Pensiero castanedico/Etica castanediana
Da Naturpedia.
Principi e regole del Cammino del Guerriero
Non c'è un concetto di "fare il bene" e non seguire "il male" come in altri pensieri. La sua filosofia più che altro, si basa essenzialmente nel far presa delle proprie risorse interne individuali di ciascuno, per la realizzazione di obbiettivi piuttosto personali.
L'"Oblio": Recuperare la TOTALITA' di Se Stessi
Nei libri di Carlos Castaneda, se colui che li legge si prende la briga di arrivare fino in fondo non fermandosi ai primi ma leggendo anche i suoi ultimi, risulta chiara per lo meno una cosa: come nello sciamanesimo più tradizionale, l'autore afferma di essere stato trasportato a differenti livelli dimensionali di coscienza.
Quello che lui apporta come "nuovo" in questo, è il concetto che.. noi tutti saremmo "schiavi" (la maggior parte dell'umanità) di uno in particolare, quello da lui definito: la "prima attenzione".
Questo si deduce per esempio quando utilizza termini come "essere schiavi di rutine.." e poi, in altri libri, che "le stesse rutine" di sempre sarebbero il prodotto della "fissazione" del "punto di unione" in questa "prima attenzione", mantenuta lì per il proprio "dialogo interno" a sua volta indotto e propiziato da "esseri inorganici" dichiaratamente cattivi (los "Voladores") e dominatori del genere umano, interessati cioè energeticamente a "vampirizzarlo". (per approfondire, vedesi il capitolo sulla "Cosmovisione")
Tutti "concetti nuovi". Nello Sciamanismo classico non si sono mai menzionate questo tipo di cose, per lo meno non in quello aperto alle masse, giunto fino a noi; e poi così dettagliatamente, abbondando in "definizioni".
L'autore vuole dimostrare questo quando, nei suoi libri, relata gli stessi avvenimenti che gli sarebbero successi narrandoli però da una prospettiva diversa: quella delle due attenzioni. Nei suoi successivi libri, infatti, cambia gli stessi episodi, raccontandone questa volta le esperienze fatte che a suo dire si era dimenticato proprio per trovarsi, in quelli, nella seconda attenzione.
Ne deduciamo che: la propria coscienza, cambiando di "attenzione", dimeticherebbe in effetti tutto. Completamente. E, tornerebbe a ricordarselo, solamente quando il "movimento" del punto di unione verrebbe a collocarlo in quell'esatta posizione in cui si sarebbe trovato allora.
Questo è il "concetto chiave": "l'oblio". Il "dimenticarsi" le cose; le esperienze, i ricordi.
Quando don Juan lo faceva passare continuamente da un'attenzione all'altra, avrebbe infatti dometicato completamente tutto; e solo con moltissima fatica sarebbe poi, a distanza di anni, riuscito a recuperare quei rcordi.. Quelli che lui definisce appartenenti alla seconda attenzione (non della prima quindi; la quotidiana, quella di tutt'i giorni).
Non essendo legati alla "coscienza ordinaria", quei ricordi avrebbero potuto essere recuperati secondo il suo maestro, solo, atraverso una procedura ugualmente "non ordinaria".
Muovere il "punto di unione", e tutte le tecniche ad esso relazionate per riuscirci, rappresenta appunto questa procedura.
La "guerra" per la "Libertà Totale"
Al dimenticarsi uno di se stesso, dei suoi propri "pensieri", sentimenti,..ecc,.. come potrebbe essere "libero"?
Se, come asserisce nei suoi libri, stando in una "attenzione" (che è uno stato della "percezione" specifico e particolare) si "crede" una cosa e la si prende per vera e poi dopo, allo "svegliarci" in un'altra, quegli "stessi concetti" che si "credevano" tanto veri cambiano, o addirittura "svaniscono"... Come potrebbe mai uno esserlo veramente?
La risposta sarebbe, e ce la pone nella stessa bocca di Don Juan: "nessuno è libero di sentire e pensare veramente, anche se la cosa gli sembri incredibile"; e questo concetto sarebbe così vero, da porlo per questo come premessa.
La risposta sarebbe: il "cammino del guerriero". Ecco perchè si maneggia il concetto della "guerra". In questo senso, sarebbe: la battaglia che a "minuto".. , ad "ogni istante", la persona che voglia intraprendere questo sentiero libera per "recuperare la propria coscienza". Per essere "libero" di non dimenticare mai più i propri "sentimenti", "emozioni", pensieri, ricordi..
Raggiungere la "totalità di se stessi", significa innanzitutto questo.
Nel capitolo "Ombre di fango" del suo penultimo libro Il Lato Attivo dell'Infinito, parla in maniera più approfondita degli esseri inorganici (los predatores o voladores) che ci "installerebbero" propriamente detto una "seconda mente"; Don Juan, come "veggente", gli assicurava che al "vedere energeticamente" la regione della testa umana, si notava un "movimento anomalo", non naturale come avrebbe dovuto essere.
L'autore Domingo Delgado maneggia lo stesso concetto quando afferma, per esempio, che "tanto forte" sarebbe qui "in questa parte di Aura Negra" (vedi cap Cosmovisione) questa "schiavitù" proporzionataci da questi esseri (lui ci parla anche di "punto di unione collettivo", concetto assente in Castaneda), che nemmeno un vero Nagual, persino il più forte che ci sia, sarebbe capace al cento per cento di vincerla.
