Aiuto:Manuale di stile

Da Naturpedia.

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Questa pagina riporta una guida dettagliata sullo stile e la formattazione da usare nelle voci di Naturpedia.

È molto più importante che una voce sia chiara e ricca di informazioni, piuttosto che stilisticamente perfetta: su Naturpedia la sostanza è ben più preziosa della forma. Però, anche quando si è imparato a evitare gli errori più comuni nell'uso di Naturpedia, questo non significa che non si possa migliorare. Scrivere bene è un'arte e Naturpedia, pur non essendo un romanzo, è pur sempre un'opera con uno scopo (la conoscenza, la sua collezione e divulgazione): rispetto a questo scopo ci sono modi migliori e modi peggiori di scrivere.

Questo manuale di stile ha la semplice funzione di aiutare gli utenti – vecchi e nuovi – a scrivere voci che siano:

  1. omogenee, che cioè abbiano tutte una struttura simile e adottino le stesse convenzioni per date, nomi, titoli ecc., affinché Naturpedia possa essere leggibile e utilizzabile il più agevolmente e velocemente possibile;
  2. ben scritte, evitando alcuni degli errori ed equivoci stilistici che si commettono spesso quando si scrive senza essere abituati al mezzo di comunicazione che si sta usando.

Se hai dei dubbi a proposito di termini o abbreviazioni che incontri su Naturpedia e che non ti sono familiari, vedi Aiuto:Glossario e Glossario informatico.

Lo stile enciclopedico

Un'enciclopedia (e quindi anche Naturpedia) è una fonte di conoscenza terziaria o, nel migliore dei casi, secondaria, ovvero una fonte che riporta assunti già altrove espressi; non può ergersi, in altre parole, a garante di quanto riporta (come invece può fare un testimone oculare, per esempio) ma può solo riferire quanto sostenuto da altre fonti.

Per questo, chi scrive deve farlo per quanto possibile in modo impersonale, imparziale – il cosiddetto punto di vista neutrale o NPOV (neutral point of view) – e senza dare voce alle proprie emozioni, anche se per alcuni argomenti può essere difficile. Chi scrive inoltre deve adottare un punto di vista internazionalista e non localistico rispetto all'oggetto di cui parla, su Naturpedia nessuna nazione è più importante di un'altra.

L'importante è farsi capire

Lo scopo di una voce di Naturpedia è informare, quindi come già detto la sostanza è più importante della forma; tuttavia quando scrivete dovreste tenere sempre presente il destinatario di ciò che scrivete. Una voce di Naturpedia è destinata a essere letta da tutti: adulti, ragazzi, bambini, professori universitari e persone con la licenza media. Perciò è necessario scrivere in modo piano e semplice e senza paroloni o frasi in gergo tecnico.

Non sempre questo è possibile: per esempio, se siete esperti di matematica, potreste scrivere una voce su un teorema astruso e complicatissimo (il che è perfettamente legittimo), e lo stesso può valere per voci di biologia, medicina, filosofia o di altre discipline. In questi casi è praticamente indispensabile scrivere in un linguaggio da iniziati, che risulterà pienamente comprensibile solo a pochissimi. Comunque, per quanto complesso sia un argomento, si può sempre esprimerne in parole povere almeno il concetto base. Wittgenstein, grande filosofo, sostenne: "Se una cosa può essere detta con le parole, allora può anche essere detta con parole semplici". Quindi, cerchiamo sempre di far comprendere il più possibile a chi fruisce del progetto Naturpedia.

Lo stile spicciolo

Cesare Marchi, in un suo libro, definiva ruota di porcello la prosa ampollosa e vuota di chi non ha niente da dire, ma vuole parlare a tutti i costi per sembrare importante. Se siete qui su Naturpedia, vuol dire che avete qualcosa da dire, ma ormai in così tanti hanno preso il vizio di voler sembrare importanti, usando un italiano burocratico e artificiale, che (quasi) nessuno se ne accorge più: nascono allora complicazioni inutili della lingua come in quanto al posto di perché, si tratta di al posto di è, ne consegue che al posto di quindi...

File:Prokudin-Gorskii-19.jpg
È tutta questione di stile...

In parole povere, certe circonlocuzioni, concordemente con quanto asserito dai massimi fra gli accademici della Crusca, tenderebbero a esacerbare alcuni segnali semantici all'interno del contesto espressivo, influendo non lievemente sulla prassi di decodifica cognitivo-funzionale del potenziale fruitore: tali propensioni stilistiche assai poco icastiche influirebbero inoltre sui risvolti più prettamente gnoseologici del testo, rischiando di sottendere l'elaborato alle più trite e abusate tendenze sintattico-espressive, di tipo puramente aforistico, forse dissimulando, tra pindariche figure retoriche, un più coerente anelito comunicativo...

A proposito di "forse": vi è mai capitato di scrivere frasi del tipo è forse uno dei maggiori ecc. ecc.? Se vi coglie la tentazione di scriverlo in una voce, per favore non lasciate il vostro lettore nel dubbio. Controllate su un qualsiasi motore di ricerca o dove meglio potete, e trasformate il vostro "forse" in certezza: assumetevi la responsabilità di quello che scrivete! O è uno dei maggiori oppure non lo è. Se non avete la possibilità o la voglia di verificare se un'informazione è vera oppure no, è meglio che non la scriviate affatto (vedi anche Naturpedia:Verificabilità e Naturpedia:Evasività).

Ancora, le virgole scandiscono il ritmo delle frasi. Una frase, anche corta, che abbia tante, troppe virgole, messe vicine, diventa lenta, pesante, faticosa, per chi, come voi, ora legge. Le frasi con poche virgole invece scorrono via molto veloci e senza intoppi ma spesso diventano molto più lunghe e piene di subordinate tanto che può diventare difficile per la mente del lettore capire cosa stia leggendo ora dal momento che non ha ancora potuto fermarsi un attimo da quando è iniziata la frase per tirare le somme e ricapitolare tutto quello che gli è passato sotto il naso perché ancora non ha trovato uno straccio di virgola o magari un bel punto. Insomma, ecco un esempio illuminante di come non dovete scrivere e non dovete abusare di subordinate a catena e giri di parole.

Voci che scottano

Nel caso di argomenti controversi (riguardanti in special modo le religioni e la politica) è necessario riportare senza omissioni o giudizi le ragioni di tutte le parti e (se ci sono) i reciproci punti di vista principali, insieme ai fatti che tutti o quasi giudicano rilevanti. Sarà il futuro lettore, terzo in causa, a tirare le somme. I Naturpediani, come quarti in causa (quale fonte non primaria o quanto meno indiretta d'informazione) non sono autorizzati a farlo.

Se l'argomento può suscitare reazioni emotive forti (per esempio l'aborto, la guerra, il terrorismo sotto ogni bandiera), oltre a fare quanto sopra indicato, è necessario prepararsi a discutere parecchio; perché – qualunque cosa si scriva – ci sarà sempre qualcuno che riterrà la voce non in linea con il punto di vista neutrale e riterrà urgente, doveroso e necessario intervenire immediatamente con radicali modifiche alla voce e lamentele/denunce nelle varie sedi di discussione.

In entrambi i casi, chi leggerà la voce sarà meglio informato se scriverete tenendovi lontani dai "massimi sistemi" e tratterete la questione da punti di vista più vicini al quotidiano, più facili da trattare perché se ne ha più esperienza diretta.

La struttura di una voce

Alcuni gruppi di voci, come gli elementi della tavola periodica, i comuni d'Italia, le voci su animali e piante, i popoli antichi e le regioni storiche o quelle correlate alla storia romana hanno già una struttura predefinita, un modello di stesura ideato dai Naturpediani riunitisi all'interno di un progetto dedicato a quell'argomento, pronto per essere adottato e completato (si possono vedere nella Categoria:Modelli di voce).

Il titolo

Per approfondire, vedi Aiuto:Convenzioni di nomenclatura.

La prima cosa da fare, a cui spesso non si presta la dovuta attenzione, è la scelta del titolo da dare alla voce, elemento fondamentale perché riassume in una o pochissime parole il contenuto della voce stessa.

