono rimasti chiodi ed anelli che reggevano i vasi.

Un altro particolare: nell'albero precedente, anni dopo, si è schiantato un ragazzo, credo giapponese,o comunque orientale. Aveva completamente divelto l'albero.

era davvero una pena vedere quei due alberi circondati di fiori. Il nome dell'altro ragazzo proprio non lo so, neanche l'anno,ma eravamo negli anni '80.


desperada74

riguardo alla canzone "berta filava"..

è una canzone dedicata a Crotone sua Città d'origine...

era la denuncia contro 2 stabilimenti metallurgici, Pertusola e Montecatini.

hanno avvelenato la città, negli ultimi anni sono nate diverse associazioni per le vittime dello smaltimento "ASSASSINO" delle scorie prodotte da questi stabilimenti.

furono chiusi negli anni 90 , anche se qualche reparto rimase ancora in funzione.
Berta filava è un detto popolare nato da una leggenda ...

è un modo di dire ancora in uso a Crotone e provincia, si usa per indicare chi vive fuori dalla realtà e non si interessa di ciò che accade intorno.

inserisco i link che riguardano lo scandalo dei 2 stabilimenti di Crotone che facevano parte del gruppo Edison...
Comunque le vittime sono state davvero moltissime, tra i dipendenti e altri cittadini.
persino le scuole pubbliche sono state costruite con le scorie pericolose.

tutto questo Rino lo sapeva già nel 1976 e con Berta filava voleva proprio inviare un messaggio a tutti i Crotonesi alla ribellione e aprire gli occchi, era una denuncia!!!!

per questo usò quell'espressione popolare : e Berta filava...........






Stefania Nicoletti

Altri messaggi in bottiglia...

Rino intervistato da Enzo Siciliano nel corso del programma "Quadernetto romano" (1978)


In morte di Rino Gaetano. Alcune "coincidenze" intorno alla sua morte...

Rino Gaetano muore il 2 giugno 1981, in un incidente avvenuto alle 3,55.


Si schianta contro un camion Fiat 650 guidato da un commerciante di nome Torres, con la sua Volvo 343 targata "Roma Z40932".
Rino nelle sue canzoni metteva in musica, sia pure in forma simbolica, il modus operandi dell'organizzazione chiamata "Rosa Rossa", nata nel 1887 nell'ambito della Golden Dawn (Alba d'Oro).

Nulla di strano in ciò.


I Rosacroce, compresa la Golden Dawn e la Rosa Rossa, parlano in forma simbolica. Anzi, potremmo dire che parlano da secoli solo in forma simbolica, per mezzo di messaggi veicolati nell'arte, nella letteratura, nel cinema, nell'architettura.

Nascondono significati rosacrociani le opere di Botticelli, Giorgione, Leonardo in pittura; in musica è sufficiente ricordare "Il flauto magico" di Mozart; in letteratura l'opera simbolo dei Rosacroce è La Divina Commedia che, come dice Eliphas Levi, è un'immensa allegoria rosacrociana, dove compare per la prima volta, in modo esplicito, il simbolo dei Rosacroce: la candida Rosa. La candida Rosa è costituita dai beati, a cui Dante arriva, negli ultimi canti del Paradiso, guidato da San Bernardo (il creatore della regola templare, un ordine strettamente legato a quello dei Rosacroce).

Ed è proprio alla legge dantesca del contrappasso che si ispira la massoneria rosacrociana quando dà la morte a qualcuno.


A morire con la legge del contrappasso, nel campo artistico, ricordiamo:

  • Antoine de Saint-Exupéry, che scomparve in volo, perché il suo libro "Il piccolo principe", ove lui fa riferimento ad una rosa rossa, mangiata da una pecora, narra proprio di un aviatore;
  • James Dean, che morirà in una Porsche 550 che porta il numero 130, così come muore il protagonista del film "Gioventù bruciata";
  • Brandon Lee, che morirà durante le riprese di un film in cui la pistola di scena, anziché essere caricata a salve, è caricata con pallottole vere; una scena che era ripresa da un film in cui aveva partecipato il padre, Bruce Lee, anche lui morto in circostanze che definire poco chiare è un eufemismo.


Rino, con le sue canzoni, fece né più né meno come fanno tutti. Espresse il suo pensiero in musica, in forma simbolica.

Sono simbolicamente importanti tre canzoni, tratte dall'album "Mio fratello è figlio unico": Rosita, Cogli la mia rosa d'amore, Al compleanno della zia Rosina, ove sono descritti, in forma simbolica, alcuni dei meccanismi operativi della Rosa Rossa (per chi volesse approfondire, ne abbiamo già parlato in questo articolo: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/12/blog-post.html).


Prima coincidenza. Muore rifiutato da 5 ospedali, tra cui il San Giovanni e il San Camillo, in circostanze molto, troppo, simili, a quelle raccontate nella sua canzone "La ballata di Renzo". Ne La ballata di Renzo, infatti, il protagonista muore rifiutato dagli ospedali San Camillo e San Giovanni.