Anche Carlos del resto nel suo libro Passi Magici, afferma che "l'energia tendonica" più sviluppata che avesse mai "visto", quella di Don Juan suo maestro, non andava d'altronde più in su del suo collo.. Possiamo vedere in questo una similitudine.
Per quale motivo ci installerebbero una seconda mente? Che senso avrebbe, quello di non permettere di lasciarci liberi di pensare come noi umani, "normalmente", faremmo?
Nei suoi libri dichiara, sempre mettendolo sulla bocca di Don juan, che una "razza" specifica di questi "esseri" inorganici si ciberebbe dei nostri "sentire". Che ogni "nazione", sarebbe una specie di "fattoria" distinta per loro. E che, la "guerra" verso la "libertà" che un "guerriero" affronta, innanzitutto è questa.
La cosa più corretta, sarebbe: "sentire" e "pensare" come uno "vuole".. como uno "è"... e, soprattutto, "per lui" medesimo; non per alimentare un chissà quale tipo di essere inorganico, sia del "bando buono" che "cattivo". Ed è qui, che sta, un'ennesimo concetto importante che contraddistingue questo pensiero da quasi tutti gli altri! Sia Carlos Castaneda che Domingo Delgado Solorzano infatti, scrivono al rispetto che: "anche gli esseri inorganici buoni (di luce; chiamati "recettori" da Domingo), ci "schiavizzerebbero" in ugual modo, con i loro "intenti".
Per questo, si utilizza la formula: "Libertà totale". E', anelare a essere liberi veramente, di essere buoni o cattivi per usare un termine, quando e perchè così uno lo decide per sua propria volontà interna; non per un'altra che arrivi direttamente "dall'alto", o "dal basso", o da chissà quali strani "esseri"..
Azione nel "punto zero"
Don Juan nei libri di Castaneda, afferma che un guerriero non sarebbe più attaccato all'"immagine" che avrebbe di "se stesso", per consumargli questa troppa energia; così che, il suo "io" diventerebbe molto "impersonale", fondendosi in pratica con quello dello stesso Spirito. Esattamente a questo era dovuto il fatto che, anche se esteriormente le sue azioni avrebbero potuto apparire molto "buone" o "morali" ai più, al guerriero in realtà non gl'importava un comino che lo fossero. L'unica cosa che gl'importava veramente, era che esse fossero un fedele "riflesso" della "Volontà della Grande Aquila" (del Grande Spirito).
vedesi anche paragrafo sulla Spietatezza
Nel libro di Taisha Abelar (un'apprendista di don Juan al pari di Castaneda), Donde cruzan los brujos, l'autrice spiega questo concetto utilizzando queste parole: un guerriero deve tenere la propria azione sempre nel "punto zero", significando con questo il suo totale "equilibrio" e neutralità, con rispetto alle "forze che ci governano"; e dovrebbe "fissarsi" unicamente sulla "volontà" dello Spirito, il "Potere Supremo", che rimane al di là degli oposti. Anche Castaneda (suo maestro di fatto), maneggia gli stessi concetti.
Vedesi paragrafo sul Non-Fare.
Tutto questo fin qui riportato, sono logiche conclusioni a cui si arriva da quello che si legge nei libri e dagli autori nel loro insieme in generale, che è precisamente la meta de questo manuale; non lo troviamo mai, voglio dire, così tanto "chiaramente" scritto e spiegato nei soli libri di Castaneda (e, alla data in cui scrivo, di nessun altro).
Scegliersi un "Cammino-con-un-Cuore"
Per lo meno su questo punto, possiamo dire che tutti gli autori sono d'accordo.
Don Juan, nei libri di Carlos, dice: un "guerriero" solo si sceglie un cammino con "corazòn"....
Ogni cammino, di uno o di un altro, sono lo stesso, essendo che tutti abbiamo lo "stesso destino": ossia .. la morte (non si maneggia il concetto di reincarnazione). Per questo, un guerriero, solo si sceglie "un cammino che abbia un cuore", uno cioè che gli proporzioni "felicità" ad ogni istante.. perchè, non ha senso vivere nell'infelicità, se non solo quello di alimentare eventualmente a "questi esseri" inorganici di cui parlavamo prima.
Le predilezioni del Guerriero
Il "Cammino del Cuore" di un guerriero è fatto dalle seguenti premesse che sono le sue "predilezioni" intime. Al non esserle, la persona si sarebbe semplicemente equivocata di cammino.
Assieme a queste egli porta avanti anche una serie di tecniche descritte nel capitolo dei fondamenti del suo pensiero.
La cosa più importante di tutte, comunque, rimane riuscire a conseguire "lo stato d'animo del guerriero". Lo stato d'animo giusto, da cui bisogna partire.
Senza di esso, ogn'altra azione è inutile.
L' "Animo del Guerriero"
Estratti da libri di Castaneda
- Nessuno nasce guerriero, esattamente così come nessuno nasce essendo un essere razionale, schiavo della ragione. Noi ci facciamo l'uno o l'altro. Nella vita del guerriero solo c'è una cosa, un unico assunto che in realtà non è deciso del tutto: quanto lontano possa uno avanzare nella via del conoscimento ed il potere. L'allegria del guerriero gli viene dall'aver accettato il suo destino ed aver calcolato in verità quello che lo [ci] aspetta. Un guerriero solo deve star pronto per la battaglia [finale].