Il titolo, normalmente al singolare e senza articoli, deve essere coerente al contenuto, incisivo, esplicativo e rappresentativo al tempo stesso (ma si veda Aiuto:Convenzioni di nomenclatura).

Occorre verificare se ci sono altre voci con lo stesso titolo. In caso affermativo, se proprio non lo si può cambiare, occorre disambiguarlo.

Incipit

Per approfondire, vedi Aiuto:Incipit.

Come già detto, si parte con un'introduzione o incipit, in cui si spiega in termini semplici il contenuto della voce: un abstract, per usare un termine accademico, che riassume l'importanza dell'argomento in poche frasi. Poi si è liberi di procedere come si vuole, anche se sarebbe bene mantenere comunque un minimo di gradualità nella complessità dell'esposizione, per non mettere i profani di fronte a un muro subito dopo le prime righe.

Per le convenzioni utilizzate nell'incipit vedi la sezione Convenzioni sull'incipit.

Giunti in fondo...

Alla fine della voce, dopo il testo vero e proprio, si situano vari paragrafi «accessori», che hanno lo scopo di permettere un approfondimento ulteriore e anche di permettere il controllo dei contenuti della voce. Spesso possono diventare molti, perciò è necessario seguire una convenzione sul loro ordine: vanno messe più in alto quelle informazioni che riguardano più strettamente la voce. Perciò, per prime sono le note a piè di pagina, che spiegano parti del testo o rendono conto della fonte dell'informazione o della teoria riportata; segue la bibliografia, che è l'elenco dei testi usati per stendere la voce (e a cui fanno riferimento le note) o anche solo utili per approfondire l'argomento; poi le voci correlate, che rimandano ad altre voci utili ad approfondire l'argomento trattato o uno molto vicino; quindi i collegamenti a pagine di altri progetti, che abbiano contenuti sull'argomento che non possono stare in una voce di Naturpedia (ad esempio il testo di un libro che la voce commenta); infine i collegamenti esterni, a pagine della Rete interessanti per approfondire (e/o consultate per scrivere la voce).

Si noti che non necessariamente bisogna creare tutti questi paragrafi separati. Ad esempio, se la bibliografia è breve, il libro consultato si può semplicemente indicare in una nota, e se i collegamenti ad altre pagine sono pochi, possono anche stare tutti nello stesso paragrafo, purché al suo interno si segua lo stesso ordine indicato sopra e sia chiaro a che tipo di pagina rinvia il collegamento.

Riassumendo l'ordine dei paragrafi e i titoli convenzionali sono questi:

  1. Note
  2. Bibliografia
  3. Voci correlate
  4. Altri progetti
  5. Collegamenti esterni

Le versioni della voce disponibili in altre lingue sono invece elencate nel riquadro Altre lingue, nella colonna a sinistra (vedi Aiuto:Interlink).

Quando una voce è completa?

Per approfondire, vedi Aiuto:Come scrivere una voce di qualità.

La risposta è semplice: una voce non è mai completa! Per quanto in profondità abbiate trattato un certo argomento, c'è sempre qualcosa in più da spiegare, una nota o un dettaglio da aggiungere, una frase o un paragrafo da limare, un periodo o un'informazione inutile da togliere: volendo, nessuna voce è mai "finita" del tutto! È altresì importante citare le fonti di quanto si è scritto, in modo che le informazioni riportate siano verificabili.

Le voci troppo sintetiche, che non riescono a trattare in modo esauriente almeno gli aspetti fondamentali dell'argomento, vengono segnalate come abbozzi di voce da ampliare.

Occorre essere completi nell'esporre almeno gli aspetti più importanti, ma senza eccedere: se il discorso si fa troppo lungo e complesso è bene evitare di scrivere pagine su pagine. Meglio allora spostare alcune parti più specifiche in nuove voci da creare appositamente, o ampliare gli abbozzi già presenti. Nella voce principale rimarrà un riferimento, ed eventualmente un riassunto, delle sezioni scorporate in questo modo.

La consuetudine che, in generale, si adotta su Naturpedia per valutare se e quando distribuire un testo su più voci è legata alla leggibilità a video della voce, che diminuisce se il testo è lungo più di cinque o sei schermate. Se ciò che si scrive misura più di 32 Kb, sarà considerato "troppo lungo", e verrà consigliato di suddividere la pagina in sezioni più piccole. Altri motivi per evitare di allungare troppo una voce sono descritti in Aiuto:Dimensione della voce.

Convenzioni usate nelle voci

Template:Convenzioni

Convenzioni sull'incipit

Per approfondire, vedi Aiuto:Incipit.

Tutte le voci devono avere l'oggetto della trattazione – specificamente, il titolo della pagina – in grassetto nella frase d'incipit (possibilmente proprio nella prima riga del testo) e comunque solo in quella. Non viene ravvisata la necessità di evidenziare in grassetto altre parti del testo, neppure se riferite a ulteriori occorrenze del titolo della voce.

Di solito il passaggio può essere svolto inserendo una frase completa, con soggetto, verbo e vari complementi, cioè non del tipo «Roma. Città italiana», ma «Roma è una città italiana e il capoluogo dell'omonima provincia».

Ecco alcuni esempi d'introduzione. Sotto a ognuno trovate il modo in cui è stato scritto il testo (per ottenere il grassetto, il corsivo e i wikilink).

Il '''teorema di Pitagora''' è un concetto della [[geometria]] così chiamato in onore di [[Pitagora]], [[matematica|matematico]] e [[filosofia|filosofo]] del [[VI secolo a.C.]]

'''Tom e Jerry''' sono due personaggi dei [[cartoni animati]]...

Se l'oggetto della voce è noto anche con altri nomi (sinonimi, pseudonimi, o semplici variazioni d'uso comune), anche questi vanno indicati in grassetto.

  • L'idrossido di sodio (NaOH), noto anche come soda caustica...

L''''idrossido di sodio''' ([[NaOH]]), noto anche come '''soda caustica'''...

'''Carlo Lorenzini''', meglio noto con lo [[pseudonimo]] di '''Collodi''', dal nome del [[Collodi|paese in cui risiedeva]]...

L'ultimo esempio si riferisce a una biografia. Si è convenuto che in questi casi le voci debbano cominciare con il nome della persona a cui si riferiscono, seguito, fra parentesi, da luogo e data di nascita e di morte, separati con un trattino. Date e luoghi vanno inseriti come wikilink. Nel caso non si disponga dei dati completi, perché ad esempio non si conosce il luogo di nascita, ci si può limitare a inserire quelli noti. È stato, peraltro, sviluppato il template {{bio}}, che permette d'impostare tutti gli incipit delle voci riguardanti biografie in una forma standard.

'''Carl Sandburg''' ([[6 gennaio]] [[1878]] – [[22 luglio]] [[1967]])

Per le persone viventi, evitare di mettere punti interrogativi, o puntini, o altro al posto di date e luoghi di morte. Naturpedia non avalla nessun tipo di aspettative in questo senso; inserite piuttosto un "nato" o "n." prima dei dati.

'''Seamus Heaney''' (nato il [[13 aprile]] [[1939]])

Per i personaggi storici la cui importanza è legata a un periodo di regno (come per i papi o per i monarchi), occorre menzionare due tipi di date: le date di nascita e morte della persona e le date d'inizio e fine del regno:

'''Papa Pio III''' ([[Siena]], [[9 maggio]] [[1439]] – [[Roma]], [[18 ottobre]] [[1503]]), al secolo '''Francesco Todeschini Piccolomini''', fu [[papa]] dal [[22 settembre]] al [[18 ottobre]] [[1503]].

Nel caso si volesse iniziare una voce dedicata a un'opera letteraria, viene la necessità di applicare contemporaneamente il grassetto e il corsivo.

L''''''Eneide''''' (''Aeneis'') è un poema epico di [[Publio Virgilio Marone]] scritto nel [[I secolo a.C.]]