Seconda coincidenza. Muore sulla Nomentana, strada che deve il suo nome alla città di Nomentum, colonia di Alba Longa.


Terza coincidenza. Si schianta contro un camion in prossimità di un platano. Il Platano è un albero associato a Venere, perché nella mitologia greca Zeus incontrava Venere sotto un platano; il pianeta Venere è associato a Lucifero, ed era anche noto come "stella del mattino", perché sorge poco prima del sole. All'alba appunto.


Tutti questi riferimenti portano alla Golden Dawn, o Alba d'Oro. Ricordiamo anche che Stella del Mattino è il nome di una filiazione della Golden Dawn, cui appartaneva il mago Aleister Crowley.


Quarta coincidenza. L'incidente avviene in una località non troppo lontana dal luogo dove era morto in circostanze analoghe Fred Buscaglione. E ancora una volta possiamo notare una coincidenza curiosa, perché Rino aveva cantato alcuni pezzi di Buscaglione. Non a caso un giornale intitolò il pezzo della sua morte "Rino Gaetano come Fred Buscaglione".

Fred Buscaglione muore il 3 febbraio 1960 in un incidente all'angolo tra via Paisiello e via Rossini, scontrandosi con una Lancia Esatau.

Il nome della Lancia Esatau deriva da "esagramma" e Tau (croce), due simboli fondamentali per la Golden Dawn: l'esagramma, o Stella di David, e la Tau, la 22esima lettera dell'alfabeto ebraico, che rappresenta la Croce, al cui centro c'è - nella simbologia rosacrociana - la Rosa Rossa.


Quinta coincidenza. Entrambi i cantanti muoiono all'alba.


Sesta coincidenza. Anche il protagonista della ballata di Renzo muore all'alba, e verrà sepolto al Verano, come Rino.


Settima coincidenza. I funerali di Rino si svolgono nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù. E la rosa rossa rappresenta... il cuore di Gesù.


Ottava coincidenza. L'edificio dove Rino abitava, a Crotone, si trasformò in un albergo ristorante. Il nome? La casa di Rosa.


Nona coincidenza. La Rai produce fiction su Rino Gaetano, ne stravolge vergognosamente la vita facendolo passare per un drogato, trasfigura il rapporto col padre descrivendolo falsamente come un rapporto conflittuale, lo fa passare per un traditore incallito, solo e senza amici (mentre invece, pochi giorni dopo quel fatidico 2 giugno, si sarebbe dovuto sposare); la fiction è prodotta dalla Ciao Ragazzi, casa produttrice che ricorda molto l'acronimo rosacrociano CR, ed è realizzata da Claudia Mori, che ha due figlie: Rosita e Rosalinda. RR.


Coincidenze, ovviamente.
Quante possibilità c'erano, statisticamente, che Rino morisse esattamente come descriveva in una sua canzone? Statisticamente
zero.

Ma alla conferenza di domani, sicuramente assisteremo a persone che daranno la colpa della morte di Rino alla malasanità.


Inoltre ricordiamoci che Rino disse “vogliono mettermi il bavaglio ma non ci riusciranno”; e disse anche che le sue canzoni sarebbero state capite un giorno, quando la gente si sarebbe domandata cosa succedeva sulla spiaggia di capocotta.


A cosa alludeva Rino?
Chi voleva mettergli il bavaglio?
E perché?
Se cantava della canzoni senza senso, perché qualcuno voleva farlo zittire?
Per gli anticomplottisti ad oltranza, si sa, Rino forse delirava (del resto non era un ubriacone, come ce lo ha presentato la fiction della RAI?)
E chissà a chi alludeva dicendo che qualcuno voleva mettergli il bavaglio.
Forse la zia rosina, che rincoglionita dagli anni, non gradiva che lui strimpellasse per casa?
O magari Gianna che, riteneva violata la sua privacy ora che Rino aveva messo in musica la sua passione per il tartufo.


Resoconto della conferenza su Rino Gaetano.

Con qualche breve riflessione su complottismo e anticomplottismo.

di Paolo Franceschetti



La conferenza su Rino Gaetano, più che una conferenza sul cantautore, è stato un convegno su complottismo e anticomplottismo.


Mi limito qui ad alcune veloci considerazioni, premettendo due cose.

  1. Primo. Che non sarò imparziale. Essendo coinvolto in prima persona è ovvio che filtrerò le cose con i miei occhi (il che è una premessa ovvia, ma inevitabile).
  2. Secondo. Qualora dicessi qualcosa che dà fastidio a uno dei relatori intervenuti, darò loro ogni ampio diritto di replica, pubblicando un articolo sul blog, di qualsiasi contenuto.
  3. Terzo. Quand'anche riferisca male o in modo parziale, alcune cose, pubblicheremo a breve il video integrale della conferenza.


Veniamo quindi alla conferenza.


Come ho detto, è stata una conferenza non su Rino Gaetano, ma su "complottismo e anticomplottismo". Sono intervenuti tre relatori oltre me, tutti rigorosamente anticomplottisti.


Vediamoli.

