Pensiero castanediano

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I suoi libri presentano molte lacune e incoerenze, troppe per poter definire questo pensiero univoco o fornire delle basi serie per un "cammino" come invece vorrebbero i suoi discepoli.

Anche se, per altri, i nove lavori più famosi di Castaneda sarebbero organizzabili in tre gruppi di tre, di cui ognuno corrisponderebbe ad una particolare conoscenza Tolteca.

Sono però solo supposizioni. Le uniche definizioni chiare e precise che da l'autore nei suoi libri, infatti, concernono solo le prime due arti: quella del sognare (una sorta di maneggiamento del "sogno lucido") e quella dell'agguato (manipolare il proprio comportamento).

Tuttavia si ferma a questo. Non arriva mai cioè, a svilupparle veramente.

Concetti nuovi e contraddizioni

La sintesi del pensiero di Don Juan potrebbe essere riassunta con queste parole: "il Cammino del Cuore". Nel suo primo libro, Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza, Castaneda afferma:

Per me c'è solo il viaggio su di un cammino che abbia "un cuore", qualsiasi strada che ha un "cuore"... Lì io cammino, e la sola sfida di valore per me è il percorrerla tutta. E lì io vado e ricorro, guardando e, osservando, rimirando senza fiato.. senza mai stancarmi

Nelle opere successive tuttavia, l'autore introduce il concetto della "spietatezza assoluta", basilare nel guerriero se non vuole perdere energia, o il potere che ha "accumulato".

Niente "amore quindi". Niente inutili "lasciarsi andare" a se stessi.. (altro termine impiegato proprio cosi).

Assieme a questo, il suo pensiero è un insieme di numerose altre contraddizioni, vuoti e lacune, che alla data ancora nessuno è riuscito soddisfattoriamente a chiarificare.

Un Cammino Nuovo

Gli insegnamenti di Don Juan secondo lo stesso Castaneda, non avrebbero niente a che vedere con le altre tradizioni mistiche e credenze esoteriche o religiose.

Sono concetti totalmente nuovi e innovatori, gli stessi che gli hanno appunto dato il successo che ha avuto e che continua ad avere; includono delle pratiche di cui non si è mai parlato prima.

Non si parla per esempio di santi, non c'è un tema "salvifico" del tipo "comportati bene, o verrai punito".. Tutto poggia più che altro sulle proprie capacità interne personali di uno (la "salvezza" se c'è, è qualcosa di "individuale") le quali possono venire sviluppate e affinate tramite certe tecniche, secondo criteri e per scopi pero del tutto diversi da quelli comuni alla maggior parte di altre filosofie.

Castaneda utilizza una terminologia propria, il suo pensiero è quindi legato a tali termini e alla spiegazione che se ne ricava dagli scritti.

Si maneggiano argomenti di vario tipo e anche se non arriva come già detto a svilupparli (sopratutto l'arte dell'intento, di quella nemmeno una definizione..), è possibile cercare almeno di fare una sintesi della terminologia che usa.

il Cammino del Guerriero

Tra gli strumenti che un guerriero avrebbe a disposizone, per raggiungere

i propri obiettivi:

  1. accumulare potere personale,
  2. riguadagnare la propria "libertà" perduta e..
  3. compiere, così, una "morte alternativa",

ci sarebbero:

Le Tre Arti

Le Tre Attenzioni

Ciò che noi crediamo essere unico ed assoluto, è solo uno in un insieme di mondi consecutivi, posizionati come gli strati di una cipolla. Egli affermò che anche se noi fossimo stati energeticamente condizionati a percepire solamente il nostro mondo, avremmo avuto ancora la capacità di entrare in quegli altri regni, che sono reali, unici , assoluti ed ingolfati come lo è il nostro mondo. (viii)

Secondo Castaneda, il fatto più significativo nella vita di una persona è che non si renda conto di avere a disposizione altre "attenzioni possibili" (così lui le chiama), le quali andrebbero fatte sviluppare.

Incrementandole, arrivandole cioè a "percepire", ad averne piena coscienza, prima, disponibilità e controllo, dopo, l'essere umano secondo lui potrebbe arrivare addirittura a compiere una "morte alternativa" a quelle comuni.

Incrementarle richiede certa disciplina, ma soprattutto "forza", energia, quello che don Juan gli descrive come "potere personale'".

Ecco che con la corretta applicazione dell'arte dell'agguato (che però non spiega), egli afferma che possiamo diventare dei "cacciatori di potere". Andare a "caccia" di "potere", significherebbe quindi "accumulare" energia tramite certe tecniche di "controllo comportamentale", ma anche dei rituali che non escludono, come gia accennato, il consumo di allucinogeni, ma piu spesso trattasi invece del contatto diretto con certe "forze" (spiriti, che lui chiama "alleati" di potere appunto) naturali che ci circondano.

Un potere personale' sufficiente, porterebbe così alla consapevolezza di tutte queste tre attenzioni, e quindi alla padronanza dell'"intento": il controllo cosciente e volitivo della propria "forza di volontà" (che Castaneda asserisce descrivere dagli sciamani veggenti come fibre luminose di energia partenti dalla base dell'ombellico).

Il "Punto di Unione"

Questa padronanza sarebbe principalmente il movimento controllato di quello che verrebbe conosciuto in questa particolare disciplina come il punto d'unione, quel centro energetico sulla sfera luminosa d'energia umana in cui si metterebbe insieme la percezione, e responsabile quindi di quello che si percepisce coi sensi.