Stile delle date

Il titolo di una voce costituito solo da un numero si riferisce sempre a un anno. Esistono anche pagine per i decenni, per i secoli, per i millenni e per i giorni dell'anno. L'abbreviazione a.C. va preferita ad alternative come A.C. o AC, mentre l'abbreviazione d.C. generalmente non è specificata, a meno che ci siano dubbi all'interno della voce. Se una frase finisce con un'abbreviazione (vedi l'apposita sezione) non si ripete mai il punto due volte.

Le date si scrivono sempre per esteso, secondo le seguenti convenzioni. Solo qualora si rendesse necessario risparmiare spazio e non appesantire troppo il testo (ad esempio, in un fitto elenco di date o di elementi associati a una data), si usa la forma esclusivamente numerica gg-mm-aaaa cioè ad esempio 26-2-2007 (niente zeri superflui).

Date relative

Nelle voci non si devono usare date relative, come lo scorso anno, la prossima stagione, ieri, recentemente, a oggi, in questi giorni, è in corso, verrà fatto e simili forme indeterminate, perché non si sa quando la voce verrà consultata e aggiornata.

Nel caso queste forme compaiano in una voce, è opportuno modificare la frase. Nelle citazioni è opportuno indicare il riferimento temporale esatto tra parentesi quadre, come in questo esempio di fantasia:

« Cinque anni fa

[ 1789

] non mi avreste fatto questo. »

(Robespierre sulla ghigliottina)

Giorni e mesi

  • 11 febbraio (il nome del mese – come quello di un giorno della settimana (es.: giovedì) – ha sempre l'iniziale minuscola)

[[11 febbraio]]

[[1º gennaio]] ,

[[1 gennaio]]

(Il simbolo º si può ottenere in ambiente Linux premendo contemporaneamente i tasti Alt Gr, Maiuscolo ed M e in ambiente Microsoft Windows premendo in successione i tasti del tastierino numerico 1, 6 e 7 mentre si tiene premuto il tasto Alt.)

[[11 febbraio]] [[1967]]

Anni

  • 474 a.C. (avanti Cristo, abbreviazione)

[[474 a.C.]]

  • 474 (dopo Cristo)

[[474]]

  • 474 d.C. (dopo Cristo, abbreviazione: solo nel caso in cui nella stessa voce ricorrano anni prima e dopo Cristo)

[[474|474 d.C.]]

Decenni

[[anni 60]] conduce a un altro decennio)

[[anni 1960]]

  • anni sessanta (i decenni hanno sempre l'iniziale minuscola e vanno indicati preferibilmente per esteso; è sconsigliata pertanto l'abbreviazione, ad esempio anni '60)

[[anni 1960|anni sessanta]]

Secoli

  • XIX secolo (mai 19º secolo o diciannovesimo secolo)

[[XIX secolo]]

l'[[XIX secolo|Ottocento]]

Ore

Le ore vanno generalmente indicate in cifre; in particolare devono essere scritte usando i numeri da 1 a 24 e non da 1 a 12, anche qualora fosse chiaro che si tratta di ore pomeridiane.

Per separare le cifre di ore, minuti primi e minuti secondi non si può usare la virgola, che in Italia serve solo per i decimali (va quindi utilizzata, eventualmente fosse necessario, per separare i decimi di secondo). La norma ISO in materia (ISO 8601:2004 Data elements and interchange formats – Representation of dates and times) consiglia l'uso, quale separatore, del carattere due punti (carattere ASCII 58), che ormai si è imposto in molti contesti, anche se criticato da taluni; è sicuramente legittimo e diffuso, anche se in misura minore, anche l'uso del punto. In ogni caso è necessario un uso coerente dei caratteri di separazione, almeno all'interno delle singole voci.

Struttura del testo

Per approfondire, vedi Aiuto:Sezioni e Sezioni, paragrafi, liste e linee|Aiuto:Markup#Sezioni, paragrafi, liste e linee|Sezioni, paragrafi, liste e linee.

Stile dei capoversi

Usa i tag

== per iniziare un capoverso, piuttosto che i tag

''' : questo consentirà che le sezioni della voce possano essere autonumerate (opzione da impostare nelle preferenze utente). Per evitare che la numerazione parta da 0.1, 0.2, ecc., controllate che le sezioni successive non abbiano meno "=" (segni di uguale) delle precedenti. Il primo capoverso è già segnato automaticamente dal software MediaWiki, dunque non è necessario inserire nuovamente il titolo della voce come intestazione della pagina.

== Paragrafo 1 ==

=== Paragrafo 1.1 ===

==== Paragrafo 1.1.1 ====

===== Paragrafo 1.1.1.1 =====

== Paragrafo 2 ==

=== Paragrafo 2.1 ===

Liste ed elenchi

Qualunque tipo di elenco si usi, si devono seguire le seguenti convenzioni.

  1. Stile testo: si seguono le regole del testo corrente, perché i singoli elementi dell'elenco fanno parte di un unico periodo, e sono organizzati in una lista per rendere più agevole la lettura. In particolare:
    • si usa l'iniziale minuscola se la voce prosegue il periodo della frase introduttiva;
    • ogni voce termina con il segno di punteggiatura che gli spetterebbe nel contesto della frase;
    • l'ultima voce si chiude con il punto.
  2. Stile elenco: si considerano le voci come elementi informativi autonomi.
    • Le voci iniziano in maiuscolo.
    • Sono seguite dal punto se costituiscono frasi compiute.
    • Non sono seguite da punteggiatura se sono, ad esempio, semplici denominazioni.
Ordine

In generale, tutte le liste in cui è possibile sono preferibilmente in ordine cronologico dall'evento più vecchio all'evento più recente. Questo vale ad esempio per bibliografie, filmografie, discografie.

Cassetti

Liste ed elenchi di vario genere (comprese le bibliografie), quando diventano molto ingombranti, sono talvolta "cassettati", cioè inseriti in un cassetto, ad esempio col template {{cassetto}}. Tuttavia, l'uso dei cassetti nelle voci è limitato e generalmente sconsigliato sia perché possono dare problemi di accessibilità, sia perché spesso non sono la soluzione più indicata.

Le spiegazioni e gli approfondimenti direttamente inerenti alla voce, ma non strettamente necessari per la sua lettura e comprensione, possono essere messi in note a piè di pagina (vedi Aiuto:Note). Se la voce è troppo lunga e pesante, bisogna considerare la possibilità di scorporarne alcune parti con una certa autonomia e di notevoli dimensioni, spostandole in voci separate (vedi Aiuto:Dimensione della voce, che non ammette deroghe per i testi cassettati).

Colonne

Un altro sistema per comprimere liste di elementi e informazioni di vario genere è la loro disposizione su colonne multiple.

Per le note a piè di pagina, si veda qui. In tutti gli altri casi, è bene tenere presente che, per questioni di accessibilità, le tabelle non dovrebbero essere usate come espedienti d'impaginazione. A questo scopo, si usano i template {{div col}} e {{MultiCol}}: il primo è preferibile nella maggioranza dei casi, il secondo può essere necessario in alcuni casi particolari (per approfondire di veda questo confronto delle loro caratteristiche).

Immagini

Per approfondire, vedi Aiuto:Markup immagini.

È possibile corredare il testo delle voci con immagini utili a illustrare quanto trattato dalle voci stesse.

Didascalie
Per approfondire, vedi Aiuto:Testo alternativo per le immagini.

Le didascalie delle immagini non vanno formattate, a meno dell'uso del corsivo quando necessario e dell'uso delle interruzioni di riga (

<br /> ) per le liste. Non sono quindi ammessi, a puro titolo di esempio, allineamenti al centro o giustificati, riduzione o ingrandimento del testo ecc.

Gallerie
Per approfondire, vedi Aiuto:Markup immagini#Gallerie di immagini.

È inoltre possibile inserire vere e proprie gallerie di immagini con relative didascalie e legende nelle voci o loro sezioni che abbiano tutte le seguenti caratteristiche:

  • la presenza di molte immagini (con adeguate legende) è essenziale per la comprensione dell'argomento;
  • il testo fa riferimento alle immagini;
  • non c'è abbastanza spazio per inserire le immagini nel modo normale.