Prof. Egidio Maria Eleuteri. Storico dell’arte. Coinvolto in alcune vicende giudiziarie importanti, persona vicina a Berlusconi e che – raccontava ai presenti – la sera prima ha cenato con Bertinotti (quindi, presumiamo, persona abbastanza vicina alle stanze del potere, sia di destra che di sinistra), non si è mai accorto che esistono dei poteri occulti oltre alla mafia. E nonostante sia stato coinvolto in alcuni processi, non ha mai notato che i giornali raccontano un mucchio di cazzate e distorcono la verità, né si è mai accorto che le persone vengono accusate, condannate, inquisite, per motivi diversi rispetto a quelli che ci raccontano. Insomma, un’anima candida.

Amedeo Longobardi. E’ un antropologo e criminologo. Di recente si è occupato del delitto di Erba, ma ha un’esperienza di diversi anni nel campo della criminologia. Astro emergente della criminologia italiana, è destinato a fare carriera, e scommetto che lo vedremo presto alle Tv nazionali, e nei principali quotidiani. Lui non è un’anima candida, perché si occupa di satanismo, omicidi, serial killer, quindi è spesso a contatto con il “male”; e chi sta a contatto con questi fenomeni, come accade a me, perde la sua ingenuità e il suo candore definitivamente. Quindi il male lui lo vede. Quello che invece non vede, come Eleuteri, sono i disegni unitari di organizzazioni complesse al di sopra della politica e dell’economia. Longobardi, insieme alla criminologa Roberta Bruzzone, altro astro emergente della criminologia italiana, ha fondato la Divisione Crimini occulti, con lo scopo di analizzare i delitti rituali ( http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2010/05/31/1164797-nasce_team_esperti_indagare_delitti_dell_occulto.shtml ).

Da notare che i delitti rituali non sono mai esistiti nella letteratura scientifica (non ce n’è traccia né nel manuale operativo della FBI, né nei testi di criminologia adottati nelle scuole di polizia e nelle unversità italiane); fino a qualche tempo fa se su Google digitavi la voce “omicidio rituale” venivano fuori solo una marea di articoli sull’omicidio del piccolo Simonino da Trento, di qualche secolo fa. Ora, a quanto pare, qualcuno si è accorto che esistono degli omicidi rituali, anche se, manco a dirlo, il fenomeno secondo la DCO è limitato ad alcuni gruppuscoli di giovani depravati. Niente di preoccupante, insomma. Staremo a vedere se questo team di esperti individuerà tracce di ritualità nei delitti e nelle morti non solo di Rino Gaetano, ma di Pantani, Pasolini, dell’onorevole Fragalà, dei testimoni di Ustica, delle centinaia di omicidi in ginocchio che infestano come una piaga tutte le nostre città, fino a delitti di persone meno famose come quello di Carla Molinari a Varese, ecc...

Toni Malco. Cantautore e attore. Era amico intimo di Rino Gaetano e presente alla scena il giorno dell'incidente.


Alcune delle "perle" che ho raccolto in questa conferenza.


  1. “Falcone lo sanno tutti che è stato ucciso dalla mafia”.
  2. “Il problema italiano è il primato dell’economia sulla politica”. Alla domanda su “quando mai la politica ha prevalso sull’economia”, la risposta è stata: “fino a dieci anni fa”. La seguente affermazione, idonea a far ridere per mezz’ora qualunque complottista, viene da Eleuteri; che a quanto pare è un’anima candida.
  3. “Ci sono dei poteri criminali, in Italia, e questo è noto a tutti. E’ la mafia”.


Quando ho visto l’elenco dei relatori che, nel corso delle settimane, si sono aggiunti alla conferenza, non ho avuto dubbi che questa si sarebbe trasformata in un dibattito sul complottismo, anziché in un dibattito o una celebrazione di Rino Gaetano.


Confesso che sono stato tentato di non andare, ma poi non l’ho fatto perché ciò poteva dare la sensazione di voler evitare il contraddittorio.


In realtà io non sarei andato, solo perché volevo evitare che il nome di Rino venisse infangato o che una conferenza su di lui venisse piegata e strumentalizzata diventando un mezzo con cui si faceva un dibattito sul complottismo.


Davvero, è interessante sentire i discorsi degli anticomplottisti e vedere come reagiscono di fronte a motivazioni e argomentazioni storiche e sociologiche, e in effetti, dal mio punto di vista, ho potuto ascoltare con interesse le argomentazioni degli anticomplottisti. Il problema era che quella non mi pareva proprio la sede adatta; inoltre non c’erano i tempi giusti per un dibattito del genere, che dovrebbe essere serio e approfondito, e non limitato ad alcune battute ad effetto.

Ero curioso di ascoltare cosa si sarebbe detto, nell’inevitabile momento in cui si sfociava nell'argomento “Rosacroce e Rosa Rossa”, ma la delusione è stata grande.


Il professor Eleuteri, che pure aveva la spilletta del Rotary Club appuntata sulla giacca, non conosceva i Rosacroce, e non è riuscito a collocarli temporalmente. Come dire che il professore non sa che l’acronimo RC era un obbligo imposto dai Rosacroce per chiamare le organizzazioni da loro fondate, e tale obbligo è sancito per iscritto fin dai manifesti rosacrociani del 1614.