- La cosa più difficile a questo mondo è adottare l'animo del guerriero. Un guerriero non può sentirsi alla deriva ne sconcertato ne spaventato sotto nessuna circonstanza. Per riuscire nell'impresa di sentirti infelice, lavori intensamente. E' da stupidi che tu non ti sia mai reso conto che per sentirti completo e forte hai bisogno della stessa quantità di lavoro. Il trucco sta in quello che uno ricalca; o ci facciamo infelici o ci facciamo forti: lo sforzo è lo stesso. Non c'è bisogno di confondersi; la confusione è un sentimento nel quale uno si mette però allo stesso modo può uno uscirne.
- Non serve a niente essere tristi, lamentarsi e sentirsi giustificati di farlo, credendo che qualcuno sempre ci stia facendo qualcosa. Nessuno gli fa niente a nessuno e meno ancor ad un guerriero [(questa frase, come molte altre, è sempre stata molto mal'interpretata -tirandola fuori dal suo contesto, come "pretesto" per giustificare altre cose-, è piuttosto relazionata invece con i concetti espressi nel secondo e terzo Accordo di Miguel Ruiz, a loro volta ripresi sempre dal pensiero di Castaneda.)]
- La pena e la compassione per se stessi non incastrano nella vita di un guerriero. Guardati; tutto ti offende e ti inquieta. Gridi, ti lamenti e senti che il mondo ti fa ballare a suo piacimento; sei una foglia in balia del vento. Un guerriero può soffrire danno ma non offesa. Un guerriero deve avere serenità e compostezza e mai perdere il senno. Per un guerriero non c'è niente di offensivo nelle azioni dei suoi simili mentre lui stesso stia attuando dall' animo corretto.
- Il tuo spirito è disequilibrato, per contrarrestare questo, ti insegno la vita del guerriero. Allora dunque, un guerriero inizia tal l'impresa con la certezza che il suo spirito sia in disequilibrio, ma che a minuto che va acquisendo potere e conoscenza, va anche acquisendo, il meglio che può, questo equilibrio. Nel tuo caso, come in quello della maggior parte degli uomini, la tua mancanza di equilibrio si deve alla somma totale di tutte le tue azioni. Il tuo spirito sta deformato; devi semplicemente ricomporlo -[(purificarlo, renderlo perfetto)]- dato che durante la nostra vita non c'è altra faccenda maggiormente degna di essere compiuta. Non riaccomodare lo spirito è cercare la morte; e questo è uguale che non cercare niente, beh.. la morte ci raggiungerá comunque. Cercare la perfezione dello spirito è [(invece)] l'unica impresa degna della nostra umanità. Sei ridotto a pezzi, e ti devi ri-unire di nuovo.
- Non c'è errore nel cammino del guerriero; seguilo e nessuno potrá criticare i tuoi atti. Il cammino del guerriero è accumulare ciò che apprendi senza presumere [(di sapere)] niente e senza farti il caricatevole [(in questo caso: di "conoscimento")]. Fallo cosí, e nessuno potrá trovare errore in quello che fai. Un guerriero sempre sta pronto. Essere un guerriero non è semplicemente una questione di "voler esserlo"; è piuttosto, una lotta interminabile che segue fino all'ultimo istante delle nostre vite.
- Tu "rufianeggi" per altri; non pianifichi le tue proprie battaglie ma le battaglie di altri. Tutta la tua vita gli hai "presunto" a tutto il mondo e con questo, chiaro, credi di poter collocarti automaticamente al di sopra di tutto, e di tutti. Però tu stesso sai che questo non è vero. Sei solo un uomo e la tua vita è troppo breve per abbracciare tutte le meraviglie e tutti gli orrori di questo mondo prodigioso. Per ciò, questo tuo modo di fare è una cosa schifosa che ti fa rimanere molto male; ed alla fine, le tue scuse non hanno il potere di cancellare i tuoi atti.
- L'animo del guerriero implica che questi si controlla ed allo stesso tempo si lascia andare. Deve aver un certo grado di abbandono e al contempo, un certo grado di controllo su di se stesso. Un guerriero è un cacciatore, per tanto, tutto lo calcola: questo è il suo controllo; però una volta terminati i suoi calcoli, attua, si lascia andare: questo è il suo abbandono. Un guerriero non è una foglia in balia del vento. Nessuno lo pressiona. Nessuno lo obbliga a fare cose contro il suo animo o contro di quello che giudica corretto. Una delle manovre del guerriero è quella di non permettere mai che nulla lo turbi in niente. Può anche star vedendo allo stesso demonio, che giammai lascerá qualcuno se ne accorga. Il controllo che ha il guerriero deve essere impeccabile. Riuscire a realizzare l'animo del guerrero, rappresenta una rivoluzione.
L' Umiltà del guerriero
Estratti da libri di Castaneda
- ... Un guerriero procede sempre come se avesse un piano perchè si fida del suo potere personale...
- Un guerriero ha suprema fiducia in se stesso. La fiducia del guerriero non è la fiducia dell'uomo comune; l'uomo comune cerca la certezza negli occhi dello spettatore e chiama questo: "fiducia in se stesso". Il guerriero cerca [(invece)] la fiducia nei suoi propri occhi, e chiama questo: "Umiltà". L'uomo comune sta "agganciato" ai suoi propri simili, mentre un guerriero dipende solo da se stesso. Vai dietro l'impossibile; cerchi la fiducia dell'uomo comune, quando dovresti cercare l'umiltà del guerriero. C'è una differenza fra le due cose: la "fiducia" implica sapere qualcosa con certezza; "l'umiltà", essere impeccabili con le azioni e i sentimenti.