Selezioni ragionate di immagini più vaste o non integrabili in una voce specifica vanno inserite come pagine di Commons, mentre una collezione di immagini su uno stesso tema ma senza una particolare selezione o un apparato di didascalie sarà caricata sempre in Commons ma contraddistinta da una categoria apposita (approfondimento, in inglese, qui).

Grafia delle parole

Maiuscolo

Usate il maiuscolo il meno possibile e, una volta deciso quali parole vanno con l'iniziale maiuscola, è importante comunque conservare un criterio omogeneo. Non scrivete MAI (mai) parole con tutte le lettere maiuscole.[1] Usate invece le maiuscole attenendovi alle seguenti indicazioni:

  • Usate solo l'iniziale maiuscola per iniziare un periodo dopo un punto fermo, un punto interrogativo e un punto esclamativo.
  • La regola fondamentale è che vanno in maiuscolo solo i nomi propri di persone o di animali e i termini geografici (es. America, Europa, Monviso). Nei nomi geografici composti il nome comune andrà in minuscolo e il nome proprio andrà in maiuscolo (es. mar Mediterraneo, monte Amiata, monte Subasio, lago Trasimeno), tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio (es. Palazzo Madama, Teatro alla Scala); un caso particolare di questa regola sono i nomi formati da un sostantivo (spesso generico) e un aggettivo che rende il composto un nome proprio (es. Monte Bianco, Medio Oriente, Monte Rosa); nelle entità geopolitiche il cui nome è composto, prendono la maiuscola tutti i nomi, sostantivi e aggettivi (es. Stati Uniti d'America, Regno Unito, Gran Bretagna, Repubblica d'Irlanda; ma Unione europea).
  • Sono nomi propri i nomi di epoche, avvenimenti di grande importanza, secoli (se scritti in lettere), i periodi storici e i movimenti letterari, artistici e filosofici diventati antonomastici (es. Novecento, Rivoluzione francese, il Medioevo, il Rinascimento, la Riforma protestante, l'Umanesimo), generalmente per distinguerli da possibili omonimi generici o comunque per entificazione (cfr. sotto).
  • «Quando una parola o una sequenza di parole indicano non un concetto, ma un individuo, un ente concreto e unico» si considerano nomi propri e vanno scritti con la maiuscola. Il criterio fondamentale per individuare un'entificazione è la necessità del maiuscolo per distinguere un oggetto particolare da uno generico (ad esempio, la Camera). Qualora una maiuscola non sia necessaria per evitare confusioni (ad esempio, prima guerra mondiale), è da preferire la minuscola; per uniformità, tale regola è prescrittiva nella nomenclatura di voci, categorie ecc.; solo indicativa per il testo delle voci.
  • Nei nomi propri costituiti da più parole, vale la regola generale che solo la prima parola va in maiuscolo.
  • Nei nomi di palazzi, teatri, locali pubblici il nome comune va in minuscolo e quello proprio in maiuscolo (es. palazzo Trinci, palazzo dei Priori, teatro Mancinelli) tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio (es. Palazzo Madama, Teatro alla Scala); un caso particolare di questa regola sono i nomi formati da un sostantivo (spesso generico) e un aggettivo che rende il composto un nome proprio (es. Cappella Sistina, Mole Antonelliana, Ospedale Maggiore).
  • I nomi di vie cittadine, strade, piazze, e in generale delle vie di comunicazione, devono avere sempre la parte generica in minuscolo e quella particolare in maiuscolo. Ad esempio: via Roma, piazza del Mercato, autostrada del Sole, strada statale Appia, strada statale 1 Aurelia, ferrovia Circumvesuviana. Solo gli acronimi vanno scritti in maiuscolo: SS 1 Aurelia. Anche per i trattati il minuscolo è preferibile: trattato di Versailles, trattato di Saint-Germain.
  • Santo, santa: vanno in maiuscolo quando fanno parte del nome proprio di una chiesa, località, via (es. "Nella chiesa di Santa Caterina", "Le torri di San Gimignano", "Abito in via San Filippo"). In tutti gli altri casi va in minuscolo, anche quando indica la festa (es. "La festa del patrono san Costanzo", "Nella liturgia di santa Scolastica"). In ogni caso mai sostituire la parola san, santo, santa, con "s.".
  • Chiesa: va sempre minuscolo tranne quando indica la comunità dei credenti (es.: le Chiese cristiane). Se si riferisce a un edificio va in minuscolo (es. "chiesa di San Pietro"). Per analogia vanno sempre in minuscolo anche tutti i sostantivi simili (basilica, abbazia, santuario, cappella...)
  • Stato/Stati: va sempre in maiuscolo quando è inteso nel senso di comunità politica dotata di potere sovrano, se è necessario per distinguere l'ente da altre accezioni del sostantivo.
  • I punti cardinali quando indicano realtà geografiche o politiche e sono quindi nomi propri (es.: il Sud dell'Italia, gli stati dell'Est).
  • I nomi dei corpi celesti (es. la Terra, la Luna). Le parole terra, luna e sole vanno invece minuscole quando non rappresentano realtà astronomiche.
  • I nomi dei segni zodiacali (es. il Sagittario, lo Scorpione).
  • I nomi di festività civili o religiose, anche composte (es. Natale, Capodanno, Primo Maggio).
  • Le sigle e gli acronimi vanno generalmente scritti tutti maiuscoli, senza punti di separazione (es. FAO, USA e CGIL: non F.A.O., U.S.A. e C.G.I.L., anche se quest'ultimo uso era prevalente un tempo per le sigle che non sono acronimi, le cui lettere cioè sono lette distintamente). Per termini assimilati nel linguaggio comune, questi possono essere scritti con la sola iniziale maiuscola nel caso di denominazioni proprie (Fiat, Saab ecc.) e completamente in minuscolo in caso di denominazioni divenute comuni (laser, radar).
  • Nomi di specifiche unità o organizzazioni militari vanno scritti in maiuscolo (Regia Marina, Brigata Sassari, Unità 731). L'eventuale nome proprio di un reparto può essere scritto in corsivo (es: Brigata Alpina Julia).
  • La parola Costituzione nel senso astratto entificato di fonte normativa del diritto va sempre in maiuscolo; non così nell'uso generico: es. la Costituzione italiana, secondo la Costituzione francese della Quinta repubblica, ma tutti i paesi dotati di costituzione scritta.

Minuscolo

  • Vanno evitate le maiuscole di rispetto o riverenza che, quindi, vanno sempre in minuscolo (es. messa, comunione, celebrazione eucaristica, celebrazione liturgica, liturgia, confessione, matrimonio, ordinazione sacerdotale).
  • Vanno sempre in minuscolo quando sono generici o in presenza del nome proprio: titoli congiunti a cariche ricoperte in vita come titoli di dignità, ecclesiastici, nobiliari, militari, cavallereschi e di ufficio; cariche pubbliche, politiche, accademiche, scolastiche, professionali e militari, autorità (es. re, principe, conte, duca, dottore, avvocato, colonnello, generale, don, monsignore, fra, suor, padre, vescovo, cardinale, papa, assessore, deputato, senatore, primo ministro, professore – quest'ultimo in generale va omesso se c'è il nome, o si indicano eventuali titoli accademici o politici); titoli e appellativi onorifici o di rispetto (anche religiosi) attribuiti alla persona (cavaliere, commendatore, beato, santo). Si può usare il maiuscolo solo quando il titolo sostituisce il nome (es. papa Giovanni Paolo II, granduca del Lussemburgo, re d'Italia; ma: Il Papa ha ricevuto in udienza, il Re dovette subito affrontare la questione del referendum istituzionale fra monarchia e repubblica). Vanno invece in maiuscolo i predicati, anche quando non siano nomi propri di località: conte di Cavour, principe di Lampedusa, duca della Vittoria.
  • Scuola elementare, scuola media, scuola superiore, parlamento, governo, ministero, camera, senato, giunta regionale, consiglio regionale, repubblica, regione, università, facoltà, ateneo, quando usate in modo generico, non come nomi propri: es. l'Università di Perugia (specifico) contiene numerose facoltà (generico) umanistiche. Caratteristica storica dell'ateneo (generico) è la presenza di moltissimi studenti stranieri; studio all'università di Milano. Ma: Sono iscritto all'Università degli Studi di Milano (nome proprio).
  • I nomi di settori, reparti, uffici o aziende (es. direzione del personale, direzione generale).
  • I nomi di fonti normative (es. legge, decreto legge, codice civile, direttiva, circolare, regolamento)
  • I nomi di popoli, tribù e adepti di confessioni religiose (es. italiani, francesi, asiatici, africani, cristiani, buddhisti). Vanno in maiuscolo solo i nomi dei popoli antichi che non abbiano funzione d'aggettivo e vadano distinti da quelli moderni che li continuano o da altri nomi (Romani, Greci, Persiani, Egizi ecc.); per convenzione vale lo stesso per tutti i popoli storici (Unni, Longobardi).
  • I nomi dei punti cardinali, quando non indicano nomi propri (es. Milano è situata circa 120 km a nord-est di Torino).
  • N.B.: nel dubbio tra maiuscolo e minuscolo prevale il secondo.