Longobardi invece ha provato a contestare le mie tesi scendendo sul terreno di un delitto come quello di Erba, che lui conosce bene, ma in tal modo utilizzando un metodo e un argomento sbagliato; perché è come voler contestare l’esistenza della mafia dimostrando che Borsellino non è stato ucciso dalla mafia, cioè utilizzare un singolo delitto per contestare l’esistenza di un sistema criminale diffuso nei secoli. In realtà, se si parla di Rosa Rossa, l'analisi deve scendere sul terreno storico, e sulla comparazione di una nutrita serie di delitti e di casi giudiziari, nonché sull'analisi di documenti, anche storici.

Da questo punto di vista la conferenza è stata una delusione perché nessuno degli argomenti portati forniva spunti di riflessione.


Ora la domanda che mi sono posto è questa.

La conferenza era su Rino Gaetano. Premesso questo, dato che nessuno dei relatori ha dimostrato particolare affetto o interesse per la figura di Rino, c’è da domandarsi il motivo per cui abbiano voluto intervenire alla conferenza.

I motivi non li so, ma mi è facile intuire le motivazioni di Eleuteri e Longobardi.

Quando cerco di capire un fenomeno, adotto la tecnica di un vecchio detto indiano: prima di giudicare una persona, devi camminare per tre mesi nelle sue scarpe.


Bene.

Allora ho provato a camminare "metaforicamente" nelle scarpe di tutti e tre i relatori.


Partendo dalla premessa che siano tutti in buona fede, e che fossero mossi dall'animo di creare un dibattito costruttivo, mi è facile calarmi nei panni di Eleuteri, persona che è stata in un determinato ambiente per decenni, e che in questi anni della sua vita vede crollare alcune delle sue certezze. Facile capire allora il perché sia venuto alla conferenza con motivazioni del tipo “non ci credo”, “ penso che non sia possibile”.

Mi è facile capire anche il punto di vista di Longobardi. Finché si rimane nell’ottica di singoli delitti e singole vicende, infatti, si cerca sempre una spiegazione plausibile e “normale” a fatti apparentemente strani e curiosi. Solo dopo molto tempo si comincia a capire che sono troppi i fatti che non quadrano razionalmente per poter continuare ad attribuire tutto al caso; e quindi si inizia a cercare una spiegazione unitaria. Ora, questa spiegazione unitaria è non solo apparentemente folle e illogica secondo le regole cui ci hanno abituato nei nostri corsi di studio, ma è anche complicata da trovare, da comporre, da studiare. Quindi il suo atteggiamento è perfettamente comprensibile.

Allora, alla domanda “che interesse avevano a partecipare”, si può rispondere in tanti modi: curiosità, voglia di dibattere, voglia di provocare, studiare il personaggio che avevano di fronte, oppure, semplicemente, sentirsi investiti della divina missione di salvare il mondo dalle follie dei complottisti, come sembra di leggere tra le righe in un recente articolo su “Il tempo” in cui veniva intervistato Longobardi che spiegava la pericolosità di certe teorie che si rifanno a Icke.

Questo il link all’articolo in cui viene intervistato Longobardi:


Forse anche io, qualche anno fa, avrei potuto partecipare ad un dibattito sul complottismo dicendo le cose che dice Longobardi o che dice Eleuteri.

Quello che invece non riesco a capire, e che probabilmente non capirò mai, pur camminando trenta anni nelle sue scarpe, è l’atteggiamento di Toni Malco.


Era un amico di Rino dice lui. Bene.

Questo ex amico di Rino è venuto alla conferenza e ha ripetuto almeno dieci volte “Rino era ubriaco, Rino beveva, Rino si sbronzava”.

Strana posizione la sua.

Dice che le canzoni di Rino avevano un significato; ma se io gli dico che questo significato era quello di veicolare messaggi sulla RR, dice di no. Allora quale significato avrebbe la canzone Rosita, o Al compleanno della zia Rosina, che sembrano apparentemente delle frasi senza senso? Non si sa. Non l’ha detto.

Non una parola bella, non una lode, su Rino. Solo che si sbronzava.


Molti hanno notato, poi, un particolare del suo racconto: racconta Toni Malco di aver visto Rino accasciarsi su un lato; in altre parole Toni avrebbe avuto la vista così acuta da poter vedere – di notte - Rino che si accasciava su un fianco. Una testimonianza che, credo, qualunque avvocato in un tribunale smonterebbe in tre nanosecondi, dopo aver fatto delle domande sulla distanza a cui seguiva Rino, sulle condizioni di luce in quella zona, ecc...


Allora ecco... mi sono fatto delle domande facendo un paragone. Anni fa morì di AIDS un mio amico siciliano, Giovanni. Che reazione avrei io, se oggi qualcuno venisse a dire, scrivendolo su un blog e andando a raccontarlo ad una conferenza, che il mio amico è morto assassinato dalla mafia perché era scomodo?