- Cosicchè, essere un guerriero significa essere umile e vigile. Un guerriero prende la sua sorte qualunque essa sia e l'accetta con la massima umiltà. Si accetta in umiltà tal com'è, non come base per lamentarsi, ma come base per la sua continua lotta e sfida. L'umiltà del guerriero non è quella del pezzente. Il guerriero non abbassa la testa davanti a nessuno, però allo stesso tempo non permette neanche a nessuno di abbassarla davanti a lui; invece, l'accattone, alla minor provocazione, chiede pietà in ginocchio e si butta a terra per essere calpestato da chiunque consideri più elevato. Allo stesso modo poi, esige che coloro che siano più in basso facciano altrettanto. Io, solo conosco l'umiltà del guerriero e questo non mi permetterà giammai essere padrone di nessuno. A te, ti piace l'umiltà del pezzente: abbassi la testa davanti alla "ragione".
La "Morte come Consigliera"
Estratti da libri di Castaneda
- La morte è la compagna inseparabile del guerriero; si siede al suo fianco. "Ogni pezzetto di conoscenza che diventa potere, ha la morte come sua forza centrale". La morte da l'ultimo tocco e quello che la morte tocca.. diventa in realtà potere. La morte è la nostra eterna compagna; sempre sta alla nostra sinistra alla distanza di un braccio. Quando sei impaziente, quello che devi fare è voltarti alla tua sinistra e chiedere consiglio alla tua morte. Un'immensa quantità di meschinità si perdono con solo sapere che sta vigilandoti. La morte è l'unica consigliera saggia che abbiamo. Ogni volta che senti, come sempre fai, che tutto ti sta andando male e che stai a punto di essere annichilato, girati verso la tua morte e domandale se è vero; lei ti dirá che ti sbagli; che niente è più importante se non il suo tocco. La tua morte ti dirá: ancora non ti ho toccato. Il guerriero pensa alla sua morte quando le cose perdono chiarità. Il guerriero considera alla morte la consigliera più trattabile, che può venire anche ad essere testimone di tutto quanto si faccia. L'idea della morte è l'unica che tempra il nostro spirito.
Il Potere delle Azioni: il cambio "di colpo!"
Estratti da libri di Castaneda
- Questo non vuol dire che devi preoccuparti per la tua morte; si tratta di usarla. Poni attenzione sul laccio che ti unisce alla tua morte, senza rimordimenti, tristezza o preocuppazione. Poni la tua attenzione sul fatto che non hai tempo e lascia che i tuoi atti fluiscano in accordo a questo; che ciascuno dei tuoi atti siano la tua ultima battaglia sopra la tierra. Solo sotto tali condizioni avranno i tuoi atti il potere che gli corrisponde. (vedesi paragrafo sul Non-Fare).
- Altrimenti saranno, mentre vivi, gli atti di un uomo timido; la timidezza non sarebbe così terribile se fossi un essere immortale, però se vai a morire non c'è tempo per la timidezza, semplicemente perchè la timidezza ti fa afferrare a qualcosa che solo esiste nei tuoi pensieri. Ti culla mentre tutto sta in calma, però dopo il mondo di pavore e di mistero apre la bocca per te, come la apre per ognuno di noi; allora, ti rendi conto che i tuoi cammini sicuri, niente avevano di sicuro. La timidezza c'impedisce di esaminare la nostra sorte come umani. Como uomo, meriti tutto quello che è nella sorte degli uomini: allegria, dolore, tristezza e lotta; però, la natura dei tuoi atti manca d'importanza se non attui come un guerriero. Nostra sorte come umani è apprendere ed essere lanciati a mondi nuovi e inconcepibili.
- Attendere esperienze che appartengono ad un altro tempo e ad un altro animo, è dar loro un'importanza che non hanno; significa togliercela a quello che sta succedendo ora. Un guerriero non può in nessun modo permettersi questo. No c'è futuro; il futuro non è altro che una forma di parlare. Per un guerriero solo esiste il "qui" e l'"ora". Un guerriero non può in nessun modo lamentarsi per non essere da un'altra parte, perchè vive la sfida che gli sta occorrendo qui e adesso, in questo precisissimo istante sei circondato dall'eternità; montati su questo momento e usalo per arrivare fino alla totalità di te stesso, fino all'infinito in qualsiasi direzione.
- C'è una semplice cosa che non va bene in te: credi di tenere molto tempo. Credi che la vita va a durare per sempre. Che aspetti? Perchè dubitare in cambiare? Vuoi continuare ad essere lo stesso anche a costo del tuo benessere.. Quello che stai facendo ora, può benissimo essere il tuo ultimo atto sopra terra; può benissimo essere la tua ultima battaglia. Non c'è potere al mondo capace di garantire che potrai vivere ancora un solo istante di più. Non abbiamo tempo amico mio; nessuno di noi lo ha.
- Il cambio non si procura mai "per gradi"; occorre "tutto d'un tratto", producendo un cambio totale. Io ti sto preparando per questo cambio, però non sei cambiato per niente e [(proprio)] per questo credi di star cambiando poco a poco. Però chissà, magari un giorno di questi ti sorprendi "cambiato" di repente, senza alcun preavviso. Io so che le cose vanno così per questo non perdo il mio interesse in convincerti.