Parole di altre lingue

Per approfondire, vedi Prestito linguistico.
L'uso del corsivo

Le parole appartenenti a lingue diverse dall'italiano (incluso il latino e ogni altra lingua morta che usi l'alfabeto latino) vanno sempre indicate in corsivo, escluse quelle entrate nell'uso comune italiano (ad esempio: marketing, computer, mouse) e quelle scritte in alfabeti non latini (ad esempio: ?????????, ????????, ???????, ????????). Per capire in generale se una parola possa essere ritenuta italiana oppure no, basatevi sulle marche linguistiche presenti su un (buon) dizionario d'italiano, all'occorrenza anche più d'uno (ovviamente tenendo presenti le eccezioni su indicate).

Plurale delle parole adottate

Le parole di lingue diverse dall'italiano, quando usate all'interno di un testo italiano, non si declinano mai (ad esempio non è corretto parlare dei computers, ma solo dei computer, senza la s del plurale inglese).[2] Infatti, se non sono più citazioni (rare) da una lingua straniera (che come tali vanno in corsivo), fanno parte della lingua italiana e devono sottostare alle sue regole. Se non sono adattate, non possono pertanto formare il plurale come nella loro lingua d'origine, e necessariamente diventano invariabili.

Parole adottate di uso corrente

Bisogna inoltre tener presente che molte parole straniere, seppure di uso corrente, dispongono di sinonimi italiani (ad esempio "week-end" si può facilmente sostituire con "fine settimana"): usare la forma italiana evita qualunque imbarazzo di questo genere (forma del plurale e del singolare, corsivo o no ecc.), per cui è spesso la soluzione migliore anche quando la traduzione o adattamento non è molto comune (anche perché in genere a un primo incontro è comunque più comprensibile dell'originale, ed essere comprensibili anche per i "non addetti ai lavori" è particolarmente importante per un'enciclopedia come Naturpedia). Ad esempio, può apparire ridicolo scrivere "un vigilantes" o "un murales", perciò perché non dire "un vigilante" (e "dei vigilanti") e "un murale" (e "dei murali")?

Nomi stranieri

Per quanto riguarda la grafia dei nomi stranieri, e in particolare dei nomi propri, vedi anche Aiuto:Nomi stranieri.

Forme di vita

Per approfondire, vedi Progetto:Forme di vita/Suggerimenti.

Per le forme di vita si usa il nome scientifico, secondo la nomenclatura binomiale in latino, ad es. Canis lupus: il primo elemento del nome binomiale, che indica il genere, va sempre scritto con iniziale maiuscola, il secondo elemento con iniziale minuscola; entrambi devono essere scritti in corsivo. Il corsivo va limitato ai nomi di generi e specie. Le suddivisioni tassonomiche superiori al genere non vanno in corsivo.

Interpunzione e caratteri

Corsivo

Vanno messi in corsivo senza virgolette:

  • titoli (di libri, giornali, quotidiani, riviste, documenti, leggi, conferenze, canzoni, opere musicali, quadri, sculture, videogiochi);
  • parole straniere, se non di uso comune (in proposito, vedi la sezione Parole di altre lingue). Tra le parole straniere da mettere in corsivo non vanno inclusi nomi propri di persone, di aziende o di luoghi.
  • parole di lingue morte

Se la parola in corsivo è anche un wikilink, i doppi apici (

''...'' ) per il corsivo vanno messi all'esterno delle parentesi quadre:

''[[Casablanca (film)|Casablanca]]'', ''Boccaccio '70''

In generale, non vanno in corsivo le citazioni (si veda la sezione Citazioni) e le parole straniere scritte in alfabeti non latini (arabo, cirillico, greco, armeno, ebraico, cinese, giapponese ecc.), che risulterebbero probabilmente di difficile lettura. Bisogna in generale evitare di mettere in corsivo molte parole, per favorire la leggibilità delle pagine.

Citazioni

Per approfondire, vedi Naturpedia:Citazioni.

Le citazioni di altri testi in corpo, cioè all'interno del testo dei paragrafi, devono essere inserite tra virgolette (" ... " oppure « ... ») senza mettere il testo in corsivo a meno che così non appaia nel testo originale. Il tipo di virgolette scelto va comunque usato coerentemente all'interno della voce.

Esempi di citazioni in corpo:

  • Una leggenda popolare narra che Dante aveva una memoria eccezionale: un signore a lui sconosciuto lo fermò una volta in piazza del Duomo chiedendogli: «Qual è il cibo più buono del mondo?». «L'ovo», rispose Dante. Un anno dopo, nella stessa piazza, lo stesso signore lo reincontrò e gli domandò «Con cosa?». «Col sale», fu la conclusione dell'Alighieri.
  • Teresa «si è rivelata un maestro con questo libro meraviglioso della sua vita» (Pio XI, 14 maggio 1923).
  • La futilità dell'azione e la sua audacia sconsiderata spinsero il Maresciallo di Francia Pierre Bosquet ad affermare: «È stato magnifico, ma non è la guerra».
  • Il suo "genio" si fa presto apprezzare, tanto che [...] supera "primi Ingegnieri e valentuomini" chiamati a risolvere il problema "inventando [un palco che] coll'ajuto di alcuni argani e di alcune nascoste rote" sparisce in pochi minuti.
  • Come riferito da Jean Baudrillard nel libro Cool memories, Borges ha affermato, nel corso di una sua conferenza a Parigi, che "la vita stessa è una citazione".

Per le citazioni fuori corpo si consiglia l'uso del template {{quote}}, a cui si rimanda per le spiegazioni sull'uso. Altrimenti, il testo va inserito fra virgolette basse. Esempi:

  • Fuori corpo:
« La vita stessa è una citazione. »
(Jorge Luis Borges)
  • Fuori corpo con traduzione:
(EN) « Life itself is a quotation. » (IT ) « La vita stessa è una citazione. »
(Jorge Luis Borges)

Per segnalare l'omissione di parti di testo nelle citazioni lunghe, come nell'ultimo degli esempi appena visti, si inseriscono tre punti di sospensione fra parentesi quadre, «[...]»: non si deve mai inserire i tre puntini di sospensione "..." da soli a meno che non facciano parte della citazione originale. Allo stesso modo, quando per una migliore comprensione della citazione si rende necessario integrare brevi parole o anche semplici lettere, tali aggiunte vanno segnalate sempre mettendole fra parentesi quadre.

Citazione di titoli di opere

Opere dell'ingegno (quali ad esempio titoli di libri o film) vanno sempre indicati in corsivo. Per tali titoli, come per tutti i nomi propri, si usano le convenzioni della lingua d'origine.

