Hermes Trismegisto

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Ermete Trismegisto (dal greco antico Ἑρμῆς ὁ Τρισμέγιστος, in latino Mercurius ter Maximus) è un personaggio leggendario dell'età ellenistica, venerato come maestro di sapienza e ritenuto l'autore del Corpus hermeticum. A lui è attribuita la fondazione di quella corrente filosofica nota come ermetismo.

Indice

[modifica] Significato del nome

Ermete Trismegisto significa letteralmente «Ermes il tre volte grandissimo». Con questo nome si voleva assimilare Ermete, dio greco del logos e della comunicazione,[1][2] a Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria.[3] Essendo costume degli egizi iterare l'aggettivo «grande» davanti al nome delle divinità, Ermete era quindi appunto indicato come il "grandissimo" per tre volte (tris-megisto). Nelle scritture egizie, infatti, il titolo del dio Hermes-Thoth è attestato nella forma <hiero>G26:t*y S43 S43</hiero> cioè Thoth due volte grande, in cui il geroglifico <hiero>S43</hiero> grande (cfr. copto ΑΙΑΙ) è ripetuto due volte. È quindi possibile ipotizzare che vi sia stata anche una forma <hiero>G26:t*y S43 S43 S43</hiero> Thoth tre volte grande, che sta alla base del greco τρισμέγας e τρισμέγιστος[4].

Secondo l'erudito del XVII secolo Athanasius Kircher:

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"Gli Arabi lo chiamano Idris, dall'ebraico Hadores(...), i fenici (...) Tauto, gli Egizi (...) Thot ma lo chiamano anche Ptha e i Greci Ermete Trismegisto."
(Obeliscus Pamphilius, 91)


[modifica] Origini

Come già accennato, Ermete fu fin dall'antichità accostato a Thot, presente nella tradizione egizia. Entrambi sono al servizio di una divinità superiore (Ermete è messaggero di Zeus, Thot è lo scriba di Osiride); Ermete è dio della parola e Thot è dio della parola e della letteratura[5]; entrambi sono psicopompi, accompagnatori delle anime dei defunti nell'oltretomba. Sia Ermete che Thot sono inoltre, nelle loro rispettive culture, gli dèi della scrittura e della magia. A seguito di un tale processo di assimilazione tra divinità greche ed egizie, avvenuto nell'atmosfera sincretistica dell'Impero romano, Ermete Trismegisto divenne il dio rivelatore della verità e mediatore tra gli uomini e gli dei.

Poiché Clemente di Alessandria riteneva che gli scritti sacri di Ermete fossero quarantadue e contenessero il nucleo degli insegnamenti formativi degli antichi sacerdoti faraonici, Siegfried Morenz suggerisce in proposito che il riferimento all'autorità di Thot si basasse su una tradizione piuttosto antica, e che la figura "quarantadue" probabilmente derivava dal numero dei nomi egiziani.[6]

Giamblico attribuiva ad Ermete decine di migliaia di opere, di grande antichità ed immensa importanza, anteriori persino a Pitagora e Platone, che a quei testi avrebbero attinto.[7] Nei dialoghi Timeo e Crizia lo stesso Platone riferisce che nel tempio di Neith a Sais vi fossero stanze segrete contenenti registrazioni storiche possedute per novemila anni[8]. Anche secondo Cirillo di Alessandria e Marsilio Ficino, Platone avrebbe perciò conosciuto in Egitto una sapienza antica risalente all'epoca di Mosè.[9] L'origine egiziana delle dottrine ermetiche è stata poi ribadita da alcuni studiosi odierni come Martin Bernal.[10]

[modifica] Il Corpus hermeticum

Per approfondire, vedi Corpus hermeticum.

Furono attribuiti a quest'uomo un insieme di scritti iniziatici e filosofici, raccolti in epoca bizantina nel Corpus hermeticum, parte dei quali rinvenuti anche tra i Codici di Nag Hammâdi[11] e risalenti intorno al IV secolo d.C.

Nel suo complesso, la "letteratura ermetica" è una categoria di papiri contenenti incantesimi e procedure di iniziazione. Nel dialogo Asclepio (dal dio greco della salute), facente parte del Corpus hermeticum, è descritta ad esempio l'arte della telestiké cioè di richiamare o imprigionare gli angeli o i demoni all'interno di statue, con l'aiuto di erbe, gemme e profumi; sono descritti anche i metodi per far parlare e profetizzare tali figure. In altri papiri vi sono formule per costruire artefatti ed animarli. I testi ermetici inoltre si distinguono solitamente in due categorie: "filosofici" e "tecnici".

Nel 1453 durante un viaggio in Macedonia, via Costantinopoli, il monaco italiano Leonardo da Pistoia scoprì quattordici libri originali appartenuti a Michele Psello, risalente all'XI secolo scritti in greco per Ermete Trismegisto intitolato "Hermetica" dopo detto Corpus Hermeticum. Ritornato a Firenze, il monaco Leonardo consegnò il Corpus Hermeticum a Cosimo de' Medici che non più tardi del 1463 incaricò Marsilio Ficino di tradurre dal greco al latino e in seguito all'italiano della epoca.