- Non abbiamo nessuna garanzia che le nostre vite vadano a durare indefinitivamente. Ho appena finito di dirti che il cambio arriva di repente, senza preavviso; alla stessa maniera arriva la morte. Si potrebbe interpretare come: riuscir a vivere ogni istante il più felicemente che si riesc'a fare. Io conosco persone veramente felici, che prestano molta attenzione alla natura dei propri atti: la loro felicità, è attuare con il conoscimento pieno che non hanno assolutamente tempo [(nè nulla da perdere)]; i loro atti assumono cosí un potere peculiare. Tutti gli atti hanno potere, soprattutto quando la persona che li realizza sa che questi sono la sua ultima battaglia. C'è una strana felicità ardente nell'attuare con il pieno conoscimento che quello che si sta facendo può benissimo essere l'ultimo atto sopra la terra. Ti raccomando meditare sulla tua vita e contemplare i tuoi atti sotto questa luce. Non hai tempo amico mio, questa è la disgrazia degli esseri umani. Nessuno di noi ha sufficente tempo e la tua supposta continuità, nella quale consiste la tua felicità, non ha senso in questo mondo di mistero e pavore. La tua "continuità" sólo ti fa timido. I tuoi atti, non possono possedere così in nessun modo, il gusto, il potere, la forza irresistibile di quelli realizzati invece da un uomo che sa di star liberando la sua ultima battaglia sulla terra. In poche parole: la tua "continuità" non ti rende nè felice, nè potente.
- La nostra morte aspetta e questo stesso atto che stiamo realizzando ora può benissimo essere l'ultimo; l'ultima battaglia. La chiamo battaglia perchè è una lotta. La maggior parte della gente passa di atto in atto senza pensare. Un guerriero, al contrario, valuta ogni passo e dato che ha conoscenza intima della propriaa morte, procede con giudizio, come se ogni azione fosse la sua ultima battaglia. Un guerriero da, alla sua ultima battaglia, il rispetto che merita; è naturale, quindi, che nel suo ultimo atto sulla terra dia il meglio di se stesso. Cosí è piacentero; gli toglie "filo" al timore.
L' indifferenza ed il distacco: il non-"darsi" (essere spietati)
Estratti da libri di Castaneda
- Quindi, per essere un guerriero un uomo deve rimanere prima di tutto e con giusta ragione terribilmente cosciente della propria morte. Però, preoccuparsi della morte forzerebbe chiunque sia di noi a focalizzare la propria attenzione su di sè; e questo è logorante. Cosicchè, un'altra cosa di cui si ha bisogno per essere un guerriero è il "distacco". (vedere paragrafo sulla Spietatezza)
- Il "senso della morte" imminente accompagnata con il "distacco", invece di convertirsi in un'ossessione, si converte in indifferenza. Deve uno svincolarsi da tutto senza che questa sia un nuovo "lasciarsi andare". [(un nuovo "darsi", "abbandonarsi".. a se stesso, al vizio, al "circolo della rutine")] Come l'eremita: essere un eremita è un abbandonarsi e io non mi riferivo a questo; un eremita non è distaccato, eh.. si abbandona volontariamente a essere un'eremita. [(qui ci vuole dare l'idea di come sia giusto "seguire il cuore" e non la mente; gli impulsi del momento, piuttosto che la "ragione")] Andare per il cammino del "darsi" è andare per quello facile. Quando fai girare il mondo sull'idea che tutto è troppo per te, per i tuoi sforzi, non stai vivendo come un guerriero; è "darsi" al vizio di "abbandonarsi a se stessi". Il guerriero non si abbandona neppure alla propria morte. La morte deve lottare per averlo. [(in questo senso, un guerriero solo si abbandona allo Spirito, non è schiavo di nessun'altra cosa; sia fosse sè medesimo, con la propria "seconda" mente que c'installarono, sia fosse qualcos'altro. Non è schiavo della ragione, lo è piuttosto del "sentimento", però unicamente di quello che procede dallo Spirito. Quindi, sarebbe libero e non potrebbe essere più "preso" da esseri "parassiti" di energia, allo stesso tempo che nemmeno lui sarebbe mai più portato a "parassitare" nessuno -mago nero, pinche tirano-)]
- D'altro canto, solo abbiamo due scelte: o prendiamo tutto come una certezza, oppure no. Se facciamo la prima, terminiamo morti di noia con noi stessi e con il mondo; se facciamo la seconda e cancelliamo la nostra storia personale, creiamo una nebbia attorno a noi e uno stato molto emozionante e misterioso, nel quale nessuno sa con certezza per dove salterà la lepre, nemmeno noi. Quando niente è una certezza, ci manteniamo allerta -attivi, vigili- [(con questo sentimento della "morte" che può arrivare in qualsiasi momento)] tutto il tempo. E' più emozionante vivere cosí, che comportarci come se lo sapessimo tutto.
La "Lussuria riposata": il non-"darsi" godendo.. (follia controllata)
Ossia: non attaccarsi al mondo, ma godere di esso.