Nelle lingue neolatine (come l'italiano) le maiuscole si usano unicamente per la prima lettera del titolo e per gli eventuali nomi propri: Vita e opinioni di Tristram Shandy.[3] Nella maggior parte delle lingue dell'Europa occidentale le convenzioni di scrittura dei titoli seguono in generale le normali regole di scrittura. Ciò significa, che per esempio in francese, spagnolo, italiano, olandese, danese, svedese e norvegese le modifiche saranno non sensibili (per ciò che riguarda la prima parola, i nomi propri ecc.), a parte le seguenti eccezioni:

Giapponese

La traslitterazione giapponese prevede, come le lingue neolatine, l'utilizzo del maiuscolo solo per la prima parola del titolo e per i nomi propri del titolo (es. Akone no ura kuden, o Kindai sakka no Kagero nikki kan).[4][5]

Inglese e lingue anglosassoni

Di norma, i titoli delle opere nelle lingue anglosassoni (ma non solo) vogliono il maiuscolo su tutte le parole che compongono il titolo: The Life and Opinions of Tristram Shandy, Gentleman, a eccezione di:

  • articoli (a, an, the);
  • "to" come parte di un infinito (es. "to Bring");
  • congiunzioni coordinanti (and, but, nor, or) e preposizioni con meno di cinque lettere (as, at, by, for, from, in, into, of, on, over, to, with).

Da notare che una parola può essere quindi in minuscolo se usata come preposizione (es. Cat on a Hot Tin Roof) o in maiuscolo se usata come avverbio (es. Shine On You Crazy Diamond, dove "On" rappresenta un avverbio che modifica il significato del verbo "shine").

Queste eccezioni non valgono se queste parole sono la prima o l'ultima del titolo, che devono essere sempre maiuscole (es. The Last Samurai, Something to Believe In); inoltre vanno maiuscole anche dopo i due punti o dopo le virgolette (es. Batman: A Death in the Family).[6]

Spagnolo

Per lo spagnolo si usano le normali convenzioni delle lingue neolatine tranne per le pubblicazioni periodiche, in cui si usa la maiuscola per tutti i sostantivi e gli aggettivi del titolo (es. Revista de Filología Española, El Urogallo, Boletín de la Real Academia Española). Questa regola è applicabile anche ai titoli delle serie o delle collezioni (es. Biblioteca Románica Hispánica, Austral).[7][8]

Portoghese

Per il portoghese tutte le parole del titolo vanno in maiuscolo, a eccezione di articoli, preposizioni, congiunzioni e avverbi, che vanno in minuscolo (es. Ensaio sobre a Cegueira).[9]

Poesie

Nelle lingue neolatine, contrariamente all'uso anglosassone, non vanno in maiuscolo le prime parole di ogni verso di una poesia che non sarebbero in maiuscolo se il testo fosse scritto in prosa. Il ritorno a capo, cioè, non dà luogo di per sé a una lettera maiuscola.

Esempio:

« Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,
silenzïosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti. Indi ti posi. »

Si confronti l'uso anglosassone:

« The ship was cheer'd, the harbour clear'd
Merrily did we drop
Below the kirk, below the hill,
Below the lighthouse top. »
Leggi e provvedimenti legislativi

Per le citazioni di leggi e provvedimenti legislativi, vedi Aiuto:Come citare leggi e provvedimenti legislativi.

Virgole

Per approfondire, vedi Virgola.

La regola principale da ricordare riguardo all'uso della virgola è quella di non metterla mai come separazione tra soggetto e predicato.

Tieni sempre a mente che delle virgole ben messe sono necessarie per comprendere immediatamente il significato di frasi mediamente complesse, ma che troppe (specie se ravvicinate) possono dare fastidio o generare confusione e comunque appesantiscono il testo, perciò spesso è meglio farne a meno: è tutt'altro che necessario, ad esempio, racchiudere fra due virgole infatti e simili.

Lineetta e trattino

Per approfondire, vedi Lineetta.

Si ricorda che il trattino (-) è diverso dalla lineetta (media – / lunga —). In generale il trattino non è mai fra due spazi, la lineetta invece sempre.

Il trattino (che in generale ha la funzione di unire) serve per unire due cifre, ad esempio negli intervalli semplici di quantità (11-12 ottobre, pagine 30-32; è minoritario l'uso della lineetta media, più frequente in inglese: pagine 30–32); per aggettivi, sostantivi e sostantivi-avverbi giustapposti (clerical-fascismo); per alcuni prefissi e prefissoidi (anti-Martinazzoli) e per indicare un qualsiasi rapporto fra due nomi (linea Torino-Savona).

La lineetta media (che in generale ha la funzione di separare) può essere anche utilizzata per separare due elementi in titoli, didascalie, o diciture (Facoltà di ingegneria – Dipartimento di elettronica) e in intervalli articolati come gennaio 1980 – febbraio 1984, 18 gennaio 1980 – 20 febbraio 1984, vol. 3, p.116 – vol. 4, p. 2. Nell'ambito di un testo «delimita un inciso, cioè un pensiero che sorge improvvisamente, oppure un pensiero che si sofferma con maggiore attenzione su ciò che è già stato espresso. […] Implica un cambiamento di tono, una brusca inserzione […]».[10] Occorre inoltre prestare attenzione alle traduzioni da altre lingue, poiché in italiano l'uso della lineetta è molto più limitato rispetto, ad esempio, all'inglese, dove spesso una lineetta equivale ai due punti o addirittura al punto e virgola italiani. Perciò non si può usare indistintamente per tutte le funzioni il trattino breve di cui pure solamente sono dotate le nostre tastiere. Per inserire una lineetta si può:

  • in ambiente Microsoft Windows, formare la combinazione Alt+0150 per la media (–) o Alt+0151 per la lunga (—);
  • in ambiente Mac OS X, con la combinazione Opzione + trattino o andando nel menu Composizione > Caratteri speciali (Opzione + Comando + T);
  • con il browser Firefox, adoperando un'estensione come abcTajpu;
  • in ambiente Linux, Ctrl + Shift + U + 2013, oppure con Gnome da Applicazioni/Accessori/Tabella caratteri/Comune si può reperire il carattere endash da aggiungere al pannello o alla configurazione della tastiera (Xmodmap[11]).

La distinzione dei nomi trattino e lineetta non è unanime, e talvolta li si chiama semplicemente trattino corto/medio/lungo, ma la sostanza è la stessa.

Il template {{}} introduce una lineetta media tra due spazi, il primo dei quali è uno spazio indivisibile; si rimanda al manuale per i dettagli. Si faccia attenzione a non confonderlo con {{-}}.

Spazi

Per approfondire, vedi Spazio|Spazio (punteggiatura)#Spazi e punteggiatura|Spazio.

Naturpedia segue l'uso moderno in fatto di spazi e punteggiatura. Quindi, non si lascia alcuno spazio fra una parola e il segno d'interpunzione seguente, né fra il testo e parentesi o virgolette e lineette: (...), [...], «...», "...". C'è sempre uno spazio sia prima sia dopo le lineette – ... –, a meno che lo spazio seguente la lineetta di chiusura si posizioni tra la lineetta stessa e un altro segno di punteggiatura come virgola, punto e virgola, due punti, punto fermo, parentesi di chiusura: in questo caso andrà eliminato.

Lo spazio va invece sempre inserito dopo il segno d'interpunzione, con la sola eccezione del punto fermo al quale segue il ritorno a capo.

I programmi che visualizzano le pagine web (i browser) impaginano il testo inserendo ritorni a capo al posto degli spazi quando necessario: per questo motivo non deve mai essere usato uno spazio bianco in una posizione in cui un ritorno a capo sia scorretto.

Cifre e altri caratteri dei numeri

Template:Vedi anche sezione

Per approfondire, vedi Progetto:Matematica/Manuale di stile.

Per la scrittura di numeri la convenzione è la seguente.