Andrei alla conferenza a smentirlo?

No di certo.


Certo poi non andrei a dire pubblicamente “Giovanni era un drogato”, “Giovanni si bucava”.
Per il semplice fatto che sono suo amico, e allora lascerei che ciascuno dica di Giovanni quello che vuole.
Specie se quello che dicono in giro è che sia un eroe, che sia uno che ha pagato un prezzo per ribellarsi al sistema.


Certo, non direi una balla, raccontando che non era un drogato; ma altrettanto certo è che non calcherei la mano su quell’unico particolare.

Preferirei ricordare la sua dolcezza, la sua intelligenza, il suo coraggio per disintossicarsi e l’affetto e l’amicizia che mi mostrava.


Lo ricordo con un misto di piacere e di senso di colpa, perché l’ultimo giorno che lo vidi, ricordo che le ultime parole che gli dissi furono “non mi sciupare il giornalino” (in quanto aveva l’abitudine di stropicciarmi le pagine dei miei Tex).


Allora, sentendo qualcuno che va in giro per l’Italia a cantare le bellezze del mio amico, penserei: “Non so, Giovanni, se sia vero quel che dice quel matto, che tu sei un eroe, ma forse lo eri. E scusami per averti detto solo “non mi sciupare il giornalino””.

Questo direi, e in fondo sarei anche orgoglioso che la sua morte non sia dovuta solo alla droga, ma ad un motivo più nobile.


Mi hanno riferito che anche alcuni familiari di Rino Gaetano rifiutano ciò che dico e dicono addirittura di provare schifo per le cose che dico.

E la loro posizione la posso comprendere, derivando in parte da paura, in parte da un rifiuto di vedere la realtà, in parte ancora, forse, dalla ostinata volontà di vedere il mondo più pulito di quello che è, rifiutandosi di pensare che qualcuno possa aver ucciso un loro caro.

Ma l’amico no.

Quello non riesco proprio a capirlo.


Si celebra la morte di Rino Gaetano, si dice che è un grande, che è una persona eccezionale, un eroe, che è morto per un ideale grande, e lui che fa?

Viene a dire che Rino, in fondo, era una persona normale.

Ed era un ubriacone.


Nessun senso di colpa, per averlo fatto guidare in stato di ubriachezza e non avergli impedito di prendere l’auto.

Nessuna parola bella, nessuno spunto per poter ricordare la grandezza di un personaggio, nel giorno della sua morte.

In altre parole, ha fatto esattamente lo stesso gioco che ha fatto la fiction della Rai.


La cosa è assurda, poi, perché basterebbe un po’ di tempo, qualche giorno o qualche mese, per studiare questo fenomeno della Rosa Rossa, basterebbe vedere in che modo sono morti molti personaggi in Italia (in modo identico a Rino), basterebbe sentire anche le dichiarazioni recenti di Veltroni, che ha detto che esiste un'unica mano (entità, l'ha chiamata) dietro ai tanti, troppi incidenti stradali di personaggi scomodi, per farsi venire non dico la certezza, ma perlomeno qualche dubbio.


Se si può capire l’atteggiamento di Eleuteri e di Longobardi, troppo attaccati al loro mondo e alle loro teorie per poter guardare oltre il loro naso, mi è difficile capire come un “amico” non si sia mai detto “cazzo... vediamo cosa è questa Rosa Rossa; vediamo se questo avvocato è un visionario o se non c’è qualche cosa di vero... sta a vedere che Rino era più grande di quello che pensavo”.

Peraltro io sarei orgoglioso di dire che avevo un amico come Rino; mentre sarei un po’ meno orgoglioso di andare a dire “Rino era un ubriacone”. Specie considerando il fatto che, grazie alla fiction della Rai, Rino è considerato un ubriacone da milioni di italiani, e solo pochi la vedono in un altro modo.


Quindi l’intervento di Toni Malco, oltre ad essere incomprensibile, era inutile. Per sporcare l'immagine di Rino, era sufficiente stare zitto, anche perché credo che il pubblico fosse abbastanza pronto a recepire la mia idea, piuttosto che la sua.


Mi viene in mente allora forse cosa volesse dire Rino con la canzone “Escluso il cane”.

La canzone dice:

chi mi dice ti amo, ma escluso il cane, non rimane che gente assurda, con le loro facili soluzioni, nei loro occhi c'è un cannone, e un elisir di riflessione.

Pensando alla canzone Escluso il cane, da oggi in poi penserò che era Toni Malco. Con le sue facili soluzioni, con le sue riflessioni; e penserò ai suoi occhi, ma soprattutto alla sua bocca, in cui ho visto un cannone.


Allora penso che Rino fosse un grande in questo.

Probabilmente nella sua canzone alludeva ai suoi amici: Toni Malco e Venditti (che da poco ha dichiarato che Rino si faceva di cocaina).


Rino era grande anche in questo. Preveggente anche sulle amicizie. Amicizie troppo piccole per poter capire la grandezza di Rino, che giustamente, per questo, si sentiva solo. Talmente piccole, da continuare a propinare “facili soluzioni” anche il 2 giugno.