Estratti da libri di Castaneda
- Solo il sentimento della morte da all'uomo il distacco sufficente affinchè sia incapace di abbandonarsi a nulla; solo il sentimento della morte da all'uomo il distacco sufficente, affinchè sia capace di non negarsi nulla. Però un uomo siffatto, non ansia; ha acquisito una "lussuria riposata" per la vita, per tutte le cose della vita. Sa che la morte lo va cacciando e non gli lascerá tempo per attaccarsi a niente, cosicchè prova senza ansia, tutto di tutto. Non desiderare nulla è il maggior raggiungimento per un guerriero, tuttavia, nella tua stupidità, hai ampiato la tua sensazione di non voler nulla con quella di non godere di niente; cosí, la tua vita è tediosa e vuota. [(Ossia: DESIDERARE NO, però SOGNARE SI'..; in questa maniera si evitano gli eccessi, non si abusa di niente e di nessuno. Non "attaccarsi" a nulla e a nessuno, significa che tutto lo si cerca di tirar fuori da se stessi, non esaurendo le cose che si amano)]
(vedesi la "manovra dell'Agguato" e anche Essere inacessibili)-
- Un uomo comune non vede niente di tutto questo; il mondo non è mai un mistero per lui e quando arriva ad essere anziano, è convinto di non avere più nulla da sperimentare e presenziare. Un vecchio non ha esaurito il mondo; ha solo esaurito quello che fa la gente; però nella sua sciocca confusione, crede che il mondo ormai non abbia più misteri per lui. Un guerriero si accorge di questa confusione e apprende a trattare le cose debitamente: le cose che la gente fa non possono essere, sotto nessuna condizione, essere più importanti che il mondo. Di modo che, un guerriero tratta il mondo come un interminabile mistero; e quello che lui e il resto della gente fa, come un'interminabile follia. [(ancora una volta: "rompere lo specchio della nostra mente", la seconda che c'installano, che ci fa fermemente creare e credere l'illusione del contrario. Si utilizzano le tecniche descritte prima, visto che "la mente" non può domarsi e trascendersi con la "mente" stessa.. Per questo, non è l'"IDEA" della morte quella che "muove" il nostro "punto di unione", ma piuttosto il "SENTIMENTO" che si ha di essa, quando la "sentiamo" veramente insomma. E' una manovra di "agguato", che si porta a termine completamente utilizzando la Ricapitolazione e la Spietatezza. Se qualcuno non riuscisse a viverla e a sentirla in questo modo, non gli servirebbe a nulla e dovrebbe allora cercarsi qualcos'altro che gli provochi un forte "sentimento" capace di "muovere" il suo Punto di Unione. Lo stesso don Juan, dirà a Carlos che poteva intentarlo cercando di utilizzare la "poesia" per farlo, visto che con lui non funzionava la morte)]
Il Potere delle Decisioni: farsi Responsabili
Estratti da libri di Castaneda
- Un uomo distaccato [(indifferente/spietato)], che sa che non ha possibiltà di ponergli limiti alla sua morte, solo possiede una cosa che lo supporti: il potere delle sue decisioni. Deve essere, per così dire, il "proprietario", il padrone, della sua scelta. [(normalmente la "seconda mente" foranea che c'installano, quindi "l'essere inorganico" che ci sta dietro, è il "padrone")] Deve comprendere per completo che ogni sua scelta è una sua responsabilità [(così non si esaurisce nel darle la colpa agli altri)]; e, una volta che sceglie, non rimane tempo per le recriminazioni, nè per i lamenti. Le sue decisioni sono definitive semplicemente perchè la sua morte non gli da tempo di aderirsi a niente.
[(questa è una manovra di Agguato, nella quale si utilizza la morte per dare uno strattone al Punto di Unione e far muovere la nostra percezione nel punto esatto nel quale "tutt'i nostri io" interni diventino uno di maniera costante; ossia: si mantengano così sempre. In questo modo, la nostra energia "è libera" di fluire e non ci riduciamo a "succhiarla" artificiosamente dall'esterno, alla gente o alle cose, perchè non ne abbiamo bisogno se questa ci arriva "naturalmente" da dentro)]
In un altro passaggio dei libri, don Juan spiega a Castaneda che proprio per essere coerente con le proprie parole, si deve il fatto che la Morte conceda al guerriero un trattamento "di favore", permettendo e lasciandogli il tempo di eseguire la sua "ultima danza".
La parola è sacra quindi, per un guerriero. Questo concetto è così importante e tanto basilare, da venire poi ripreso dallo scrittore Miguel Ruiz per la formulazione del suo "Primo Accordo".
- Ti sei lamentato tutta la tua vita perchè non ti fai mai responsabile delle tue decisioni [(ossia, non agisci dal tuo "io" vero, o con tutt'i tuoi "io" interni unificati)]. Il cammino del guerriero è armonia: l'armonia tra le proprie decisioni e le proprie azioni [(coerenza)]. Un guerriero prende in considerazione tutte le possibilità e poi sceglie in accordo con la propria predilezione intima. Una regola basica per un guerriero è prendere le proprie decisioni con tanta cura, da fare in modo che nulla di quello che possa venire come risultato, sia capace di sorprenderlo; e molto meno di menguare il suo potere. Decidere non significa eleggere un momento arbitrario; decidere significa che hai messo il tuo spirito in ordine impeccabile e che hai fatto tutto il possibile per essere degno del conoscimento e del potere. Preoccupati e pensa pure quanto vuoi prima di prendere una qualunque decisione; però una volta che lo fai, lasciati andare libero da preoccupazioni e da pensieri. Ci saranno ancora un millione di decisioni che ti aspettano. Questo è il modo del guerriero.