  • Per separare la parte intera dalla parte decimale, l'unico simbolo utilizzabile è la virgola ( , ), in linea con le convenzioni di scrittura del Sistema Internazionale e con la notazione usata in lingua italiana.
  • Nei numeri con più di quattro-cinque cifre intere, per facilitare la lettura, è opportuno che queste siano divise in gruppi di tre; tale pratica è meno comune per separare una sola cifra da un gruppo di tre.
    • Il separatore più corretto è, secondo le norme ISO, il carattere spazio (codice ASCII 32). Per evitare che i numeri possano essere divisi su più righe da un accapo, è consigliabile utilizzare il carattere di spazio non-divisibile, inserendo tra i numeri da separare il codice &nbsp; oppure &#160;; è però preferibile usare il template {{Tutto attaccato}} o la sua abbreviazione {{TA}}  oppure {{M}}, poiché con questi template si garantisce una maggiore leggibilità in fase di modifica della pagina, evitando le antiestetiche stringhe di testo causate da &nbsp;.
    • L'uso del punto è tollerato ma sconsigliato (poiché viola gli standard ISO e del SI e perché potenzialmente fraintendibile da un lettore di provenienza anglosassone).
    • È assolutamente da evitare l'utilizzo della virgola (dal momento che viene usata come separatore della parte decimale).[12]

Per i numeri quattrocentocinquantatremilatrecentoquaranta virgola cinquantatré, diecimila miliardi e tremilatrecentoquaranta, ad esempio:

sbagliato:

453,340.53 – 10000000000000 – 3,340

corretto:

453&#160;340,53 – 10 000 000 000 000 o {{M|10 000 000 000 000|-|-}} o {{tutto attaccato|10 000 000 000 000}} o 10&#160;000&#160;000&#160;000&#160;000 o 10&nbsp;000&nbsp000&nbsp;000&nbsp;000 – 3 340 o anche 3340

accettabile:

453.340,53 – 10.000.000.000.000 – 3.340

Per la traduzione di testi dalla lingua inglese o nell'adoperare dati da documenti in tale lingua è necessario convertire la notazione anglosassone (punto per la separazione decimale e virgola per i gruppi di cifre) nella notazione normale.

  • In contesti scientifici (specialmente in fisica) è opportuno usare la notazione scientifica se il contesto lo richiede, soprattutto se l'ordine di grandezza è molto grande o molto piccolo. Si utilizzano, a questo scopo, i template {{Exp}} e {{M}}, che semplificano l'operazione di scrittura.
Esempio

Il codice

{{M|2,9979|e=8|-|-}}

o

{{Exp|2,9979|8}}

Template:Exp.

Prosa e stile

Uso dei verbi

Un uso sciatto dei tempi e modi verbali può facilmente rendere una voce poco leggibile o addirittura incomprensibile, o comunque creare incomprensioni e malintesi. Soprattutto nelle voci storiche e nelle biografie, ove si tende a usare molti tempi verbali in tutte le sfumature possibili (a partire dal presente storico e dal futuro retrospettivo), è necessario fare attenzione; per questo si rimanda alle norme generali riferite al caso delle biografie. Sfruttare le possibilità espressive della lingua permette di dare maggiore oggettività e neutralità alla voce. Ad esempio, invece di appiattirsi sull'indicativo, è bene usare il congiuntivo, tempo dell'incertezza, del dubbio e della possibilità, quando opportuno nel contesto.

Numeri

Per approfondire, vedi Progetto:Matematica/Manuale di stile.
  • Nella frase, possibilmente i numeri vanno in lettere, tranne per le date (per le quali si veda sopra). I numeri vanno scritti in cifre se troppo lunghi da scrivere in lettere, e in tutti i contesti scientifici o che comunque richiedano precisione (vedi anche la sezione Cifre e altri caratteri dei numeri su questa stessa pagina).
  • I numeri ordinali (primo, secondo ecc.) generalmente vanno in lettere. Quando necessario per evitare di appesantire troppo il testo o per altre motivazioni, si può scegliere a seconda del contesto e delle preferenze fra numeri arabi e romani (questi ultimi di uso limitato anche per la loro maggiore pesantezza, specie al maiuscolo), purché coi secondi non si usi apice (errato III°) e coi primi si usi quello corretto (terzo o 3º, terza o 3ª ma non 3°).
  • Evitare l'abbreviazione di uso statunitense # (cancelletto o diesis) al posto di n. (meglio ancora sarebbe numero per esteso: vedi la sezione Abbreviazioni).

Unità di misura

In tutte le pagine vanno seguite le norme del sistema internazionale di unità di misura (SI). Ciò significa, fra l'altro, che è buona norma, soprattutto nelle voci, non usare unità di misura non appartenenti al SI: quindi, se si traduce, ad esempio, una voce dall'inglese (ma anche Naturpedia in inglese dovrebbe usare il SI), bisognerà anche convertire le unità di misura dei sistemi statunitense o britannico (qui sono indicati alcuni strumenti disponibili sul web). D'altra parte, può capitare che un dato nella sua unità di misura originale assuma un valore particolare, in modo che, per consentire una piena comprensione del testo, si renda necessario menzionarlo, affiancandolo al valore in unità del SI.

Abbreviazioni

Usate le abbreviazioni il meno possibile. Naturpedia non ha problemi di spazio perché non è un'opera cartacea quindi dove possibile scrivete pure la parola per esteso (è opportuno seguire questa convenzione anche nelle pagine di discussione, in modo da farsi comprendere da tutti). Sono da evitare abbreviazioni comuni come "S." per "San" o "v." per "via", ecc. Sono invece tollerate e necessarie le abbreviazioni di "ecc.", "a.C./d.C.", sigle, ecc.

Il punto fermo "assorbe" un eventuale punto che lo preceda, necessario per un'abbreviazione; ad esempio: «Gaio Giulio Cesare è morto nel 44 a.C.» e non «Gaio Giulio Cesare è morto nel 44 a.C..» (non si hanno mai più punti di seguito, tranne nel caso dei punti di sospensione).[13]

Le abbreviazioni non hanno forma plurale (es. fig. per figura e figure).[14] Alcune abbreviazioni, in particolare di enti ufficiali, sono utilizzate raddoppiando le singole iniziali, tuttavia tale uso non è consigliabile su it.wiki.

Eccetera

Eccetera: può essere abbreviato in "ecc." (mentre è meglio evitare l'abbreviazione dal latino "etc.": si tratta di abbreviazione in uso in alcune lingue straniere, ma meno comune in italiano). Dal momento che l'eccetera introduce indeterminatezza e imprecisione (vedi Naturpedia:Evasività), ne è fortemente sconsigliato l'uso; a maggior ragione non va seguito dai puntini di sospensione ("...").

Norme della lingua italiana

È opportuno richiamare qui alcune norme della grammatica e della sintassi italiana che vengono spesso disattese:

Uso dell'accento

Per approfondire, vedi Sé|Sé (grammatica)|Sé.

La necessità dell'accento è prevista dall'ortografia italiana nei seguenti monosillabi in tabella (per evitare eventuali problemi di omografia)[15]:

ché (congiunzione causale) che (in ogni altro senso)
(indicativo presente di dare) da (preposizione) e da' (imperativo di dare)
(«giorno») di (preposizione) e di' (imperativo di dire)
è (verbo) e (congiunzione)
(avverbio) la (articolo, pronome, nota musicale)
(avverbio) li (pronome)
(congiunzione) ne (pronome, avverbio)
(pronome tonico) se (congiunzione, pronome atono)
(avverbio) si (pronome, nota musicale)
(pianta, bevanda) te (pronome)
  • Gli imperativi troncati, così come la parola poco, prendono l'apostrofo e non l'accento: va' pure, fa' un po' come vuoi (errato ; l'avverbio si scrive fa: dieci anni fa).
  • Le parole qui e qua non sono accentate (su qui e qua l'accento non ci va).
  • Per il pronome personale tonico (riflessivo) è regola fortemente sostenuta dai linguisti di oggi porre l'accento sempre, anche in espressioni come sé stesso (sebbene non a rischio di confusione), contrariamente all'uso della prima parte del Novecento, ancora ampiamente prevalente. Poiché non c'è accordo sulla norma da adottare ufficialmente, la scelta è lasciata alla sensibilità di ciascuno. Vedi la voce .
  • L'accento per su avverbio è superfluo (e quindi non va messo, nelle voci di Naturpedia). Non esistono reali necessità di disambiguazione per i monosillabi omografi delle note musicali, perciò ad esempio l'indicativo presente di prima persona singolare del verbo dare è da scriversi do senza accento. Al contrario, l'accento è da porsi su monosillabi come giù, già, ciò, e sui polisillabi composti come: viceré, trentatré, gialloblù.
  • Un altro uso dell'accento, facoltativo e da usarsi solo se davvero aumenta la chiarezza, serve a distinguere immediatamente parole omografe (come dài verbo e dai preposizione, subìto verbo e sùbito avverbio, princìpi, ideali e prìncipi, persone: in questo caso si possono distinguere le due parole anche coll'accento circonflesso, non molto usato – principî/principi –, o colla doppia iprincipii/principi –), o per indicare la pronuncia corretta di parole poco conosciute o che comunque rischiano di essere pronunciate scorrettamente: o con l'accento tonico sbagliato (quindi non le parole piane, in genere) o con un'apertura errata delle vocali (pésca/pèsca, cólto/còlto).