Il Corpus Hermeticum composto da scritti dell'antichità rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale.

[modifica] Epoca cristiana

[modifica] L'influenza sul Medioevo e il Rinascimento

Per approfondire, vedi Ermetismo (filosofia).
File:Hermes mercurius trismegistus siena cathedral.jpg
Ermete Trismegisto in un mosaico della Cattedrale di Siena

L'ermetismo ebbe una notevole influenza sulla cultura medioevale e rinascimentale. Le opere attribuite a Ermete Trismegisto, e conosciute come Corpus hermeticum, ebbero grande credito e furono molto popolari tra gli alchimisti, che ritenevano il loro autore un "sapiente" realmente esistito e vissuto nell'Antico Egitto.

Secondo la modalità dell'evemerismo, Trismegisto sarebbe stato il figlio del dio Ermes, mentre nella cabala, che fu ereditata dal Rinascimento, si immaginava che fosse un personaggio contemporaneo di Mosè e che comunicasse ai suoi adepti una saggezza parallela a quella del patriarca biblico. Per questo l'etimologia occultista ha connesso i due personaggi creando il termine Thotmoses.

In seguito lo studioso calvinista Isaac Casaubon nel De Rebus sacris et ecclesiaticis exercitiones XVI (1614) mostrò che tali testi dovevano essere più recenti e potevano essere datati intorno all'anno 300.[12] Ralph Cudworth obiettò nel 1678 che una tale datazione poteva essere applicata solo a tre dei diciassette trattati del Corpus Hermeticum, e che Casaubon avrebbe omesso di riconoscere l'esistenza di una tradizione orale, che solo in epoca tarda sarebbe stata messa per iscritto in quei trattati, i quali rappresentano quindi un termine ad quem («fino al quale»), e non a quo («a partire dal quale»).[13]

[modifica] Ermete Trismegisto moderno e occulto

In epoca moderna Ermete Trismegisto fu ritenuto patrono delle antiche scienze dell'astrologia e dell'alchimia. Anche Isaac Newton fu un assiduo studioso dell'apparato ermetico, e un sommo cultore dell'alchimia in genere. Ermete Trismegisto è un personaggio adoperato dalla massoneria come legittimazione di testi antichi e come prova delle proprie origini legate al mito dell'oriente. Le sue teorie appartengono in realtà ad una pluralità di autori privi di valenza storica.

[modifica] Letteratura contemporanea

Ermete Trismegisto è anche un personaggio del romanzo Elianto di Stefano Benni. Nel romanzo egli ha il compito di inventare le leggi della natura ed assemblare gli animali in scatola di montaggio con i pezzi fornitigli da Dio. Ermete Trismegisto è citato assai sovente nel romanzo di Umberto Eco Il pendolo di Foucault, edito da Bompiani nel 1988.

[modifica] Note

  1. Ilaria Ramelli, Enciclopedia filosofica (Milano, 2006, vol.4 pag.3558)
  2. Nei dizionari viene anche appellato come dio della comunicazione Cfr. Geneviève Droz, I miti platonici, Dedalo editore, 1994. Cfr. anche Dizionario di mitologia classica, a cura di G. L. Messina, Signorelli editore.
  3. Budge, The Gods of the Egyptians, vol. I, pag. 415.
  4. Carmelo Lupini, in Dizionario delle Scienze e delle Tecniche di Grecia e Roma, Roma 2010, vol. 1, s.v. Ermete Trismegisto.
  5. Adorno, pp.98-101
  6. Sigfried Morenz, Egyptian religion, Cornell University Press, 1992.
  7. Giamblico, I misteri dell'Egitto, VIII, 5.267-8.
  8. Cfr. ad esempio Platone, Timeo: «Si dice che qui siano conservate le memorie delle antichissime tradizioni […] Per questo, ogni evento onorevole, o grande, o degno di nota per qualsiasi altro motivo sia accaduto presso di voi, o qua, o in altri luoghi che noi avessimo conosciuto per fama, tutto è registrato fin dall'età antica e qui custodito nei templi».
  9. Erik Hornung, The secret lore of Egypt: its impact on the West, Cornell University Press, 2001, pag. 23.
  10. M. Bernal, Atena nera in bibliografia; cfr. anche: P. Derchain, L'authenticité de l'inspiration égyptienne dans le «Corpus Hermeticum», Rev. Hist. Rei., 161 (1962) 75-198.
  11. Tito Orlandi, "Due nuove collane dedicate ai testi gnostici copti di Nag Hammadi", in Rivista degli Studi Orientali, vol. XLVII, pag. 49.
  12. De Rebus sacris et ecclesiasticis exercitationes XVI.
  13. Rimane tuttora discusso il problema se i contenuti del Corpus hermeticum siano coevi alla sua redazione, o risalgano a tempi anteriori e di quanto: nel quadro del dibattito sull'importanza dell'influsso egiziano sulla Grecia, Martin Bernal, nel suo libro Atena nera, ha contestato i risultati di Casaubon, riaffermando l'origine egiziana del Corpus hermeticum.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

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