- Un guerriero accetta la responsabilità delle sue azioni, per quanto triviali possano essere. Uno apprende ad agire come guerriero attuando; non parlando nè pensando. L'unico cammino possibile per un guerriero è attuare direttamente e senza riserve. Ormai dovresti già aver assunto la piena responsabilità, e l'idea di star in balia del vento [(ossia: sotto il "controllo" di qualcuno, o di "qualcosa")] dovrebbe essere inammissibile [(dire, "per colpa di.." è ammettere di fatto il nostro "non-controllo"; e rassegnarsi ad esso: questo, è "abbandonarsi". Arrendersi; non "lottare" più; non essere più "guerriero", ma "vittima". Ci trasformiamo in dei "pinches tiranos" come tutti gli altri magos negros, succhiandole energia alla gente perchè non siamo più ormai nelle condizioni di farla uscire dallo Spirito e da noi stessi)]. Quando un uomo decide di fare qualcosa, deve andare fino in fondo, ma deve accettare la responsabilità per quello che fa e poi andar avanti con le proprie azioni senza avere dubbi ne rimorsi. Guarda me, non ho dubbi nè rimorsi; tutto quanto faccio è di mia predilezione e mia responsabilità. La morte mi da la caccia e per questo non ho posto per i dubbi. Se dovrò morire per qualcuna delle mie azioni, allora morirò. Tu, invece, ti senti immortale e le decisioni di un immortale possono cancellarsi, lamentarsi o mettersi in dubbio. In un mondo dove la morte è il cacciatore, non c'è tempo per lamentazioni e dubbi. Solo c'è tempo per decisioni. Farci responsabili delle nostre decisioni è essere disposti a morire per esse; non importa quale sia la decisione [(qui si può leggere anche: non abbia importanza che sia essa di tipo BUONA o CATTIVA)]. Niente potrebbe essere più serio, nè meno importante di qualsiasi altra cosa. In un mondo dove la morte è il cacciatore, non ci sono cose grandi nè piccole; solo ci sono decisioni alla vista della nostra morte inevitabile.
- Cosí, con la coscienza della sua morte, con il distacco e con il potere delle sue scelte [si potrebbe interpretare anche: di fare le proprie scelte], un guerriero arma la sua vita in maniera strategica. La vita per un guerriero è un esercizio di strategia; vive strategicamente e giammai porta carichi che non può sopportare. Un guerriero procede sempre come se avesse un piano perchè confida nel suo potere personale. L'allegria di un guerriero gli arriva dall'aver accettato pienamente il suo destino e dall'aver calcolato in verità ciò che lo aspetta. Il conoscimento della sua morte lo guida, gli da coraggio distacco e una lussuria riposata; il potere delle sue decisioni definitive gli permette di poter scegliere senza lamentazioni e quello que sceglie è sempre strategicamente il meglio. Cosí, compie con gusto ed efficenza lussuriosa tutto quello che deve fare.
- Non hai mai accettato la responsabilità di stare qui in un mondo tanto impenetrabile. Credere che il mondo sia solo come tu lo pensi, è una stupidaggine. Il mondo è un luogo sacro e misterioso e non concede facilmente i suoi segreti. E' probabile che attualmente il mondo per te non sia strano perchè quando non ti annoia, sei enemistato con lui. Per me è strano, perchè è stupendo, pavoroso, misterioso, impenetrabile. Il mio interesse è stato quello di cercare di convincerti che devi assumere responsabilità per stare qui in questo mondo meraviglioso; in questo meraviglioso tempo. Ho voluto convincerti del fatto che devi apprendere a toccare il mondo con lo stesso tatto con il quale si osserva un mistero. Questo è un mondo strano; le forze che guidano gli esseri umani sono imprevedibili, pavorose, però il suo risplendore è degno di "vedersi".
- Il mondo è tutto quello che sta incastonato qui nel suolo; la vita, la morte, la gente, il potere e tutto quello che ci circonda. Il mondo è incomprensible; giammai lo capiremo; non scopriremo mai i suoi segreti. Per questo, dobbiamo trattarlo come quello che è: un assoluto mistero! Bisogna farsi responsabili per stare in un mondo tanto strano e misterioso. Non ti sforzare a volerlo risolvere. Il mondo è un mistero. Questo, quello che stai guardando, non è tutto quello che c'è; nel mondo ci sono molte più cose; tante che... che è interminabile. Devi apprendere a fare che ogni atto conti; beh.. resterai qui solo un tempo corto; di fatto molto corto per presenziare a tutte le maraviglie che esistono.
"Essere Impeccabili": la Sfida costante del Guerriero
Estratti da libri di Castaneda
- Un guerrero, non può lamentarsi; la sua vita è una sfida interminabile e non vi è maniera che le sfide siano buone o cattive: le sfide, sono semplicemente sfide. La differenza basica fra un guerriero e un uomo comune, è che un guerriero tutto lo prende come una sfida mentre un uomo comune prende tutto come una maledizione o una benedizione. Prendere il tuo mondo quotidiano come una sfida provoca che tu riunisca potere personale; fare il contrario, che ti esaurisca. Davanti alla sfida costante della tua vita devi spingerti sempre oltre i tuoi limiti; e centrar la tua attenzione nel mondo attorno a te, prima che in te stesso. Se ad ogni sfida della tua vita tu vai spietato e pronto a morire, non ci saranno cadute nè sorprese sgradevoli, nè azioni innecessarie. Tutto cadrá soavemente al suo posto, perchè tu non ti stai aspettando niente.