Grave o acuto

Per approfondire, vedi Accento grafico.

Nelle parole italiane la vocale a (aperta) può avere soltanto l'accento grave, come anche la o se in finale di parola (sempre aperta in parole italiane). Quindi l'accento può variare fra grave e acuto solo nel caso di e a seconda che sia aperta (è) o chiusa (é). Nella maggior parte dei casi la parola termina con un accento acuto: lo si ha nei seguenti casi:

  • ché nell'accezione di perché, e i composti di ché, re e tre, e (come perché, giacché, sicché, finché, viceré, ventitré, autodafé);
  • parole come , , mercé, scimpanzé;
  • nei passati remoti (come poté, combatté, credé, eccetto diè).

Si ha invece l'accento grave con:

  • casi come cioè, ahimè, piè, , caffè;
  • nel caso di alcuni termini di origine francese ma con grafia italiana (come relè, sufflè, gilè, purè, lacchè) nonostante, in quasi tutti i casi, l'originale sia scritto con l'accento acuto (e/o pronunciato come [e] chiusa): purè da purée, gilè da gilet eccetera;
  • nella maggior parte dei nomi propri (Giosuè, Mosè, Noè, Salomè, Averroè).

Un discorso a parte meritano i e u, che sono sempre chiuse e quindi teoricamente dovrebbero avere sempre l'accento acuto (ú, í). D'altronde per molti questo non ha senso perché l'accento normale sarebbe quello grave, alternato all'acuto solo in caso di ambiguità. In ogni caso, la presenza nella tastiere italiane solo di ù e ì ha fatto sì che queste siano decisamente prevalenti: lo sono anche in Naturpedia, perciò per uniformità tipografica bisogna scrivere ù e ì.

Scrivere È

Nota che è possibile inserire la È accentata maiuscola, evitando la più accessibile (ma errata) forma E

' , nei seguenti modi:

  • impiegando il pannello sottostante la casella di modifica del testo;
  • in ambiente Microsoft Windows, utilizzando la combinazione di tasti ALT + 0200 o ALT + 212;
  • in ambiente X-Window (GNU/Linux, FreeBSD ecc.), utilizzando la combinazione di tasti: FissaMaiuscole + è;
  • in ambiente Mac OS X, utilizzando la combinazione di tasti: Opzione + Maiuscolo + e;
  • con Firefox, adoperando un'estensione come abcTajpu.

Si presti la dovuta attenzione a non confondere la È, con accento grave (corretta), con la É, con accento acuto (errata!).

Apostrofi

  • Nelle date, come in "la guerra del 1914-1918", l'apostrofo non va mai prima della cifra preceduta dal trattino: corretto "la guerra del '14-18", errato "la guerra del '14-'18".
  • L'espressione qual è si scrive senza apostrofo (la perdita della e di "quale" è infatti un troncamento, non un'elisione).
  • L'articolo indeterminativo femminile una è normalmente soggetto a elisione davanti a una parola che inizia per vocale (un'ora). Per il genere maschile occorrere invece usare l'articolo un (dunque senza apostrofo) davanti a una parola che inizia per vocale (un organo). Quando una parola può essere sia maschile che femminile (agente, amante, artista...) occorre considerare il contesto per capire quale genere ha in quel particolare caso (ad esempio un'amante di Casanova sarà certamente una donna).

Uso della d eufonica

Per approfondire, vedi D eufonica.

Si può consigliare l'impiego per le congiunzioni e, o e la preposizione a, della d per sostenere meglio la pronuncia, nei casi in cui la parola successiva porti all'inizio la stessa vocale. Per esempio: ad amare, ad andare, ad aprire, ed ecco.

Non sarebbe proprio indicata invece con espressioni tipo: ad Adamo, od Odisseo, ad Iddio, nelle quali la vicinanza di un'altra d complica tutto. Certe espressioni invece sono forme cristallizzate nel tempo, spesso con origine latina, e di norma sono lasciate tali, come nel caso di ad esempio. Inoltre, od è raramente usato nella lingua comune, e per molti sa di stantìo e di burocratese, per cui è sempre meglio evitarlo.

Provare a pronunciare le possibili versioni della parola aiuterà chi scrive a capire quali forme preferire.

Preposizioni e articolo iniziale dei nomi propri

Alcuni nomi di città sono preceduti da un articolo determinativo che ne fa parte integrante, ad esempio: La Spezia, L'Aquila. Quando questi nomi sono preceduti da una preposizione, essa si lega all'articolo e forma la corrispondente preposizione articolata: ad esempio "golfo della Spezia", "provincia dell'Aquila", e non "golfo di La Spezia", "provincia di L'Aquila". Anche davanti al titolo di un'opera letteraria o artistica la preposizione si articola: è preferibile «fondere sempre preposizione e articolo iniziale (almeno per i titoli), come si fa parlando», cioè scrivere «dei Promessi sposi, «nei Promessi Sposi», «ai Promessi sposi».[16][17]

Alcuni preferiscono spezzare la preposizione articolata così da mantenere integro il titolo. Ad esempio: "La vicenda della Monaca di Monza è raccontata ne I promessi sposi" (non "in I promessi sposi"). Quando si spezza una preposizione articolata che raddoppia la L (delle, sulla, nello...), la seconda L si elimina. Ad esempio: "C.S. Lewis è l'autore de Le cronache di Narnia" (non "del Le cronache di Narnia").

Note

  1. Approfondimento su Publications.europa.eu.
  2. Oblique: Il plurale delle parole straniere.
  3. Fonte: Gabrielli, Satta.
  4. (EN) Monumenta Nipponica.
  5. Japan Style Sheet: The SWET Guide for Writers, Editors, and Translators (ISBN 1-880656-30-2).
  6. Da The Chicago Manual of Style; Fowler's Modern English Usage (Third edition).
  7. Cfr. «Mayúsculas», Diccionario panhispánico de dudas, apdo. 4.17.
  8. Ortografía, 1999, apdo. 3.3.3 g).
  9. dal Formulário Ortográfico del 1943.
  10. Battaglia-Pernicone, Grammatica italiana, Torino, Loescher, 1984, p. 71-72.
  11. Un po' di informazioni sui caratteri speciali in Linux qui.
  12. Approfondimento: SI, Rules and style conventions for expressing values of quantities, Formatting numbers, and the decimal marker. L'uso della virgola o del punto per separare gruppi di tre cifre non è ammesso dal SI.
  13. Per approfondire, vedi Accademia della Crusca: indicazioni sull'uso della punteggiatura.
  14. Roberto Lesina, Il manuale di stile. Guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, manuali, tesi di laurea, Zanichelli, p. 146-147.
  15. Accademia della Crusca - Uso dell'accento.
  16. Serianni, Grammatica italiana, IV.84. Giovanni Nencioni, Uso delle preposizioni prima dei nomi propri che contengono un articolo, La Crusca per voi, n. 13, p. 11.
  17. DOP, voce ne.

Bibliografia

Si riporta di seguito una piccolissima selezione di alcuni libri interessanti, da non intendersi come "fonti" di questa pagina o "autorità", ma per approfondimento e confronto.

  • Bice Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003. ISBN 9788842070276
  • Roberto Lesina, Il nuovo manuale di stile. Guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, manuali, tesi di laurea, 2ª ed. Zanichelli, Bologna, 1994. ISBN 9788808096029
  • Luca Serianni, Grammatica italiana, UTET, 1989.

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