Ciao Rino.
Ci sono voluti trenta anni... ma alla fine abbiamo capito.


Escluso il Cane

Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
ma togli il cane
escluso il cane
tutti gli altri son cattivi
pressoché poco disponibili
miscredenti e ortodossi
di aforismi perduti nel nulla
chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
se togli il cane
escluso il cane
non rimane che gente assurda
con le loro facili soluzioni
nei loro occhi c'è un cannone
e un elisir di riflessione
e tu non torni qui da me
perché non torni più da me
Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
ma togli il cane
escluso il cane
paranoia e dispersione
inerzia grigia e films d'azione
allestite anche le unioni
dalle ditte di canzoni
e tu non torni qui da me
perché non torni più da me


Ribadisco che ciascuna delle persone da me menzionate potrà replicare, e la replica verrà pubblicata sul blog, se lo desiderano, garantendo a ciascuno di loro di poter scrivere qualsiasi cosa.


p.s.: Fra qualche giorno, appena sarà pronto, pubblicheremo il video integrale della conferenza.



novus

Casa Pound, giù le mani da Gaetano

Parla il nipote del cantautore di «Gianna»


Il primo fu Capitan Harlock, il pirata libertario creato dalla sapiente mano di Lejii Matsumoto. Poi è toccato a Jack Kerouac, l'autore di On the road, il padre della Beat generation. Adesso, dopo una breve incursione financo nel mito del Che, gli «art directors» (sic!) di Casa Pound, ci provano con Rino Gaetano, il songwriter crotonese morto tragicamente 29 anni orsono, il 2 giugno 1981. E questa «appropriazione indebita» delle canzoni e dell'immagine di Gaetano si protrae da oltre un anno. Da quando - era l'aprile del 2009 - nell'approssimarsi dell'anniversario della scomparsa del cantautore, i muri della capitale vennero tappezzati da migliaia di manifesti: un'effigie stilizzata di Gaetano in campo azzurro, la tartaruga di Casa Pound e il simbolo di Radio bandiera nera (anch'essa usurpata, per l'esattezza da Radio Black Out di Torino).


Da allora, un profluvio di iniziative, concerti, attacchinaggi perché, dicono a Casa Pound, «Rino Gaetano era un uomo libero che nelle sue meravigliose ballate ha sempre messo la voglia di rivincita per un mondo migliore, un mondo non conforme, proprio come noi. Aveva la nostra stessa filosofia di vita». Nulla di più falso e tendenzioso. Lo dice la storia e la musica di Rino Gaetano. E lo ribadisce a chiare lettere la famiglia del cantante.


Danilo Scortichini è uno dei tre nipoti di Rino Gaetano, il secondogenito della sorella del cantante, Anna. Segue le orme dello zio e fa il musicista. E ricorda con affetto i tempi in cui lo zio lo portava in sala di registrazione. Da buon musicista, Danilo gira sempre col suo fido strumento a tracolla. È l'ukulele che Rino Gaetano portò sul palco di Sanremo nella memorabile performance di Gianna (1978). Danilo, non ci pensa due volte e improvvisa un pezzo del repertorio di Gaetano che egli ricorda nell'aspetto e nella musicalità in modo incredibile.


Il luogo scelto per incontrarlo non è casuale: via dei Volsci, culla dell'Autonomia romana, a San Lorenzo. «Perché - esordisce Scortichini - Rino guardava con simpatia al movimento del '77, aveva finanziato Radio Onda Rossa ed era anche un lettore abituale del manifesto». È irato, Scortichini, per la piega presa dagli eventi. Non manda giù questa strumentalizzazione dell'immagine dello zio per miseri fini di bottega politica. «Rino Gaetano è stato fino agli anni 90 messo nel dimenticatoio da tutti. Poi, d'un tratto, i media si sono accorti che forse quel cantautore, definito erroneamente nonsense, aveva predetto e denunciato in anticipo le malefatte del potere. Così è cominciata la frenetica corsa dei discografici a 'spolpare' le sue canzoni e gli scritti. Fino ai giorni nostri, quando una pletora di fanatici, con idee cancellate dalla storia, gli ha appiccicato il proprio marchio». Su un punto il nipote di Gaetano è intransigente: «È sbagliato utilizzare un artista quando questo non può difendersi perché morto. E non è giusto distorcere le sue canzoni, né strumentalizzarlo e, ancor meno, farlo passare per fascista.

Queste persone non hanno umanità e nemmeno i titoli per utilizzare quelle sue immagini, incollandoci sopra dei simboli e organizzando dibattiti in suo ricordo in posti dove si predica il razzismo e l'intolleranza. Sono luoghi di xenofobia mentre Rino Gaetano era uno xenofilo: basti ricordare il canto alla straniera Aida. Comunque, di concerto con la famiglia stiamo valutando la possibilità di adire le vie legali per tutelare l'onore e la reputazione lesa di mio zio».