Secondo questa particolare disciplina, quando si è giovani l' uovo luminoso non si sarebbe ancora irrigidito e il punto d'unione scorrerebbe fluido. L'uovo degli umani sarebbe intersecato da "filamenti di energia" che produrrebbero anche altre percezioni, ma quando le persone crescono e vivono in un'esistenza ordinaria (concentrandosi cioè solo sulla loro "prima attenzione"), concretizzerebbero solamente una piccola parte di queste emanazioni, che diventerebbero così quindi tutta la loro realtà percettiva, escludendo automaticamente tutti gli altri possibili mondi che invece potrebbero ugualmente essere raggiunti (attraverso le altre attenzioni possibili).

Castaneda afferma che ogni sensazione, sentimento o azione, sia determinata dalla posizione di questo punto di unione. Il movimento consapevole del punto di unione permetterebbe la percezione del mondo in maniera differente (realtà non ordinaria), nonchè l'entrata in altri mondi veri e propri, diversi dal nostro, ma ugualmente "inglobanti" e "reali".

L'obiettivo di tutto questo sarebbe quello di raggiungere la "totalità di se stessi", ossia la piena percezione e dominio di tutte le attenzioni umanamente possibili.

Il "Pinche Tiranno"

Piccoli movimenti porterebbero a piccoli cambiamenti nella percezione, ma grandi movimenti porterebbero a cambiamenti radicali. E sono questi che un guerriero cerca.

Secondo Castaneda, don Juan gli avrebbe spiegato che gli antichi stregoni messicani per ottenere questo "movimento" ricorrerebbero a varie tecniche. Una di queste, era sfruttare la dinamica (energetica) di certe "reazioni emotive" e comportamentali (arte dell'agguato).

Da qui l'adozione, o la "ricerca" (folle, per un "essere ordinario", ossia per colui che non sia un guerriero) di "andarseli proprio a cercare" i problemi, soprattutto di gente che ci renda "la vita impossibile"; don Juan, li definisce i "Pinches Tiranos".. e sarebbero, delle vere benedizioni!... (solo per un guerriero, ovviamente, che sappia quello che sta facendo e cercando).

Per esempio: nel libro il potere del silenzio don Juan afferma che la scelta di Castaneda come apprendista, tra le altre cose, era appunto anche perchè per lui rappresentava quanto di più fastidioso e irritante potesse esistere, assicurando però di trarre da questo energia invece di perderla, come accadeva invece nelle normali dinamiche della gente.

Parare il "Dialogo interno"

Tutto questo, i "pinches tiranos" ma anche le altre tecniche (agguato, sogno, intento), aiuterebbe a raggiungere una delle mete supreme (l'altra è la "spietatezza") del Guerriero, in quanto "chiave di volta" per essere liberi (in questo caso di "percepire"): si tratta del "silenzio interno", descritto da Carlos con i termini: "parar il dialogo interno" (caratteristico della mente dell'uomo).

Altre tecniche

Attraverso molte altre tecniche (che sempre "solo accenna", senza mai arrivare però a spiegare fino in fondo), come la:

  • "sognare" (lucidamente)
  • maneggiare l'"Intento" ("creare", fare "miracoli" o cose "assolutamente impossibili" per la nostra mente "razionale"; si suppone "creare" in quanto questo, è l'unico vocabolo associato a questo termine che si trova nei suoi libri. Tuttavia ripetiamo, che non ha mai espresso chiaramente nulla su quest'arte)
  • porre l'agguato a se stessi (utilizzando i "pinches tiranos", oppure anche altre "tattiche" sempre utili a "muovere" il punto d'unione)

il guerriero mirerebbe a riguadagnare la propria libertà perduta, che gli sarebbe stata tolta da entità chiamate da Castaneda "esseri inorganici" (o "predatori", nel capitolo "Ombre di Fango" del libro Il lato attivo dell'Infinito); libertà di "percepire" veramente: chi è, da dove viene, ma soprattutto.. dove sta andando.., e... dove vuole andare. Per poi "concretizzare" appunto questo suo "volere", grazie al "potere personale" che avrebbe accumulato durante tutta una vita d'impeccabilità (essere "impeccabili", fa parte dello "stato d'animo del guerriero").

La ricerca della "Libertà"

Castaneda asserisce che don Juan lo aveva consigliato ed esortato a "non perdersi" nei numerosi mondi nuovi che poteva arrivare a percepire; in quanto l'unica cosa importante, al momento della morte, era la "Libertà" di poter continuare a "percepire-rsi". Non doveva quindi cedere alle "lusinghe" o alle "bellezze", che in essi avrebbe potuto trovare.

Recuperare la Totalità

Riguadagnare la Totalità di se stessi era sinonimo di assicurarsi il proprio "biglietto di sola andata per l'Eternità", come Carlos definisce la conquista della "Libertà Totale" nel suo ultimo libro: Il Lato Attivo dell'Infinito.

Altri vocaboli

Altre parole nuove e concetti chiave, per cui si parla di concetti "castanedici", ovverosia verrebbero utilizzati e se ne sarebbe cominciato a parlare a partire appunto dai suoi libri (per lo meno, nell'ottica in cui lui li presenta..), sono:

(quest'ultimo punto, è comunque molto comune anche nello sciamanesimo classico)

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