- L'importante è che un guerriero sia impeccabile. L'impeccabilità è in verità l'unico atto che è libero e, por ciò, la vera misura dello spirito del guerriero. Un guerriero è nelle mani del potere e la sua unica libertà è scegliere una vita impeccabile o meno. L'impeccabilità è fare il meglio che si può sempre, in qualunque cosa. Un guerriero confida nell'impeccabilità del suo spirito e soprattutto, rimane al tanto della sua efficienza. La chiave dell'impeccabilità è il senso di avere o non avere tempo. Per regola generale quando ti senti e agisci come un essere immortale, che ha tutto il tempo del mondo, non sei impeccabile. Per un guerriero solo vi è tempo per la sua impeccabilità; tutto il resto mengua il suo potere; l'impeccabilità lo rinnova. Come ti ho già detto, un guerriero si spinge sempre più in là dei suoi limiti, in questo modo evita essere vittima del primo contrattempo che gli capita; inoltre, sempre si assicura che tutto stia in ordine come parte della sua condotta impeccabile.
I Quattro Accordi Toltechi, di don Miguel Ruiz
L'autore Miguèl Ruìz, non entra in definizioni "metafisiche" o "energetiche" come Castaneda o Domingo Delgado; egli affrontanta il tema più dalla propspettiva "psicologica" ed etica propriamente detta. Dandoci una catalogazione di principi "morali" da seguire, per colui che voglia intraprendere una corretta "arte di vivere" basandosi sulle fondamenta e nelle radici tolteca.
Il suo contesto, è quello di una persona nata in seno ad una famiglia di tradizione "nagualica": con una madre "curandera" ed un nonno "nagual"; questo lo avrebbe fatto desiderare tornare, dopo essersi allontanato per un tempo negli USA, per la diffusione di questo antico conoscimento.
Non sarebbe tuttavia, un "integrante diretto" parte della "partita di un Nagual" così come ce la descrivono nei suoi libri gli autori già citati. Detto di un'altra forma, non formerebbe parte di un "lignaggio nahualico" essendo questo perpetuato non per linea genetica, ma basato sui "segnali ed auguri dello Spirito" che un guerriero sempre cerca di "vedere" e interpretare, per poter così conformare la sua "azione nel punto zero" del quale ci parla Taisha; che vuol dire: "allineare" la propria volontà a quella dello Spirito.
Il "Primo-Accordo"
- Onora la tua parola.
Sii coerente con le tue azioni. Sii impeccabile con quello che dici.
Il "Secondo-Accordo"
- Non te la prendere: non prendere mai nessuna offesa, in maniera personale.
Nè la peggior offesa, nè il peggior malgarbo. Nè la più grave ferita, devi prenderla in maniera personale.
In realtà, la persona che ti attacca solo sta attaccando se stessa. Tu solo sei un "suo specchio"; lui non ti "vede". Come puoi pensare che stia interessato quindi veramente in te? Il problema è suo, non tuo.
Il "Terzo-Accordo"
- Non pre-supporre.
- Non dare nulla per scontato, per "supposto".
- Se hai un dubbio, chiarificalo.
- Se sospetti, domanda.
Supponere ti fa "inventare" storie incredibili che solo invelenano la tua anima ed esistono nella tua mente, dato che NON HANNO FONDAMENTO. Come potrebbero? Se tu non "vedi" veramente al mondo. Non lo dare per scontato, il mondo è un mistero. Bisogna adottare lo stato d'animo e l' Umiltà del Guerriero per riuscirci, non l'arroganza e la presunzione dell'uomo comune.
Il "Quarto-Accordo"
- Fai sempre il meglio che puoi. Sii impeccabile, con tutto il tuo essere.
Se sempre dai il meglio di te, non potrai mai recriminarti nulla, nè pentirti di niente.
'Kinam': il Vangelo di Quetzalcoatl, di Frank Diaz
L'autore di Kinam, Frank Diaz, ci scrive più sugli aspetti "culturali" della tradizione del paese, prendendo soprattutto dati da delle recentissime scoperte archeologiche, per sviluppare le sue premesse e definizioni. Il quale ci fa capire, come si muova in un contesto assai differente da quello fin'ora trattato: più "accademico" e "storico" diciamo così, anzichè "esoterico".
La "Missione Tolteca" secondo Theun Mares
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Altri autori
Domingo Delgado Solorzano, per lo meno in questo suo primo libro pubblicato alla data in cui scrivo, (El Nahual de cinco puntas), è colui che maggiormente si concentra nelle definizioni e premesse metafisiche e energetiche, tanto le sviluppa infatti che quasi non parla dell'etica esteriore che bisognerebbe avere. Anzi, molto spesso il suo tono è talmente pessimistico su questo punto (ricordiamoci che sta solo fedelmente "riportando" il pensiero di quel particolare "lignaggio", il modo di pensare che terrebbero nelle loro vite) da far pensare che, forse a proposito, abbia preferito ometterlo.
Gli altri autori nuovi invece citati nella bibliografia, includendo fra questi anche Enrique Rojas Paramo autore di "Nerea" (il quale, a differenza di altri, formerebbe invece sì parte di una "partita di Nahual" e un lignaggio distinto -sia a quello di Carlos che di quello di Domingo Delgado- lignaggio del quale si fa portavoce), maneggiano concetti molto vicini e simili a quelli della denominata New Age. Cosicchè, non li tratteremo qui.
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