D'altronde, la legge sul diritto d'autore è chiara: «Il ritratto di una persona nota non può essere esposto quando l'esposizione rechi pregiudizio all'onore, al decoro e alla reputazione della persona ritrattata». E c'è poi il diritto del cantante all'identità personale, pregiudicato da questa arbitraria associazione a una fede politica. «Noi crediamo - conclude infine Scortichini - che Rino Gaetano debba essere restituito alla sua gente, ai frustrati e ai malpagati, a quelli costretti a sudare il salario per sopravvivere in un mondo di egoisti e individualisti sempre pronti ad aggredire chi sta peggio. Altro che fascismo, con cui non ha nulla da spartire!


Rino Gaetano è stato il «Cappellaio Matto» della nostra canzone, l'artista impossibile da catalogare, scomodo anche a se stesso. Ironico e graffiante, iconoclasta per definizione, ontologicamente sovversivo, Gaetano e la sua musica erano quanto di più lontano si possa immaginare da Casa Pound e dintorni. Era di sinistra Rino Gaetano ed era antifascista. Non tanto perché suonava alle Feste de l'Unità. Non soltanto per le sue letture che spaziavano da Pasolini a Majakovskij, da Brecht a Pavese. Ma perché era il cantante degli ultimi, dei diseredati, di «chi vive in baracca, chi suda, chi lotta, chi mangia una volta, chi gli manca la casa....».

Figlio di Calabria, portava su di sé la rabbia dei braccianti di Melissa e le speranze di un'industria nata arrugginita. Quanto all'antifascismo si dia uno sguardo al libro Il mondo è sempre più blu di Massimo Cotto (Mondadori, 2001) che contiene alcuni disegni del cantante molto eloquenti sull'argomento. Sarebbe sufficiente poi ascoltare la sua prima e la sua ultima canzone, in ordine di incisione, per averne ulteriore conferma. Da I love you Maryanna, del 1974, atto d'accusa al proibizionismo ipocrita e bigotto, fino a Il mio sogno di anarchia, una delle «live & rarities» uscite postume. In cui Gaetano è esplicito: «...toccava il cielo con un dito e sanava le ferite con la rivoluzione e il '68 raccontato e le conquiste...e bugie, le poesie, le strane cose che stritolavano il passato, il feudalesimo e l'anarchia, i sogni, l'anarchia, i miei sogni d'anarchia».


Sulla sua strumentalizzazione neofascista, ora pesa come un macigno la sconfessione della famiglia Gaetano. E fa proseliti, su Facebook, il gruppo «Giù le mani da Rino Gaetano», a cura di Andrea Cadamuro e Margherita Frau.


MicheleR

Rino Gaetano si conferma ancora una volta il genio quale è stato.

Non c'è una canzone (nemmeno quelle che sembrano più banali, come "Glu glu") all'interno della quale non ci sia un significato di un certo peso.

Per prima cosa, vi suggerirei di leggere il testo della canzone "Michele 'o pazzo, è pazzo davvero", tratta dall'ultimo album "E io ci sto" del 1980:


Canzone Michele O Pazzo


"Piace tanto ai grandi quanto ai bambini
prende tutto e in cambio offre palloncini
ha una macchina a tre ruote e un megafono potente
per poter parlare a se stesso o comunque con la gente
a volte è sporco a volte è nero
Michele o' pazzo però è proprio vero
gli stracci li ammucchia dentro un cartone
mentre degli oggetti invecchiati ne fa collezione
parla al megafono di politica e di sesso
c'è chi lo ascolta ma per chi no fa lo stesso
crede in un mondo più giusto e più vero
michele o' pazzo è pazzo davvero
state sereni tutto cambierà domani
avremo tutti una casa di quattro o cinque vani
palloncini nuovi belli e colorati
portatemi gli stracci le carte e i vostri peccati
venite venite è ritornato Michele "



Questa canzone l'avrò ascoltata centinaia di volte e mai ero riuscito a capire il senso.
Ora, se leggiamo l'articolo scritto da Oliviero Beha e pubblicato il 24/06/2010, il significato della canzone è chiarissimo.


File:Artico12.jpg

Vedi, Rino Gaetano/articolo.


E' scioccante sapere che già nel 1978 (basta ascoltare "Nuntereggaepiù") un 'cantautore' denunciava gli scandali del calcio (partite, campionati mondiali venduti ecc ecc) facendo i nomi di persone che ancora oggi vengono citate dai media...


Non ci sono più dubbi sulla 'sorte' di Rino Gaetano.


Grazie Rino.


p.s. La canzone "Sombrero" dell'album "E io ci sto" finisce con questo verso:


"e cantando le sue canzoni
le storie di sangue, le storie d'amore
anche se lui non c'è più
ha lasciato al paese un po' del suo cuore"


SorroW

Questa settimana ...sulla rai hanno trasmesso la solita puntata di X Factor...il talent show in cui si esibiscono cantanti ....bene fin qui direte cosa caspita centra X factor con rino gaetano ...

Bene, tra i talentuosi artisti c'è uno ribelle che si chiama Nevruz è il cantante che si stà evidenziando su tutti gli altri cantanti e stà diventando popolare.

Questo Nevruz ha dovuto reinterpretare la canzone di Rino Gaetano Gianna. Fin qui tutto normale giusto....lo travestono da rino gaetano, cioè: chitarrina a tracolla che alla fine distrugge ...cilindro in testa etc etc...

Questo Nevruz ha come riferimento uno dei giudici di X factor che lo segue durante la settimana e lo aiuta ad interpretare la canzone gli fa da insegnate e questo giudice è Elio del gruppo elio e le storie tese.

Ora, in tutte le puntate Elio si traveste da diversi personaggi ..e ogni puntata cambia personaggio...e voi direte ma chissenefrega ...beh pure io, Ma sapete cosa mi è sembrato strano?

Mi è sembrato strano il fatto che nella puntata in cui si canta una canzone di Rino Gaetano, Elio si è travestito.. indovinate da chi?....

Da Dante della divina commedia .... Con tutti i personaggi, colui che deve giudicare Nevruz ...che interpreta Rino Gaetano.... è travestito Da Dante ... guarda che coincidenze...


Anubi

Io scriverò se vuoi perché cerco un mondo diverso

con stelle al neon e un poco d'universo
mi sento un eroe a tempo perso
io scriverò se vuoi perché non ho incontrato mai
veri mattatori e veri ombrellai
ma gente capace di chiederti solo come stai

io scriverò se vuoi perché ho amato tutti i sessi
ma posso garantirvi che io
non ho mai dato troppo peso al sessso mio

ma con chiunque sappia divertirsi mi salverò
che viva la vita senza troppo arrichirsi mi salverò
che sappia amare che conosca Dio come le sue tasche
io scriverò perché ho vissuto anche di espedienti
perché a volte ho mostrato anche i denti
perché non potevo vivere altrimenti

io scriverò sul mondo e sulle sue brutture
sulla mia immagine pubblica e sulle camere oscure
sul mio passato e sulle mie paure


killrose

Vorrei dire la mia su Rino perchè è uno dei miei cantanti (forse quello in assoluto) che preferisco ed è attraverso la ricerca di filmati e notizie su di lui che sono arrivato in questo forum.


Innanzitutto si può dire, senza timore di smentite, che sia il cantante con il più alto numero di 'messaggi' inclusi nelle sue canzoni, davvero a stento non se ne trovano.

Questa di per sè rappresenta già un movente per il suo omicidio, ma Io ho anche una convinzione riguardo a tutti gli artisti (ma anche i politici e i grandi sportivi) e precisamente che tutti prima o poi vengono avvicinati dal 'sistema' e ne devono far parte se vogliono proseguire nella loro carriera.

Lo stesso Rino secondo me entrò nella 'fratellanza' e ne capi successivamente i lati oscuri e negativi, solo cosi avrebbe potuto comprenderla a fondo da denunciarne tutti gli aspetti nelle sue canzoni.


Poi se non mi sbaglio prima degli 'incidenti' Rino era già sottoposto ad una forma di censura e da un anno non pubblicava nulla.


Infine, sulle dinamiche della morte, oltre ai riferimenti chiari e precisi su date e modalità, non trascurerei gli aspetti prettamente esoterici che probabilmente coadiuvano quelle che sembrano semplici coincidenze; ovvero, se questi riti evocano veramente forze sconosciute, ma potenti, allora dobbiamo credere che esse agiscano anche in quei casi dove si voglia l'eliminazione di un nemico.


Per chiudere, volevo citare anche la canzone in spagnolo: "Donde esta el grano?" che allego e il cui ritornello (senza entrare nello specifico di tutto il testo) sembra porre una domanda retorica dove la risposta, se ci fate, caso non sembra essere una frase interrogativa bensi affermativa, per cui diventa: "Dove sta la rosa!", ovvero i soldi (ma si può intendere anche lo sporco, il nocciolo del problema, ecc) stanno tutti lì (quindi, esprime anche idee sul disegno di un legame politico-finanziario di grade vastità e portata).



Bellissimo Inedito del grande Rino Gaetano, appena pubblicato.. una canzone scritta 30 anni fa. ma cosi' contemporanea.. Un genio purtroppo scomparso troppo presto.. Non ha vissuto nemmeno il tempo di una canzone.. ma e' bastato per lasciare un segno importante e una mancanza in tutti noi che lo abbiamo seguito.


Il pezzo e' tratto dall'ultimo doppio cd appena uscito che racchiude 7 inediti e un concerto live.. l'unico registrato.. del 77.


Valzer

Ascoltate alla fine di questo video cosa chiede Rino Gaetano alla ragazza:


Rino: «Hai vinto mai al totocalcio?»

Lei: «»

Lui: «col dodici?»

Lei: «»

Lui: «sempre col 12 vincono sempre col dodici. E' un numero GIUSTO il dodici»


Stefania Nicoletti

La registrazione integrale della conferenza in memoria di Rino Gaetano, tenutasi il 2 giugno scorso a Roma.

Le riprese e il montaggio sono a cura di Oscillator.



La playlist su youtube:


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